Le associazioni di categoria hanno raccolto le lamentele per farsi portavoce di fronte alle istituzioni. Oggi alle 13,15 in particolare la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) presenterà alla Camera un piano per la riapertura, dati alla mano.
La Notizia
A seguito del nuovo DPCM emanato nella serata di domenica 26 aprile, si è creato un ulteriore sconcerto nel settore della ristorazione e dell’accoglienza che continuano a essere fortemente penalizzati dalla situazione. La data di riapertura dei pubblici esercizi che somministrano cibo è stata fissata al 1 giugno, diversamente dalle aspettative di moltissimi che auspicavano una ripresa già da metà maggio, e questo ha generato polemiche e sconforto.Le associazioni di categoria hanno raccolto le lamentele per farsi portavoce di fronte alle istituzioni. Oggi alle 13,15 in particolare la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) presenterà alla Camera un piano per la riapertura, dati alla mano.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Matteo Musacci, vicepresidente nazionale della Fipe, che ci ha anticipato l’ordine del giorno, descrivendo i nodi gordiani che hanno caratterizzato questi 50 giorni di quarantena, in cui non è stato fatto molto per tutelare la categoria horeca, non stanno pervenendo le casse integrazioni la cui copertura fino al 4 maggio non è stata ancora procrastinata al 1 giugno. Le perdite stimate sono altissime, e le previsioni sono drammatiche, con 36 miliardi di perdita di fatturato, la prospettiva che 50.000 aziende non riapriranno e 350.000 lavoratori resteranno a casa.
Sarà da mettere in conto un calo di fatturato anche con la riapertura, che non sarà possibile colmare completamente neppure con l’asporto o il delivery.
Di fronte a uno scenario del genere urgono provvedimenti, un’alternativa che è stata già pensata dal board della Fipe, con una serie di richieste che in primis riguardano gli ammortizzatori sociali da estendersi fino a fine emergenza, la concessione di un prestito a fondo perduto, la moratoria o il credito d’imposta sugli affitti, la sospensione su tassa dei rifiuti, Imu, suolo pubblico, canoni, oltre al contributo sulla sanificazione degli ambienti.
Da parte propria, la Fipe si è avvalsa della collaborazione dello Spallanzani nella stesura di un protocollo sanitario che permetta la riapertura in sicurezza di bar e ristoranti, e che attende l’avallo governativo.
Alcune indiscrezioni sulle regole sanitarie: uso DPI per il personale, no al guardaroba o appendiabiti, prenotazione obbligatoria, distanziamento di un metro tra un tavolo e l’altro (ma non tra i commensali), pagamenti digitali, uso di condimenti monoporzione (ovvero sui tavoli non si avrà il portapane, o la saliera e l’oliera), sanificazione ambienti con disinfettanti, ma assolutamente no all’obbligo delle lastre di plexiglass sui tavoli, solo nella zona cassa nel caso in cui l’addetto vi permanga per tutto il turno, no ad assembramenti nei bar, no al banqueting.
Ulteriori aggiornamenti sono previsti nei prossimi giorni per capire le reazioni istituzionali dopo l’udienza alla Camera di oggi.