Il Ceo dell’Union Square Hospitality Group decide di non riapre i suoi ristoranti a New York. Per sopravvivere è fondamentale trovare nuove soluzioni per adattarsi a questa nuova realtà
La Notizia
Lo scorso 13 Marzo Danny Meyer, imprenditore e guru dell’ospitalità newyorkese, nonché CEO di Union Square Hospitality Group ha chiuso tutti i suoi diciannove locali sparsi per la Grande Mela a causa del rischio sanitario provocato dalla pandemia covid-19, particolarmente elevato nella città che non dorme mai. Ad oggi, nonostante allentamenti nelle misure restrittive e la prospettiva di ripartire, Meyer non è ancora pronto o, meglio, non vuole riaprire i battenti del suo impero. "Non accoglieremo gli ospiti nei nostri ristoranti a servizio completo per molto tempo, probabilmente fino a quando non ci sarà un vaccino", ha dichiarato a Bloomberg. "Non ho alcun interesse o frenesia da parte mia ad avere una sala da pranzo piena per metà mentre dobbiamo rilevare la temperatura dei clienti che indossando mascherine, per non guadagnare poi molti soldi." Meyer noto per le sue innovative e lungimiranti idee imprenditoriali, come quella nel 2015 di abolire la mancia, pensa che in questo momento sia più efficace spostare l’attenzione verso nuove e diverse strategie per adattarsi a questa nuova realtà ed è per questo che sta incoraggiando i suoi chef e manager a utilizzare e sviluppare la propria creatività per trovare soluzioni diverse. Nuove iniziative del Union Square Hospitality Group stanno già per essere attuate come la spedizione su tutto il territorio nazionale di piatti signature attraverso il servizio di consegna gourmet Goldbelly, Daily Provisions che si sta concentrando sul take away rigorosamente all’esterno del locale, Marta a Flatiron si sta rifocalizzando verso l’asporto della pizza e Mike Anthony, chef della celebre Gramercy Tavern, sta studiando dei kit provenienti direttamente dal mercato agricolo.In questo momento i ristoranti a New York per attenersi alle misure di sicurezza e di distanziamento sociale sono realmente in grado di operare solo al 50 % delle loro potenzialità, per questo Meyer aggiunge: “Ora penso che sia giusto concentrarsi su tutto ciò che è sicuro e redditizio. Se non è sicuro, il nostro gruppo non lo farà altrimenti perderemo tutti. Le questioni redditizie sono, ovviamente, fondamentali. L'unico modo in cui possiamo tornare responsabilmente nel mondo del lavoro delle persone è quello di non chiudere gli affari e pensare a nuove strategie concrete e sicure. È già incredibilmente difficile sopravvivere in questa situazione".
Meyer, tuttavia da grande imprenditore qual è, non si dimostra del tutto negativo e spera che la maggior parte dei suoi ristoranti possa presto riaprire anche se con una nuova faccia per affrontare quella che è la nuova realtà. L’Union Square Café per esempio potrebbe riaprire in futuro con un numero ridotto di piatti che comporranno un menu giornaliero che prevederà l’acquisto di meno ingredienti per limitare i costi.
Sicuramente Meyer da esperto e navigato imprenditore qual è avrà fatto i suoi calcoli ponderando i pro e i contro delle sue scelte. Non resta che attendere e vedere se ancora una volta il guru dell’ospitalità della Grande Mela, nonostante tutto, porterà a casa un successo.