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Scuderia Enrico Bartolini: com’è la Locanda del Sant’Uffizio, 1 stella Michelin con la cucina di Gabriele Boffa

di:
Giovanni Angelucci
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locanda sant uffizio

Locanda del Sant’Uffizio e la sua sfida imprenditoriale con una cucina d’autore, innovativa ma che si rifà alla profonda tradizione del Monferrato.

La Storia

Enrico Bartolini, lo chef “carro armato” che non conosce insuccessi nell’ambito della ristorazione con i suoi ristoranti in Italia e nel mondo, continua a fare incetta di stelle Michelin e medaglie al valore da apporre sulla propria divisa. Se conosciuto soprattutto per essere uno degli undici cuochi italiani ad aver guadagnato le tre stelle nel suo Mudec, a Milano, non tutti conoscono le altre insegne a cui nel giro di pochissimo è stato in grado di portare gran lustro. Tra queste compare la pregevole Locanda del Sant’Uffizio, sua sfida imprenditoriale. Bisogna immergersi nel verde Monferrato, siamo Cioccaro di Penango (in provincia di Asti), all’interno dello splendido Relais Sant’Uffizio, un incantevole ex convento monastico del XVI secolo, trasformato (dalla famiglia taiwanese Chang, proprietaria della società LDC Hotels & Resorts con cui Bartolini già collabora nella Serenissima) in hotel di fascino con 55 suite, piscina, centro benessere, e un ristorante, ovviamente.


Una terra ricchissima per biodiversità e cultura vinicola, che ha tanto da offrire e con cui ispirare, tanto che chef Bartolini l’ha scelta per perpetuare il suo cammino stellare. E la decisione per il comando del timone è stata sul giovane talento Gabriele Boffa, resident chef alla Locanda del Sant’Uffizio.

Albese, classe 1987, con un curriculum che conta esperienze da grandi nomi come Yannick Alléno ed Enrico Crippa, Davide Scabin e Andoni Luis Aduriz, e ancora Alexandre Gauthier alla Grenouillere, Davide Palluda e da Pujol di Enrique Olvera. Chapeau!


Da un paio d’anni è qui a proporre la sua cucina fondata su autenticità, stagionalità e sperimentazione: “ho ricevuto molto da questa terra e dalle persone che la popolano e questo mi fa sentire in dovere di provare a trasmettere tutto quello che ho ricevuto, senza compromessi, conservando la forte identità del mio territorio, ma guardando al progresso e al mondo che mi circonda, che ho avuto la fortuna di incontrare da vicino e che non smetterò di scoprire”, racconta entusiasta.

Chef Boffa propone una cucina d’autore, innovativa ma che si rifà alla profonda tradizione di queste parti, che esalta la ricchezza del territorio, come i profumati e  pregiati tartufi del periodo, tra i migliori in circolazione.


Foto di Fiorenzo Calosso

I Piatti

Aperitivi di benvenuto



Accomodatevi sulle sedute di Baxter e lasciatevi vezzeggiare dal capitano di sala Francesco Palumbo (formatosi da Claudio Sadler e Carlo Cracco), che con un savoir faire per nulla sabaudo e tanto empatico, renderà gradevole l’intera esperienza. Ad occuparsi della piacevolezza dei sensi sarà invece il cuoco trentatrenne con un’amuse-bouche che dichiara apertamente quanto si vivrà, un percorso in cui il sapore non è mai camuffato o nascosto ma sempre nitido e, anzi, esaltato (che possa piacere o meno) da un’alta dose tecnica.

Crudo di pescato



Alla proposta della carta, si affiancano due menu degustazione: uno parla di Piemonte e di tradizione attraverso 7 corsi (90 euro),  l’altro più creativo è denominato “Progresso” e con 6 proposte (110 euro), a cavallo tra contemporaneità̀-visioni-mutazioni, viene espressa la visione (sempre comunque con richiami genetici e sentimentali piemontesi) di Gabriele Boffa.

Raviolo di semolino, toma di murazzano e panna al fieno di montagna con tartufo bianco d'Alba foto di Giulia Gattiglia


L’esperienza ludico gustativa vive giornalmente per dieci tavoli, numero che riprende il “modello” ideale di Bartolini in tutti i suoi ristoranti italiani: “la giusta dimensione per esprimere il proprio stile culinario e per accogliere al meglio gli ospiti coccolandoli perchè vivano appieno una grande esperienza del palato (ma non solo)”, afferma lo chef tristellato.

Agnolotti del plin integrali



Agli agnolotti del plin alla pancia di porcello dell’Alta Langa vengono contrapposti i ravioli di semolino, toma di Murazzano e panna al fieno di montagna o la pasta corta al cavolo riccio, lumache e caviale. Quando sapore e bilanciamento vengono prima di estetica e storytelling.

Agnello, rafano, limone amaro e zucchina trombetta



Foto di Fiorenzo Calosso

Indirizzo

LOCANDA DEL SANT’UFFIZIO

Strada Sant'Uffizio, 1 - Cioccaro di Penango (AT)

Tel +39 0141 916292

Mail info.rsu@ldchotels.com

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