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È a Londra il miglior bar del mondo, ma le mani sono italiane: il Connaught Bar è primo per i The World’s 50 Best Bars 2020

di:
Massimiliano Bianconcini
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Nonostante sia a Londra, a guidare il Connaught Bar è l’Italia con tre barman d’eccellenza. Per il Bel Paese la palma va al Drink Kong di Roma e al 1930 di Milano, le uniche due città in grado di competere a livello internazionale.

L'Evento

Il Connaught Bar di Londra è il miglior bar del mondo per il 2020, secondo la The World’s 50 Best Bar 2020, pubblicata ieri nel corso di una cerimonia digitale, iniziata sui social dell’Organizzazione intorno alle 16.30, ora londinese. La capitale del Regno Unito piazza addirittura tre locali fra i primi dieci e fa incetta di posizioni nel proseguo della lista, presentandosi come la patria della mixology a livello mondiale. Eppure, all’apice del buon bere miscelato, se si va a scavare a fondo, ci sono gli italiani con la loro eleganza, inventiva e capacità di gestire al meglio l’accoglienza.


L’importante risultato ottenuto dal Connaught Bar, che è situato in un hotel di Myfair, va associato al lavoro di una brigata tutta italiana: Ago Perrone, Giorgio Bargiani e Maura Milia, che si occupano dell’area bar, gestendo il bancone e la carta dei drink. Ma se si andasse ad indagare meglio, si vedrebbe che sono molti gli italiani in posizioni non dico apicali, ma di rilievo all’interno dei locali che compaiono nella lista di quest’anno. Eppure, la miscelazione italiana non ha quel risalto che gli sarebbe dovuto, a giudicare dai risultati che ottiene in giro per il mondo.


Infatti, sono solo due i locali italiani inclusi nella lista dei primi 50 al mondo. Si tratta del Drink Kong di Roma, che si piazza alla 45° posizione, e di 1930, cocktail bar di Milano che giunge alla 25° posizione. Entrambi migliorano la propria classifica, scalando posti. Il Drink Kong era entrato per la prima volta nella prestigiosa lista, ad un solo anno dall’apertura, all’82° posizione nel 2019, vincendo però uno dei più importanti riconoscimenti: il “Campari One to Watch”, in genere il preludio a qualcosa di molto importante, al netto di catastrofiche e improbabili performance nel corso dei successivi 12 mesi. Così è stato, confermando il detto che chi vince il “Campari One To Watch” ha un jolly importante da giocarsi (quest’anno è andato al Galaxy Bar di Dubai, che si è piazzato al 67° posto). Il 1930 d’altro canto continua la sua sfrenata corsa verso le prime posizioni della classifica, dimostrando stabilità e continuità nell’eccellenza. Nel 2018 in 82° posizione, lo scorso anno aveva fatto registrare un balzo importante raggiungendo il 44° stallo. Quest’anno eccolo salire ancora fino alla 25°, a ridosso davvero dai primi della classe. Non c’è che dire, meriterebbe davvero una visitina se non ci fossero le restrizioni da Covid.

Foto di Alberto Blasetti



Ora, se si guarda alla sola Italia, la mixology del Bel Paese non può essere troppo soddisfatta da come sono andate le cose nel 2020. Intanto, rispetto alle cinque presenze dello scorso anno - due tra i primi 50 e tre nella lista fino a 100 - si è ristretta la pattuglia degli italiani nel gotha del bere miscelato. Un apripista assoluto come il The Jerry Thomas Project, capace di innovare fin dal suo primo apparire la scena romana, avviando il rinascimento capitolino, quest’anno è sparito dai radar; eppure era al 50° posto solo dodici mesi fa. Così come il Nottingham di Milano, piccolo locale di culto meneghino, il cui titolare è sulla scena da più di 25 anni. Di Baccano, a sorpresa capace di farsi valere tra i big della miscelazione mondiale, nonostante il locale fosse stato progettato per accogliere una clientela vasta e variegata, turistica in senso lato, l’uscita di scena non è stata del tutto inaspettata.

Inoltre, per un osservatore straniero che studiasse la classifica degli ultimi tre anni, sarebbe pacifico che la miscelazione in Italia per il momento è un affare tra Roma e Milano. Sono infatti le uniche due città che sono riuscite ad esprimere candidati degni di entrare tra i best bar del mondo. Una cosa che non rende giustizia dei passi avanti che ha fatto il nostro Paese sul fronte della mixology. Eppure, per il momento, non meritano menzioni città importanti come Firenze e Venezia, nel Novecento patria di grandi novità in fatto di drink e che comunque avrebbero qualcosa da dire anche oggi. Ma soprattutto non meritano attenzione i tanti locali che in tutta la Penisola, anche nei piccoli centri del sud, delle isole o dell’appennino, lontani dai flussi turistici consolidati, da tempo sono attivi sul fronte del bere miscelato con drink e menù di altissimo livello e di sicuro interesse. Anche per la scelta dei prodotti in bottigliera, dei bicchieri e di tutti i dettagli che rendono efficace un drink; e che richiedono investimenti.

Al netto di tutto questo, non tutti i mali però vengono sempre per nuocere. Le due menzioni italiane, sono comunque più dell’unica di Parigi, Edimburgo, Oslo, Berlino, Stoccolma, Lima, Cartagena, Mexico City e di altre cities. Pareggiano le due di Atene e Buenos Aires; si fanno superare solo di misura, anzi di una sola misura, dalla Spagna. Inoltre, cosa non da poco, pareggiano le due dello scorso anno in un’ipotetica corsa con se stessi (come accade nel podismo). La parte del leone la fa il Regno Unito, anzi Londra, che esprime anche l’associazione che per prima, dal 2009, ha dato vita a questa grande iniziativa di marketing, che fa bene a tutti. Poi ci sono gli Usa, oggi al centro dell’attenzione per una tra le più controverse elezioni presidenziali, ma che esprime sempre valori assoluti quando si parla di mixology. C’è l’onda lunga dei paesi asiatici con Singapore, Hong Kong, Seoul, Bangkog, Tokyo, Taipei, Kuala Lumpur, Shanghai. C’è l’Australia con buoni piazzamenti e menzioni tra Sidney e Melbourne. Alla fine, quindi, pur avendo in totale solo quattro locali nei primi cento migliori al mondo, l’Italia si fa apprezzare e questo deve farci vedere il bicchiere mezzo pieno (visto che parliamo di drink). Nello stesso tempo non bisogna accontentarsi e conviene, piuttosto, concentrarsi sui primi dieci cocktail bar al mondo per carpirne i segreti che li hanno portati a stare là dove sono.

La Classifica

World's 50 Best Bars 2020


1. Connaught Bar, Londra (best bar in Europa)
2. Dante, New York (best bar in Nord America)
3. The Clumsies, Atene
4. Atlas, Singapore (best bar in Asia)
5. Tayer + Elementary, Londra (Di Saronno highest new entry)
6. Kwant, Londra (The London Essence best new opening 2020)
7. Florerìa Atlàntico, Buenos aires (best bar in Sud America)
8. Coa, Hong Kong (Nikka Whisky highest climber award)
9. Jigger & Pony, Singapore
10. The SG Club, Tokyo
11. Maybe Sammy, Sydney (best bar in Australasia - Michter's art of hospitality award)
12. Attaboy, New York
13. Nomad Bar, New York
14. Manhattan, Singapore
15. The Old Man, Hong Kong
16. Katana Kitten, New York
17. Licoreria Limantour, Città del Messico
18. Native, Singapore
19. Paradiso, Barcellona
20. American Bar, Londra
21. Carnaval, Lima
22. Salmon Guru, Madrid
23. Zuma, Dubai (Best Bar Middle East and Africa)
24. Little Red Door, Parigi
25. 1930, Milano
26. Two Schmucks, Barcellona (new entry)
27. El Copitas, San Pietroburgo
28. Cantina Ok! Sydney (new entry)
29. Lyaness, Londra
30. Himkok, Oslo
31. Baba Au Rum, Atene
32. Panda & Sons, Edinburgo
33. Swift, Londra
34. Three Sheets, Londra
35. The Bamboo Bar, Bangkok
36. Tjoget, Stoccolma
37. Buck & Breck, Berlino
38. Employees Only, New York
39. Bulletin Place, Sydney
40. Bar Benfiddich, Tokyo
41. Artesian, Londra
42. Sober Company, Shanghai
43. Indulge Experimental Bistro, Taipei
44. Bar Trigona, Kuala Lumpur
45. Drink Kong, Roma
46. Room by Le Kief, Taipei
47. Alquìmico, Cartagena
48. High Five, Tokyo
49. Charles H, Seoul
50. Presidente, Buenos Aires

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