Chef

Il ristorante più costoso del mondo serve 550 pasti al giorno ai senzatetto: Rasmus Munk converte l’Alchemist

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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rasmus munk coronavirus

Partito già nel 2019 con l’associazione benefica JunkFood per sostenere i senzatetto, ora l’impegno solidale dello chef due stelle Michelin è a tempo pieno per sfamare i senzatetto di Copenaghen durante il lockdown imposto dall’emergenza covid-19.

La Notizia

Rasmus Munk, chef dell’Alchemist, due stelle Michelin a Copenaghen, attualmente il ristorante più costoso mai realizzato, è conosciuto per i suoi menu stravaganti: sei ore di degustazione in cui vengono servite quarantacinque portate intervallate da stimolazioni sensoriali, strumenti di “visual technology” e musica. Durante l’emergenza coronavirus, però,  ha riconvertito la sua cucina per preparare pasti per i senzatetto della sua città. Già lo scorso anno aveva fondato l’associazione benefica JunkFood che, nei giorni in cui il suo ristorante era chiuso, cucinava per i senzatetto. «Allora facevamo cibo per i senzatetto nei giorni in cui il ristorante era chiuso. Eravamo in contatto con l’organizzazione “Mændenes Hjem” che si occupa di loro in diversi centri. Nel solo quartiere di Vesterbro si contano tra le 500 e le 600 persone che vivono per strada 24 ore su 24 e hanno uno stato nutrizionale disastroso”, spiega lo chef. Ora a causa del lockdown la situazione è completamente cambiata e il ristorante è chiuso del tutto così l’iniziativa partita con JunkFood si è evoluta. «Questo è un momento in cui abbiamo un sacco di tempo extra e quattro cucine vuote. È difficile svegliarsi e non avere niente da fare tutto il giorno, soprattutto quando si è abituati a turni di 16 o 17 ore di lavoro. Nello stesso tempo, le strutture per i senzatetto stanno chiudendo e i volontari se ne vanno a causa del rischio di contagio. Così, abbiamo contattato Mia Nyegaard, “Social mayor” di Copenaghen e, con il suo coordinamento, offriamo 550 pasti al giorno ai senza fissa dimora», afferma Chef Rasmus.


L’iniziativa solidale ora è a tempo pieno per lo chef e la sua brigata: la giornata inizia alle 8 di mattina e si conclude alle 18 quando, prima, normalmente iniziava il servizio. La spesa in un negozio del Meatpacking District è la prima tappa della giornata a cui segue  la preparazione dei piatti, nel pieno rispetto delle misure anti-contagio, ovvero non più di 10 persone in cucina alla volta, tutte con guanti e mantenendo la distanza di sicurezza. Chef Munk ha abbandonato, pinzette, siringhe e sifoni per darsi a teglie e padelle. La cucina dell’“Alchemist”, dallo scorso 19 marzo, non prepara nulla di troppo elaborato, ma pasti sostanziosi e nutrienti come  pasticcio con ragù di pollo e asparagi, lasagne, moussaka, salsicce alla griglia con  purea di patate.  Rimangono solo dei tocchi inaspettati come il kefir (latte fermentato) e il succo di ciliegia che vengono distribuiti perché rinforzano il sistema immunitario. I piatti una volta pronti vengono sigillati in confezioni individuali e poi si procede al delivery.


La solidarietà a tempo pieno in cui è impegnato l’Alchemist è partita lo scorso 18 Marzo. E’ bastato un post dello chef stellato su Instagram  in cui Munk chiedeva a volontari e donatori di unirsi a lui per far partire una vera e propria mobilitazione.  In primis ha aderito Lars Seier Christensen, imprenditore e proprietario del locale assieme allo chef, che ha permesso la riconversione degli spazi, non hanno tardato però ad aderire all’iniziativa numerosi produttori, negozianti, strutture alberghiere e scuole di ristorazione che hanno donato davvero di tutto: pasta, carne, caffè e molto altro. Anche Geranium, l’unico tre stelle della capitale danese, si è offerto di dare una mano, si sono uniti pure un  panificio che offre ogni giorno 700 panini a lievitazione naturale e, non meno importante, l’azienda Fødevarebanken che aiuta invece nel delivery con un furgone e un autista messi a disposizione per le consegne.


Dopo circa una ventina di giorni c’è però bisogno di ulteriori aiuti così chef Rasmus Munk ha fatto un ulteriore appello: «Quello di cui abbiamo bisogno è un sostegno finanziario e più ingredienti. È rimasto ancora un po’ del capitale iniziale di Lars Seier, ma stiamo lavorando a una forma di sistema di raccolta fondi».

Il piano dello chef e del team dell’Alchemist in generale è quello di estendere l'iniziativa  in altre città come Aarhus e Aalborg  e tentare di aiutare anche gli straordinari infermieri, i medici e il personale sanitario impegnato in quest’emergenza come non mai. Lo chef spera, inoltre, di trasformare quest’iniziativa in un progetto governativo a lungo termine a sostegno delle strutture che si occupano degli emarginati. «Dai volontari che prestano servizio all’interno dei centri ho sentito dire che hanno già visto persone che sembrano essere più felici e contente dopo i pasti», racconta chef Munk. Questa è la testimonianza che anche la cucina stellata può essere solidale e che per una volta non è un privilegio per pochi.

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