Alta cucina Attualità enogastronomica

Le non facili riaperture dei ristoranti in 18 grandi città del mondo: ecco com’è andata a inizio giugno 2020

di:
Sveva Valeria Castegnaro
|
ristoranti covid

Eater ha descritto e immortalato nello stesso giorno la nuova normalità di bar e ristoranti di diciotto metropoli scoprendo differenze e aspetti comuni .

La Notizia

Il coronavirus si può dire ha unito tutto il mondo. Tutti a combattere contro lo stesso nemico subdolo, invisibile e spesso, purtroppo, letale. Nonostante questa interconnessione durante la fase di crisi ora che i vari Paesi, chi prima, chi dopo, hanno allentato o stanno per allentare le misure restrittive necessarie a contenere il coronavirus emergono le differenze nelle reazione dei vari popoli a quella che è la nuova realtà. Diversità nel soppesare i valori, nel reagire all’emergenza e alla paura di contagio e, soprattutto, enormi differenze nel riapprociare la vita sociale. Il 2 Giugno Eater ha così deciso di scattare delle istantanee e di raccontare il ritorno alla socialità in diciotto metropoli del mondo.


1. Città del Messico: 10 settimane di blocco più o meno totale  e oltre 6.000 attività che, secondo la camera dei ristoratori, hanno chiuso per sempre la loro attività. La luce in fondo al tunnel per i sopravvissuti, in teoria dovrebbe arrivare il 15 Giugno con l’allentamento delle misure restrittive, ma non c’è nulla di sicuro se non un incremento delle misure sanitarie. Nonostante la quarantena sia ancora in atto, il 2 Giugno, a Città del Messico alcune attività non si sono fermate. Alberto Sarabia, un famoso tacquero della capitale messicana distribuisce tacos ai propri clienti per la prima volta dopo una chiusura di sei settimane. Così anche nel mercato di San Juan il venditore di prodotti alimentari Oaxaca Ricardo Castaneda non si è mai fermato perchè “dobbiamo mangiare”, dice, nonostante stia registrando perdite dal 70 all’80%. Così per altri milioni di messicani dato che oltre 31,5 milioni di persone in Messico dipendono dall’economia informale della vendita ambulante.

2. Ho Chi Minh City: La più popolosa città vietnamita sembra essere già tornata, più o meno, alla normalità. Qui ristoranti e carrelli di street food sono aperti da fine Aprile quando si è conclusa la campagna di distanziamento sociale.  All’ora di pranzo i carretti di cibo di strada sono impegnati a servire i loro clienti e i ristoranti non hanno l’obbligo di distanziare i tavoli. Nonostante questo l’industria della ristorazione non si è ancora completamente ripresa e spesso i ristoratori si trovano a registrare un calo del giro d’affari anche del 50% soprattutto per quei locali legati al turismo straniero dato che i confini sono ancora chiusi ai visitatori internazionali.

3. Melbourne: nonostante il 2 Giugno sia solo il secondo giorno in cui è permesso sedersi ad un tavolo di bar o ristorante in 24 ore le cose sembrano quasi essere già tornate alla normalità. Locali “affollati” per la nuova normalità e clienti che scambiano chiacchiere e sorrisi. Le regole per la riapertura imposte sono rigide: massimo 20 utenti, distanza sociale, servizi igienici extra e la registrazione dei clienti. Molti ristoranti offrono solo menu fissi e chiedono un pagamento anticipato, ma le prenotazioni sembrano essere in crescita. "In queste prime due notti, abbiamo visto molti clienti abituali che ci hanno supportato prima e durante il COVID-19 con takeaway. È bello sapere che abbiamo quella community qui per aiutarci”, afferma Michael Bascetta, comproprietario di Bar Liberty e Capitano.

4. Berlino: I bar sono stati riaperti proprio il 2 Giugno e mangiare a Berlino sembra essere la stessa cosa di prima, tranne per i camerieri che indossano le mascherine. Con il Lockerungen, l’allentamento delle restrizioni, i berlinesi sembrano ansiosi di assaporare quella che è la nuova normalità e così raramente si vedono ristoranti che seguono rigorosamente le raccomandazioni del Governo e chiedono le generalità agli ospiti.

5. Stoccolma:  Le autorità svedesi non hanno mai del tutto chiuso bar e ristoranti, nonostante ciò molti hanno seguito le raccomandazioni sulla salute pubblica e sulla distanza sociale. Il numero  delle persone che durante la crisi uscivano a pranzo e a cena era drasticamente calato, secondo alcune stime dal 40 al 90% a seconda del tipo di attività.  L’umore, però, sembra decisamente cambiato ed essere più speranzoso e positivo. “Quando arrivano richieste da 10 a 15 sandwich alla volta sai che le persone stanno tornando al lavoro”, affermano gli operatori del gruppo Le Violon Dingue.


6. Taiwan: Taiwan è tornata completamente al lavoro, ma la nuova normalità è completamente diversa per quanto riguarda la ristorazione. Controlli della temperatura, disinfettanti per le mani sparsi ovunque, utensili monouso eco-compatibili, camerieri e chef con mascherine e divisori in plastica che separano i commensali.

7. Mosca: I ristoranti di Mosca sono chiusi da Marzo a causa del covid-19, ma il presidente Vladimir Putin ha chiesto un periodo di “giorni non lavorativi” piuttosto che dichiarare lo stato di emergenza. Una sfumatura da non tralasciare  perchè ciò significa che i proprietari possono continuare a richiedere l'affitto completo anche se i ristoranti hanno solo una minima parte delle entrate precedenti e si arrangiano con asporto e consegna. Così la grande cupola bianca del White Rabbit non è popolata dai soliti commensali che guardano fuori dalle finestre del 16° piano sopra Mosca, ma è riempita di sacchetti di carta bianca meticolosamente imballati e pieni di cibo da consegnare ai clienti.

8. Johannesburg: Il Sudafrica sta uscendo da uno dei lockdown più severi del mondo che, iniziato il 27 Marzo, ha previsto la chiusura completa dei ristoranti. Solo a inizio Maggio i ristoranti hanno iniziato a riaprire per la consegna tra le 9:00 e le 19:00 registrando tantissimi ordini tanto che spesso non sono stati in grado di evaderli. I ristoranti più piccoli che dovevano supportare spese di consegna fino al 40%, invece, faticavano a realizzare un profitto. L’industria della ristorazione ha chiesto al Governo di autorizzare pasti nei locali fino ad arrivare al 70% dei commensali per evitare ulteriori perdite. Il ministro del turismo sta ora elaborando una proposta da presentare al Consiglio di comando nazionale del coronavirus in modo da salvare l’industria dell’ospitalità che vale 4,21 miliardi $.

9. Parigi: Nonostante  fino al 22 Giugno bar e ristoranti siano autorizzati ad aprire con solo posti a sedere all’esterno i parigini sembrano voler recuperare la loro normalità. Fino alle 22:00 piccoli gruppi di persone si riuniscono attorno a tavoli di bistrò disposti a un metro di distanza, riversandosi su marciapiedi, parcheggi e persino alcune strade. Sorseggiano drink, ordinano taglieri di formaggi e salumi serviti da camerieri in mascherina nascondendo il terrore  che fino a qualche settimana fa era disseminato dal coronavirus.

10. Hong Kong: Il 2 Giugno ad Hong kong ristoranti, bar e mercati sono aperti, in realtà non sono mai stati chiusi. Si potrebbe andare a pranzo o a cena ovunque, ma ad essere chiusa è la città stessa.  Non è consentito l'ingresso a persone non residenti provenienti da Cina, Macao e Taiwan e tutti gli altri vengono testati all'arrivo e inviati direttamente in ospedale o messi in quarantena per almeno due settimane. Chi, invece, si trova già ad Hong Kong deve rispettare diverse regole come il controllo della temperatura, tracciamento dei contatti, mascherine e riunirsi in gruppi di, al massimo, otto persone.


11. Lagos: Il lockdown imposto il 26 Marzo ha chiuso bar  e locali notturni  e i ristoranti classificati come servizi essenziali erano limitati all’asporto. Il 2 Giugno la Nigeria è entrata nella fase 2, ma il divieto dei bar, vero cuore pulsante della città, impedisce l’interminabile fila di illuminazione a LED dai colori vivaci, la caratteristica segnaletica retroilluminata e le cabine DJ che suonano la musica e il solito frastuono dei festaioli che bevono birra fino all’ alba. I venditori di carne speziata, pollo alla griglia, tacchino  e pesce sono quasi del tutto scomparsi.

12. Tokyo: Lo stato di emergenza è stato revocato il 25 Maggio e la maggior parte degli chef dei ristoranti della città hanno attivato piani per ripartire subito, solo qualcuno ha aspettato il primo fine settimana di Giugno. Così, il 2 Giugno, la vita notturna è ripresa anche se è solo una pallida ombra di ciò che era pre-covid19. "È ancora meno del 20% del normale. Ma almeno è meglio del mese scorso", afferma un lavoratore annoiato di un  ristorante in piedi fuori dalla sua griglia kushiyaki. Gli chef della capitale nipponica si dicono stanchi ma ottimisti perché i clienti stanno tornando.

13. Barcellona: Il lockdown iniziato il 14 Marzo è stato revocato e finalmente i bar e i ristoranti hanno aperto  anche per le attività non essenziali.  Gruppi di persone, al massimo 10, chiacchierano attorno ai tavoli all’aperto ben distanziati e numerose bottiglie di birra e bicchieri di vermouth con ghiaccio tornano a essere schierati sui tavoli. C’è chi ancora porta la mascherina sotto il mento e chi invece pare averla già dimenticata. Per i ristoratori di Barcellona è un vero sollievo vedere le famiglie e gli amici ridere e spezzare il pane insieme senza preoccuparsi troppo della salute personale.

14. Tel Aviv:  A una settimana dalla riapertura, dopo due mesi in cui tutto a più di 100 metri da casa era vietato, il 2 Giugno caffè, bar e ristoranti sono tornati alla loro attività. Nel quartiere di Jaffa sedie e tappeti turchi sono tornati all’esterno di Mansheya, un moderno ristorante arabo e centro culturale. Mucchi di ciliegie color rosso vivo e pite appena sfornate cotte con za’atar e montagne di olive tornano ad essere offerti ai clienti. Negli occhi della gente del posto il terrore del coronavirus sembra essere svanito.


15. Bogotà:  Dal 24 di Marzo in Colombia è stato imposto uno dei lockdown più lunghi e severi che con solo alcune concessioni rimarrà in vigore fino al 30 Giugno. Fino al 1 di Giugno nessuna attività era consentita a bar e ristoranti se non la consegna a domicilio, anche l’asporto era vietato. Dal 2 Giugno, però, i ristoranti se superano una rigorosa ispezione, possono praticare il take away. Disinfettante, spray alcolico, maschere e strumenti per la pulizia sono i nuovi dictat. Agricoltori, cuochi, ristoratori, imprenditori, fornitori di alimenti, personale addetto alle consegne, guardie e persino clienti sono uniti nella lotta contro il virus.

16. Auckland: A tre settimane dalla riapertura ristoranti e bar sono quasi, si può dire, tornati alla loro normalità. Alle 5:45, lo chef Ed Verner accoglie ogni ospite nel suo ristorante con un drink e lo conduce al posto sullo chef table di sei persone di fronte al focolare,  il fuoco che dà vita al menu di 21 portate. La Nuova Zelanda sembra aver dimenticato il peso delle settimane di isolamento.

17. Milano: Un 2 Giugno insolito, diverso da tutti gli altri. La festa della Repubblica quest’anno cade 24 ore prima della revoca dei divieti di viaggio interregionali e stranieri in Italia, quindi i milanesi sono confinati in città. La città meneghina normalmente in questa data sarebbe stata deserta invece quest'anno non è così. I ristoranti dal 18 di Maggio operano con una capacità di circa il 50% e continuano ad offrire asporto e delivery. All’Arco della Pace si notano comportamenti discordanti: c’è chi è ancora  molto cauto ed evita qualsiasi incontro umano non necessario e chi invece non vedeva l’ora di scoprire e sperimentare quella che è la nuova normalità.

18. Nuova Delhi: le strade di nuova Delhi sembrano irriconoscibili perché non ci sono centinaia di persone in ogni suo angolo che parlano davanti ad una tazza di chai o combattono per l’ultimo kebab di montone. Il lento strisciare che ha sostituito il ritmo rapido della capitale indiana è un segno che i tempi sono davvero cattivi. “Le persone non vogliono mangiare carne, credono che il virus la contagi”, afferma Afzal, un macellaio dell'INA, il mercato all'ingrosso di Delhi. Lì vicino un venditore di verdure lamenta il suo surplus di spinaci. Ci sono segni di conforto, ma sono pochi.

Ultime notizie

mostra tutto

Rispettiamo la tua Privacy.
Utilizziamo cookie per assicurarti un’esperienza accurata ed in linea con le tue preferenze.
Con il tuo consenso, utilizziamo cookie tecnici e di terze parti che ci permettono di poter elaborare alcuni dati, come quali pagine vengono visitate sul nostro sito.
Per scoprire in modo approfondito come utilizziamo questi dati, leggi l’informativa completa.
Cliccando sul pulsante ‘Accetta’ acconsenti all’utilizzo dei cookie, oppure configura le diverse tipologie.

Configura cookies Rifiuta
Accetta