In questi giorni abbiamo più tempo per stare sul divano e guardare la tv, possiamo investire qualche ora a guardare o ri-guardare alcuni dei più bei film in cui il cibo ha saputo regalarci grandi emozioni, in attesa di poter tornare nei nostri amati ristoranti a vivere le nostre migliori esperienze a tavola.
I Film
Si sa, la fabbrica dei sogni da sempre si nutre degli elementi del quotidiano spostandoli su un piano fictionale per sviluppare un plot che in due ore riesca a scatenare un turbine di emozioni in grado di spostarci per un po’ dal nostro reale. E certo l’elemento cibo, fondamento del quotidiano, è uno degli ingredienti pressoché imprescindibili delle ricostruzioni cinematografiche, e in questi ultimi anni è addirittura diventato protagonista del grande schermo, sulla scia dell’invasione di programmi di cucina in tv.E se in questi giorni abbiamo più tempo per stare sul divano e guardare la tv, possiamo investire qualche ora a guardare o ri-guardare alcuni dei più bei film in cui il cibo ha saputo regalarci grandi emozioni, in attesa di poter tornare nei nostri amati ristoranti a vivere le nostre migliori esperienze a tavola.
Attenzione, queste piccole indicazioni contengono spoiler, se ancora non avete visto i film in lista leggete i titoli e poi tornate a dirci se vi sono piaciuti!
FILM TRATTI DA LIBRI
Il pranzo di Babette
Un grande cult datato 1987, tratto dall’omonimo racconto di Karen Blixen e vincitore del premio Oscar nel 1988. Il film racconta la storia di una piccola comunità danese di fine Ottocento che, in quanto luterana, è oppressa da una fede bigotta che in realtà cela piccole ipocrisie ed egoismi nel privato. Le due sorelle protagoniste, Martha e Philippa, un giorno accolgono in casa una donna fuggita dalla repressione della Comune di Parigi: è Babette, che con i suoi modi più aperti porterà un po’ di allegria, a partire dalla tavola, per cui organizzerà un sontuoso pranzo che concilierà gli animi più lugubri portando un po’ di gioia.
Amore, cucina e curry
Questo film del 2014 è l’adattamento cinematografico del bel libro “Madame Mallory e il piccolo chef indiano” di Richard C. Morais, con la regia di Lasse Hallström (lo stesso di Chocolat, e la cifra stilistica è ben riconoscibile). La famiglia indiana Kadam decide di abbandonare l’India per cercare una vita migliore in Europa e approda in un piccolo paesino del centro sud della Francia, dove apriranno il ristorante indiano Maison Mumbai, proprio di fronte allo stellato Le saule pleurer, gestito dall’austera madame Mallory. All’inizio tra il padre Kadam e la signora è guerra aperta, ma in una serie di episodi rocamboleschi i due diventeranno amici, grazie anche alle doti cuciniere del figlio di Kadam, Hassan, che madame Mallory individua in lui al punto di farlo diventare chef del proprio ristorante, a caccia della seconda stella. Per Hassan è un trampolino di lancio che lo porterà a lavorare in importanti ristoranti stellati europei, riscuotendo sempre grandi successi. Ma, sul punto di prendere la terza stella in un ristorante parigino, decide di tornare al suo paesino, per ottenere la terza stella con madame Mallory, e per recuperare la storia d’amore con la bellissima sous-chef Margherite.
FILM D’AUTORE
Mangiare bere uomo donna
Una grandissima prova del regista Ang Lee datato 1994 (di cui segnaliamo anche il simpatico remake messicano Tortilla Soup), in cui il protagonista è Chu, un grande chef che ha lasciato il proprio lavoro per problemi di salute e sta affrontando un momento di crisi esistenziale. Nel suo quotidiano, fatto di solitudine per la scomparsa della moglie, il momento più importante è quello in cui si dedica alla preparazione della cena per le tre figlie che vivono con lui, ma per cui ognuna di loro vive una vita di inquietudini specie amorose. Le scene più incredibili sono quelle che raccontano l’amore e la perizia di chef Chu nel preparare i migliori piatti di certa cucina orientale, e che fanno la bellezza di questo film, oltre a essere catalizzatori di un momento di benessere e gioia di condivisione familiare.
Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante
Un cult di Peter Greenaway, anno 1989, in cui Albert Spica è uno spietato criminale, ma pure comproprietario, con lo chef francese Richard, di un ristorante elegante la cui cucina è molto sofisticata. Tutte le sere il ladro si reca lì a cena con la moglie Georgina che però detesta il marito e si invaghisce di uno dei clienti fissi del ristorante, il libraio Michael con cui consumerà un’appassionata relazione amorosa nelle cucine del ristorante, complice lo chef Richard. Naturalmente il marito criminale scoprirà la tresca e farà uccidere Michael, facendogli ingoiare le pagine del suo libro preferito. Ma Georgina si vendicherà in modo ancor più terribile: dopo aver obbligato il marito a mangiare il corpo dell’amante ucciso, cucinato da Richard, lo ucciderà senza pietà.
MISCELLANEA
La grande abbuffata
Capolavoro di Marco Ferreri del 1973, con un cast importante, tra cui Marcello Mastroianni, Michel Piccoli, Philippe Noiret e Ugo Tognazzi, è una delle pietre miliari della cinematografia a tema gastronomico. Un film che racconta il post boom economico, in cui la società ha forse perso la capacità di provare piacere per la vita. I protagonisti sono quattro uomini che, barricatisi in una villa fuori Parigi, decidono di suicidarsi mangiano fino a morirne. Ugo è un grande chef stanco della vita coniugale, Michel un produttore un produttore televisivo distrutto dalla monotonia, Marcello un pilota d’aereo che, essendo malato di sesso, è distrutto dal fatto di essere diventato impotente, Philippe un famoso magistrato che vive con la sua balia d’infanzia, la quale pur di non fargli avere rapporti sessuali con altre donne, soddisfa lei stessa i suoi bisogni.
Soul kitchen
Una delle opere più note del regista tedesco di origini turche Fatih Atkin, premiato nel 2009 al Festival di Venezia. Una commedia brillante ambientata ad Amburgo in cui tutto ruota attorno al locale Soul kitchenn, dapprima un localaccio semi punk in cui la qualità del cibo è più che dozzinale, e che il proprietario Zinos riesce a trasformare grazie all’arrivo di uno chef, Shyan, cacciato dal precedente ristorante per aver quasi accoltellato un cliente che pretendeva gli fosse servito un gazpacho caldo. Da questo momento si innescano una serie di eventi rocamboleschi su tutti i fronti, da quello sentimentale, per cui Zinos viene lasciato dalla fidanzata che va a Shangai per lavoro, sia fisico, perché Zinos resta bloccato di schiena, sia economico, perché il locale sarà sommerso di debiti. Ma alla fine tutti i nodi si scioglieranno, al culmine di due ore di ilarità.
La cuoca del Presidente
Film francese del 2012, si narra di Hortense Laborie, che attualmente cucina per gli operai di una missione in Antartico, ma che in passato è stata la cuoca dell’Eliseo, dove ha cucinato per François Mitterand. Film ispirato alla vita di Danièle Mauzet-Delpeuch, di cui è uscito anche un bel libro con tante ricette, colei che negli anni 80 è stata realmente del presidente Mitterand. Qui il vero focus è nel mettere in luce il potere della cucina e la cucina del potere. Il primo aspetto è il potere seduttivo che condiziona i comportamenti e le emozioni; il secondo invece concerne l’esibizione ostentata di un certo tipo di cucina che rappresenta un modo per sfoggiare il potere politico di uno Stato, pur in epoca contemporanea.
Julie & Julia
Quando uscì questo film, nel 2009, dette inconsapevolmente vita al fenomeno delle fooodblogger, appassionate di cucina che iniziarono a condividere le proprie ricette nel web, innescando una rete di ricettari che hanno rivoluzionato il mondo di internet creando veri e propri fenomeni che tutt’oggi sono punti di riferimento per chi cucina a casa.
Qui si narra la storia di Julie Powell, una giovane che nel tempo libero dal lavoro stressante in un call center decide di ricreare tutte le 124 ricette contenute nel celebre libro Mastering the Art of French Cooking di Julia Child, raccontando poi la propria esperienza in un blog. Il parallelismo tra la contemporanea Julie e la predecessora Julia – vera e propria autorità della cucina francese negli Stati Uniti – in continui flashback e flash forward, è lo spunto per raccontare la tavola come motore di emancipazione per le due donne, sia sul piano sociale che individuale.
Come l’acqua per il cioccolato
Il realismo magico, proverbialmente latinoamericano, è il vero motore di questo cult movie di Arau, datato 1992. Passione e soprannaturale sono le parole d’ordine, manco a dirlo, ma la storia si ripassa sempre volentieri. Tita de La Garza nasce prematura sul tavolo di cucina, subito attratta dagli odori del cibo, ma vive i suoi primi anni di vita con una madre assente perché troppo impegnata nella gestione della fattoria. Ad accudirla c’è Nacha, la cuoca di famiglia, che le trasmette tutti i segreti della cucina. Sin da ragazza Tita è innamorata di Pedro chela corrisponde, ma non può sposarlo perché la tradizione messicana dell’epoca impone alla figlia minore di occuparsi per tutta la vita della vecchiaia della madre. Pedro decide allora di sposare Rosaura, ala sorella maggiore di Tita, solo per avere la possibilità di restare accanto alla sua amata. Quando la madre muore, Tita ha una storia con John, il medico inglese che le era stato accanto quando Pedro e Rosaura erano stati mandati via dalla madre per evitare che lui e Tita si vedessero di nascosto. Ma Tita non riesce a dimenticare Pedro e torna alla fattoria. Quando Rosaura muore, i due sarebbero finalmente liberi di amarsi se non fosse che Pedro muore d’infarto per la troppa felicità quando finalmente riesce a fare l’amore con Tita. Lei disperata, si toglie la vita subito dopo.
Pomodori verdi fritti
Un altro cult che nel 1991 ha vinto il Premio Oscar come miglior film straniero. Evelyn Couch (una straordinaria Kathy Bates) è sposata con Ed, ma si tratta di un matrimonio stanco che avrebbe bisogno di nuova ventata di passione. Un giorno si recano in una casa di riposo dove alloggia la zia di Ed, ed è qui che Evelyn incontra una simpatica vecchietta, Ninny con cui stringe subito amicizia. L’anziana inizia progressivamente a raccontarle una storia antica che ha per protagoniste due giovani donne fuori dagli schemi, Idgie e Ruth, che nel sud degli Stati Uniti, durante gli anni Trenta, ebbero il coraggio di ribellarsi alla prepotenza maschile e al razzismo dilagante. Ninny in particolare si sofferma sul racconto del Whistle Stop Café, il locale gestito dalle due donne, e dell’amicizia che legò le due ragazze fino alla morte. È grazie a questo racconto, nato da quel profumo di pomodori verdi fritti, che Evelyn riscopre il piacere di sentirsi viva e di recuperare il rapporto con Ed.
[Brani tratti dal volume: “Gustose visioni”, di Marco Lombardi, Iacobelli editore, 2014]