C’è incredulità nel mondo della ristorazione, che si sente trattata con inciviltà dopo aver fatto di tutto per mettere in sicurezza i propri locali, ora costretta a fare i conti con una situazione surreale. Da Massimo Bottura, ad Alfonso Iaccarino e Paolo Vizzari, le esternazioni di un settore ferito dall’inciviltà.
La Notizia
Sarebbero bastati più controlli. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili Urbani, Protezione Civile. Sarebbe bastato che dalle 18 in poi, tutti insieme, in modo costruttivo, forze dell’ordine da una parte e ristoratori dall’altra - ma soprattutto clienti responsabili - avessero trovato il modo di tutelare la propria libertà.I ristoratori responsabilizzati - già estenuati dal lockdown, con impegno e sacrifico ad investire sulla sicurezza, tanto da rendere i loro locali tra le attività commerciali più sicure nel Paese - a fare da supporto alle forze dell’ordine e fare presente agli eventuali irresponsabili che non si può sostare all’esterno del locale dopo le 18. Così come i bar aperti la sera, con il semplice patto di servire esclusivamente ai tavoli già adeguatamente distanziati e con l’impossibilità di assembramenti esterni, pena la chiamata alle forze dell’ordine onde evitare la chiusura della propria attività. Agli irresponsabili, eventualmente colti in flagrante multe salatissime e una settimana di lockdown forzato tra le mura di casa. E gli orari delle varie attività ristorative sarebbero potuti continuare a rimanere i medesimi.
I ristoranti, i bar, i pub, le pizzerie, già poste al sicuro dalle normative dei mesi scorsi, avevano semplicemente bisogno di qualche ulteriore regola per controllare quella minima parte di clienti che con i loro comportamenti incoscienti hanno causato questa surreale condizione. Perché è questione di responsabilizzare e responsabilità. E senso civico.
Una condizione paradossale che costerà non poco se il governo dovesse mantenere i patti. Come riporta IlSol24Ore , Secondo Filiera Italia il parziale mese di “lockdown” dei ristoranti costerà perdite a tutta la filiera arrivando a 10 miliardi di euro.
“Le restrizioni previste dal nuovo Dpcm del Governo sugli orari di apertura di bar e ristoranti non potranno non ricadere a catena su tutta la filiera agroalimentare, che nei mesi scorsi ha potuto constatare come il settore dei pasti fuori casa pesi per circa un terzo del business totale del settore. Perdite che non sono state compensate se non in parte dall’aumento di vendite nei negozi, senza considerare che alcune realtà produttive lavorano soprattutto per la ristorazione (e spesso si tratta di lavorazioni ad alto valore aggiunto, ad esempio molto colpiti sono i vini di fascia alta). La stima più pesante arriva da Filiera Italia, che stima le perdite in 10 miliardi a causa delle nuove chiusure serali. Per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato della Fondazione che raggruppa molti attori di primo piano dell’agroalimentare italiano, la misura è «un colpo di mannaia per uno dei settori trainanti del Paese che si accompagna al crollo verticale di alcuni comparti».
Fonte: Sole 24 Ore
Massimo Bottura, uno dei cuochi più influenti del pianeta, arrivato in vetta alle classifiche mondiali con il suo ristorante Osteria Francescana e noto per il suo grande impegno sociale scrive a Giuseppe Conte:
Io mi domando: Ma noi chi siamo? Io credo che oggi un ristorante, in Italia, valga una bottega rinascimentale: facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo il motore del turismo gastronomico, facciamo formazione, ed ora abbiamo dato inizio ad una rivoluzione culinaria “umanistica” che coinvolge il sociale. L’ospitalità e la ristorazione, l’arte e l’architettura, il design e la luce sono gli assi portanti della nostra identità.
Negli ultimi cinque anni a Modena, grazie ad un micro ristorante come l’Osteria Francescana, sono nati oltre 80 b&b. E’ nato il turismo gastronomico dove migliaia di famiglie, coppie, amici, passano due o tre giorni, in giro per l’Emilia, a scoprire e celebrare i territori e i loro eroi: contadini, casari, artigiani, e pescatori.
Focalizzandoci sulla ristorazione in pochi oggi hanno liquidità, anzi, oggi più che mai ci sentiamo soli. Abbiamo chiuso a marzo e ci avete chiesto di riaprire dopo tre mesi rispettando le regole. L’abbiamo fatto. In tantissimi si sono indebitati per mettersi in regola: mascherine, gel, scanner di temperatura, saturimetri, sanificazione dell’aria, test per tutto lo staff, ingressi alternati, tavoli distanziati.
Per uscire da questa crisi senza precedenti, abbiamo bisogno di speranza e fiducia. La speranza è quella che ci mantiene in una condizione attiva e propositiva. La fiducia è credere nelle potenzialità personali e degli altri.
La forza principale che ci ha sempre sostenuto è il sogno, non il guadagno. Oggi, senza liquidità, perché in tanti continuano a sognare con l’incasso giornaliero, molti non ce la faranno e il paese perderà una delle colonne portanti della sua identità. La mancanza di contante porta prima di tutto al mancato pagamento degli stipendi, poi dei fornitori, le rate dei mutui e infine gli affitti.
Serve un segnale che ci riporti fiducia. Ora si rischia la depressione. Ora abbiamo bisogno di coraggio e di stimoli. Per trovare la voglia di continuare e non sentirci soli.
In concreto abbiamo bisogno:
1) Della chiusura serale almeno alle 23.00
2) Di liquidità in parametro ai fatturati.
3) Della cassa integrazione almeno fino alla stabilizzazione del turismo europeo.
4) Della decontribuzione 2021 visto che per il 2020 abbiamo già adempito in pieno.
5) Dell’abbassamento dell’aliquota iva al 4% per il prossimo anno.
La politica è fatta di coraggio e di sogni. È simile alla poesia. È fatta di immaginazione e di futuro. La politica deve rendere visibile l’invisibile.
Lettera di Massimo Bottura
Oppure un altro grande cuoco che ha fatto la storia della ristorazione italiana, Alfonso Iaccarino, patron del Don Alfonso 1890, si chiede, giustamente, in un’intervista rilasciata all’Ansa perché i ristoranti debbano chiudere la sera, essendo tra i luoghi più sicuri che esistano: "I ristoranti sono luoghi tra i più sicuri che esistano, con personale sistematicamente sottoposto ai test, norme di igiene e sicurezza e tutto quanto è necessario a impedire il contagio. È incomprensibile che mentre noi dobbiamo chiudere, altri luoghi possano restare aperti". "La nostra categoria è estremamente danneggiata, siamo tra coloro che pagano il prezzo più alto a causa di decisioni che preoccupano moltissimo - spiega Iaccarino - soprattutto in un momento in cui non vedo un disciplinare sanitario unico, ognuno dice la sua e interpreta diversamente i dati. Moltissimi operatori del settore della ristorazione sono in enorme difficoltà, non possono più guadagnare la giornata per se stessi e per le loro famiglie. Voglio lanciare un messaggio e spingere alla solidarietà chi ha uno posto fisso e in questo periodo puó contare su di uno stipendio sicuro: uscite e frequentate i ristoranti".
Fonte: Ansa
C’è anche Paolo Vizzari, che spiega a modo suo e in maniera molto efficace, l’imbarazzo e l’incredulità di un settore che ha fatto di tutto pur di salvaguardare il proprio lavoro, e che ora si sente giustamente trattato con inciviltà.
“Questa è la protesta civile di un settore trattato con inciviltà.”
La ristorazione non è solo il “piacere superfluo di chi si diverte ai tavoli”, è prima la vita dei milioni di persone che a quel piacere altrui dedicano il proprio sacrificio sottopagato.
Sgroppavano senza fare rumore in condizioni già discutibili nella normalità del mondo che era, adesso si spera in un nuovo silenzio inaccettabile di fronte a decisioni scellerate figlie del panico al di là di ogni logica.
Blindi aperitivi, cene e discoteche come se fossero una cosa sola incontrollabile, convinto di costringere la vita e non capendo che i comportamenti sbagliati si spostano con le persone e non attraverso i muri di un locale.
Distruggere un comparto senza rendersene conto non è grave soltanto nel dimostrare l’inadeguatezza di una non-scelta governativa, ma ancor prima perché conferma quanto poco lo Stato conoscesse alla radice condizioni e affanni di un settore che attrae turismo e crea indotto più di qualunque altro, venendo in cambio maltrattato normativamente e generalizzato come un luna park di evasione fiscale e riciclaggio, a scapito di una maggioranza onesta che così subisce le mafie due volte, colpita da dentro e poi punita dall’alto.
Quando dici “...fino alle 18 puoi pur sempre rimanere aperto”, la cosa grave è che ci credi e credi davvero sia una soluzione benpensata.
Se chiusura dev’essere perché la sanità lo richiede, che chiusura sia ma totale e senza maschere per alleggerire la coscienza o gli (ingenti) aiuti finanziari che devi erogare nel momento stesso in cui impedisci a delle persone innocenti di essere produttive.
Cara Italia,
il lato migliore di cadere in un errore così assurdo è che puoi ancora fare bella figura ammettendo che si trattava di uno scherzo.
Non invito nessuno ad alzare la voce o i pugni perché credo che adesso tutto serva tranne altra ferocia o rabbia, però i social network oltre a seminare divergenze e panico possono anche dare volume alle proteste civili più di qualsiasi megafono, e spero che le parole ponderate possano tornare a voler dire qualcosa senza bisogno di prendere fuoco ogni volta.
Amo il silenzio e rispetto la paura di morire, ma stavolta vi chiedo di aiutarmi ad alzare il volume senza alzare la voce, condividendo questo pensiero o altri simili perché vengano letti e facciano riflettere evitando di fomentare.
La differenza tra una protesta e una supplica è la dignità di chi rivendica un diritto sapendo che gli spetta. E quello di venire ascoltati è un diritto che non deve morire mai.
Lettera di Paolo Vizzari
Impariamo a essere responsabili. Per il bene nostro e di chi ci sta vicino.