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La Notizia
Delivery e Take-away sono stati i primi espedienti dei ristoranti di tutto il mondo per superare questo momento di chiusura totale delle attività. Inizialmente i vari locali proponevano semplicemente i loro “classici” che i clienti, “chiusi in casa”, potevano ordinare. Dopo diverse settimane, però dall’imposizione del lockdown la formula si è decisamente evoluta. I ristoranti, soprattutto quelli di alto livello, si sono organizzati per fornire non solo cibo, ma per replicare, il più fedelmente possibile, l’esperienza del ristorante a casa. Un modo, questo, per sostenere la propria attività, ma pure per tenere alto l’umore dei propri clienti che da settimane sono costretti ai domiciliari. “Non bisogna aspettare che la normalità torni a sostenere i nostri ristoranti, ma bisogna inventarsi qualcosa per sopravvivere in questa situazione”, ha affermato Charlie Mellor del The Laughing Heart a Londra.Così, proprio Mellor ha creato London Restaurant Resistance: un database di tutti i ristoranti indipendenti di Londra che offrono consegne a domicilio. “Ci sarà una descrizione di ciò che offre ogni ristorante presentata dal punto di vista di qualcun altro del settore. Per esempio, io descriverò con affetto ciò che Snackbar London sta facendo, un altro descriverà la proposta di The Laughing Heart”, continua Mellor. "Con il passare delle settimane e dei mesi, le offerte si evolveranno e diventeranno più sofisticate, perché si tratta di un nuovo territorio. Non vogliamo trarre profitto dall'infelicità di tutti; stiamo cercando di prenderci cura del nostro personale e dei nostri fornitori. Siamo nel settore dell'ospitalità. Valutiamo ciò di cui le persone hanno bisogno in questo momento molto delicato anche psicologicamente e proviamo a fornirlo", conclude.
The Laughing Heart, già da settimane insieme ai suoi piatti offre anche i suoi tovaglioli, i bicchieri e una playlist perchè chi ordina le sue proposte delivery riviva l’esperienza del ristorante non solo nei sapori ma anche nell’atmosfera. Decidere di cenare fuori, infatti, spesso non è dettato dalla semplice voglia di provare la cucina di uno chef o dalla pigrizia di mettersi ai fornelli, ma dalla voglia di una certa atmosfera. Il “potere” del ristorante è quello di influire sulla convivialità, di rafforzare i legami di amicizia e di affermare le relazioni interpersonali. L’obiettivo delle iniziative, ora in cui è facile soffrire di solitudine data la contingenza, è quello di trovare dei nuovi modi con cui trasferire il proprio potenziale sociale e personale con le offerte delivery. Di questo parere è non solo Mellor, ma anche numerosi altri chef e ristoratori d’Oltremanica. Il ristorante Lupins a Sud di Londra offre i suoi piatti a domicilio in modo tale da poterli congelare, refrigerare o riscaldare quando necessario. “Si potrebbe organizzare una cena su Skype, dove tutti ordinano gli stessi piatti e poi cucinarli e mangiarli assieme”, propone Natasha Cooke.
C’è poi chi ha pensato a piatti che richiedono un po’ di rifinitura a casa e che quindi arrivano con le istruzioni per completarli. Un modo, questo, per aggiungere interazione tra le persone e anche una fonte di impegno e distrazione. È il caso del Barbecue Restaurant Prairie Fire dove lo chef Michael Gratz impacchetta le sue carni affumicate in stile Kansas City e le consegna con delle ottime birre fresche. “Le carni una volta ricevute a casa devono finire la cottura. Basta immergere il vac-pack in acqua bollente per venti minuti e la cena è pronta”. Lo stesso fa Tasca Dali di Alex Clayton. Il cliente riceve un messaggio venti minuti prima della consegna in cui si avvisa di preriscaldare il forno. L’ordine arriva con un piatto di salumi e formaggi e un altro di croquetas e tortillas da gustare mentre si “finisce di preparare la cena”, ovvero si mettono in forno il pesce e la famosissima tortilla di patate.
I ristoratori, oltre alla riconversione delle cucine verso delivery e take away e a tutti gli altri problemi che si trovano ad affrontare per cercare di sopravvivere, hanno dovuto rivedere i propri menu perché non tutto è trasportabile e se non mangiato istantaneamente perde molto nel gusto e nella sua essenza. Si consideri, inoltre, che molti ristoranti pre-pandemia non offrivano l’opzione delivery o take away. Si pensi che il mese scorso nel solo Regno Unito si sono affiliati a Deliveroo circa 3.000 nuovi ristoranti. Lo stesso è accaduto per la piattaforma Supper, “abbiamo appena vissuto la nostra settimana più folle”, ha affermato Kieran Cawley responsabile del marketing e dello sviluppo aziendale. “Sono tantissimi i ristoranti in cerca di un eccellente servizio di delivery e noi stiamo cercando di farli salire a bordo il più rapidamente possibile ad esempio: Hide, Yauatcha e Hakkasan. Tutti ristoranti di altissimo livello e che vogliono mantenere il loro standard di qualità Michelin. Alcuni stanno cercando di fare un ulteriore passo avanti e fornire anche i loro vini con consigli per l’abbinamento”, prosegue.
Opinione condivisa sia da Cawley che da Mellor è la necessità che i servizi di delivery e gli chef si adeguino alla nuova formula ed elaborino la loro strategia partendo dalla nuova situazione. “Le nostre biciclette sono progettate e personalizzate per trasportare il cibo nel miglior modo possibile, meglio di quanto possa fare qualcuno su un pushbike o ciclomotore. Testiamo i tempi e incoraggiamo i nostri partner a non proporre i piatti “che non viaggiano", come possono essere i fritti o la pasta”, dice sempre Cawley. Così, per esempio, Lupins ha ridisegnato il suo menu pensando alla consegna. “I sapori sono ancora mediterranei, così come lo sono nel nostro ristorante, ma le nostre opzioni da asporto sono diverse da quelle che proponiamo al ristorante, sono in un certo senso più cordiali e familiari. I brasati, i curry e gli stufati migliorano con il tempo e possono essere mantenuti caldi o riscaldati senza effetti negativi su sapore e consistenza, quindi si può suddividere il pasto in due o tre portate durante la sera, proprio come si fa al ristorante”, afferma Cooke. Anche Seb Holmes, del ristorante Farang nel nord di Londra, ha modificato la sua proposta: “Il nostro intero concetto si basa sulla condivisione. Abbiamo dovuto capovolgerlo e rendere i piatti più individuali, così che pure chi sta passando questo momento da solo possa ordinarli”.
È proprio il caso di dire “di necessità virtù” sia per i ristoratori che per tutti noi che siamo costretti a stare a casa. Ci si organizzi con candele, stoviglie raffinate, si prepari una tavola degna di ispettori Michelin, si prema play su un’ottima palylist e si ordini la cena dal nostro ristorante preferito. Forse, coccolandosi e concedendosi qualche sfizio, questa quarantena sarà un po’ meno dura da affrontare.