Dopo la sentenza Manigold che ha condannato AXA a risarcire 45.000 euro per le perdite operative subite durante la fase di lockdown l’attenzione ora si sposta su chi ha deciso di vendere cibo d’asporto
La Storia
La lotta tra ristoratori e assicuratori per beneficiare del risarcimento per le perdite operative subite durante il periodo di lockdown continua anche dopo la sentenza del Tribunale commerciale di Parigi che, venerdì scorso, ha disposto un risarcimento di 45.000 euro da parte di AXA a favore dell’imprenditore Stéphane Manigold.La questione si è fatta molto calda fin dal 14 Marzo quando in Francia è stato imposto il lockdown che da subito ha provocato un vero e proprio scontro tra assicuratori, assicurati, broker, associazioni professionali e attività pubbliche. Per la prima volta, inoltre, il mondo assicurativo, solitamente unito, si è mostrato diviso. A differenza di AXA, infatti, Crédit Mutuel Insurance e CIC Assurances a fine Aprile hanno offerto ai propri clienti un assicurazione multi-rischio professionale per perdita operativa con premi previsti tra i 1.500 e i 20.000 euro e lo stesso ha fatto la società MMA che ha deciso di versare “un indennizzo di crisi sanitaria MMA” da 1.500 a 10.000 euro, azioni che hanno acuito ancor più lo scontro a livello nazionale. Nonostante la sentenza del tribunale di Parigi, AXA tende a minimizzare la portata della decisione e si dice sicura che non ci sarà alcun “effetto valanga” dopo il caso Manigold a cui, tra l’altro, si è opposta facendo ricorso.
In ogni caso, al momento la richiesta di risarcimento alle assicurazioni per le perdite operative da parte dei ristoratori che hanno praticato vendite da asporto o consegna a domicilio sembrano non essere ammissibili. AXA, infatti, in giudizio si è difesa sostenendo che il decreto del primo ministro Edouard Philippe dello scorso 14 Marzo non imponeva la chiusura degli stabilimenti, ma solo di non accogliere più il pubblico. Secondo la multinazionale assicurativa il ristoratore era autorizzato a mantenere le sue attività di prelievo e consegna a domicilio. I locali, quindi, sono stati chiusi solo per la decisione dei proprietari che non hanno voluto convertirsi a delivery e take away.
La questione è davvero molto delicata e calda soprattutto se si considera che riguarda uno dei settori che più stanno risentendo della chiusura dell’attività durata mesi. Ad oggi, tranne la sentenza Manigold non c’è nulla di certo. Non resta che aspettare le decisioni future e l’evolversi della situazione in generale, soprattutto post-riapertura.