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La ristorazione mondiale chiede aiuto: petizioni degli chef anche da USA e Regno Unito per salvare il comparto

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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petizioni chef coronavirus

Jeremy Chan nel Regno Unito e l’Associazione American Chef negli USA lanciano due petizioni perchè i rispettivi Governi non si dimentichino del settore della ristorazione in questo momento di emergenza mondiale.

La Notizia

Ristoranti, bar, pub: l’industria della ristorazione fulcro della vita sociale e relazionale che oggi per la pandemia del coronavirus è bandita più o meno ovunque. Proprio per questo motivo gli chef UK e Usa hanno lanciato due petizioni per chiedere aiuti e sostegno ai propri Governi affinché non abbandonino e lascino in balia della sorte, o meglio del covid-19, uno dei settori più importanti e economicamente prolifici dei due Paesi. Due petizioni diverse dato che la situazione nei due Stati è diversa, ma con un intento comune: non essere lasciati soli e rischiare di far chiudere definitivamente quei luoghi che fino a pochi giorni fa erano il fulcro dei nostri incontri, della nostra vita lavorativa e sociale.


La petizione lanciata dallo chef stellato Jeremy Chan nel Regno Unito chiede al governo d'Oltremanica di far chiudere definitivamente ogni attività a ristoranti, bar e pub oltre a sostegni come quelli già presi per il settore finanziario e dell'aviazione. Sì, perché nel Regno Unito non è ancora stato emanato  alcun decreto che imponga la chiusura delle attività ristorative nonostante si “consigli fortemente” alle persone di restare a casa. “Tre milioni di lavoratori sono a rischio. E’ necessario che il Governo istituisca dei provvedimenti a sostegno di questo settore per evitare che coloro che lavorano nel settore della ristorazione chiudano definitivamente le loro attività. Dato che i cittadini sono invitati a non lasciare le loro case se non strettamente necessario è assolutamente sconsigliabile, per chi lavora nel settore dell’ospitalità, continuare a tenere aperte le proprie attività”, queste sono le parole che si leggono nel post Instagram con cui Chef Chan promuove la petizione. Chan chiede il mandato di chiusura dei ristoranti da parte del Governo sia per questioni di sicurezza sanitaria, sia perché non aver ricevuto un mandato di chiusura implica che  ristoranti e  bar non possano chiedere alle assicurazioni la perdita di guadagni in quanto ufficialmente non c’è nulla che impedisca loro di continuare ad essere operativi.

Leggi qui la petizione 

 


Diversa, invece, la petizione lanciata su change.org da American Chef che ha ricevuto già 150.000 firme. Negli Stati Uniti già nei giorni scorsi, infatti, è arrivato lo stop a qualsiasi tipo di attività ristorativa e, in questo caso, la petizione mira a evidenziare l’urgenza di istituire un piano immediato che garantisca la sopravvivenza a tutte le attività che sono state costrette a chiudere .

American Chef si sofferma in particolare su cinque punti che vorrebbe fossero sostenuti da governatori, sindaci e legislatori. Richiedono, infatti:

  1. Sostegno economico per tutti quei lavoratori che sono stati licenziati o non ricevono lo stipendio a causa di questa emergenza;

  2. Eliminazione dell’imposta sui salari;

  3. Sospensione del mutuo o dell’affitto per chi è rimasto senza stipendio;

  4. Un accordo con le autorità statali dei liquori che consenta ai ristoranti la vendita d’asporto e la consegna di vino, birra e cocktail;

  5. Consentire ai ristoranti di utilizzare i loro spazi come alternativa ai supermercati, sempre più sovraffollati, per vendere cibi e bevande in modo da poter continuare ad avere dei flussi di cassa, anche se minimi, e supportare i propri fornitori e tutta la filiera.


Leggi qui la petizione

Dunque dopo la petizione degli chef francesi lanciata qualche giorno fa, si estende la richiesta di aiuto per un comparto al collasso oramai in tutto il mondo.

 

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