La chef più premiata al mondo ha rivelato la sua opinione sulla nuova realtà che il settore dell’ospitalità si trova ad affrontare, e di come l'importanza per il cliente resta al centro di tutto.
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Carme Ruscalleda, la chef più premiata al mondo e la prima donna a livello internazionale ad aver conquistato tre stelle Michelin, intervistata da Gastronomika Live per parlare della cucina catalana, della natura e della sostenibilità dei ristoranti, non ha potuto esimersi dal dire la sua sulla nuova realtà che si trovano ad affrontare i ristoratori in questa situazione di crisi causata dalla pandemia coronavirus. La Ruscalleda ha iniziato la sua intervista con un grido al Governo e alla comunità: “ È impossibile aprire i ristoranti con una capacità del 30%, non se ne viene a capo con i numeri. Riinizieremo con il minimo, sia di personale che di clienti, quindi questo minimo deve essere fortemente motivato. È tempo di fare del nostro meglio. È tempo di reinventare se stessi, ripensare, guardare e non avere paura. Il nostro settore è sempre stato ed è attento alla reazione del pubblico, e ora forse sarà tempo di riflettere e rivedere tutte le cose. Abbiamo già convissuto con le crisi, lo spirito di rinnovamento e di cambiamento delle cose in queste situazioni è intrinseco. Con la speranza, andremo avanti”, ha affermato la chef.In questa situazione di emergenza e crisi si è visto che rivoluzionare le proprie strategie, in alcuni casi, si è rivelato fondamentale per la sopravvivenza ed è per questo che chef Ruscalleda vede di buon occhio l’opzione delivery perchè ha ampliato l’offerta per il cliente. "Un'offerta più varia è stata offerta al cliente delivery. Troppa offerta? Assolutamente no. Ho sempre creduto nella concorrenza, nel perfezionare i servizi perché questo è quello che fa andare avanti e che stimola. Le attività che hanno deciso di dedicarsi al delivery sanno che ora dovranno ricaricare le batterie per continuare. Si tratta di cercare di essere sempre meglio, di comprendere i clienti, di prestare attenzione alle loro critiche, perché i ristoranti finiscono per essere creati dai clienti. Sant Pau è cresciuto così”, ha concluso la chef.