Dopo il verificarsi di nuovi casi di contagio il sindaco di Seoul annuncia un ordine amministrativo con cui impone il ripristino delle regole di prevenzione sanitaria per bar e ristoranti, ma limitatamente ad alcuni quartieri della città.
La Notizia
La Corea del Sud a fine febbraio era la seconda nazione più colpita dalla pandemia covid-19 dopo la Cina. Il Governo ha da subito adottato una strategia aggressiva definita “rintracciamento, test e cure” che ha riscontrato i suoi effetti e ottenuto un riconoscimento di efficacia a livello internazionale. Ora a distanza di quasi tre mesi il Paese sta tornando a quella che si può definire la “nuova normalità” e mercoledì scorso le autorità hanno allentato le regole di distanziamento sociale in vigore da marzo. Nonostante ciò lunedì mattina Park Won-soon, il sindaco della capitale Seoul, durante un briefing ha annunciato un ordine amministrativo con cui impone il rispetto delle regole di prevenzione sanitaria negli stabilimenti registrati come ristoranti, ma che in realtà funzionano anche come bar e locali notturni.Fin dall’inizio della pandemia, infatti, in tutti i locali della Sud Corea era obbligatoria la misurazione della temperatura, la registrazione dei clienti e il download di un’app per smartphone che limita la diffusione del virus e permettere l’individuazione di possibili focolai. La decisione del sindaco è arrivata perché, secondo il Comune di Seoul, 3.112 persone tra 5.157 individui che figurano tra i clienti dei club di un determinato quartiere risultano ora irraggiungibili e quindi una possibile minaccia. La città ha, quindi, deciso di offrire uno screening anonimo se le persone non desiderano dare il loro nome. La scelta restrittiva e imperativa applicata ai locali notturni non riguarda l’intera città di Seoul, ma solo alcuni quartieri, in particolare il distretto di Itaewon dove la scorsa settimana i casi di contaminazione si sono moltiplicati. 50 nuovi casi sono stati collegati ad un uomo di 29 anni che è risultato positivo dopo aver frequentato 5 club e bar nel fine settimana scorso.
Anche la provincia di Gyeonggi, che circonda Seoul e conta 12 milioni di persone, ha, così, decretato la chiusura di 5.700 stabilimenti per due settimane a partire da domenica scorsa. Domenica, infatti, le strade normalmente affollate di Itaewon erano insolitamente deserte con numerosi ristoranti, bar e discoteche che esponevano cartelli di “chiusura temporanea”. I clienti Sudcoreani si sono sempre dimostrati molto disciplinati e rispettosi delle regole imposte dal Governo per contenere la diffusione del virus ora, però, sembrano meno collaborativi nel fornire i dati di contatto da appuntare sul registro degli accessi che consentono di monitorare la situazione. Il Governo e tutte le autorità del Paese ribadiscono, quindi, a gran voce la necessità di essere collaborativi e “uniti, ma distanti” ora più che mai.