Secondo Najat Kaanache l’alta cucina non è solo quella dei fine dining. Può trovar spazio anche in una dimora casalinga, gestita da chi conosce la tradizione a menadito.
L'opinione
Najat Kaanache è una famosa chef di origine africana nata a Orio, una città sul mare dei paesi baschi. Proprietaria di Nur, considerato il miglior ristorante d’Africa, parla ben 7 lingue e ha sempre nuovi progetti in cantiere; oggi ha momentaneamente lasciato il Marocco, dove sorge l’insegna, per approdare in Andalusia, che suo padre aveva raggiunto prima della sua nascita abbandonando il paese natale.L’idea è quella di aprire un ristorante capace di preservare le tradizioni enogastronomiche spagnole. Del resto, Najat Kaanache (secondo cui la giornata di 8 ore, in cucina, è assolutamente impraticabile) racconta che i ricordi della sua infanzia sono legati alle ricette della cultura ispanica in generale e basca in particolare; per questo ha deciso di dare vita a un’attività in cui far conoscere ai clienti i piatti che l’hanno ispirata nella vita.
Ma la chef e imprenditrice non ha sempre sognato di lavorare nel settore della ristorazione. Prima di scegliere la strada dei fornelli era un’attrice e, a differenza di tanti ex colleghi ipnotizzati dai locali di lusso, ha sempre avuto un pensiero chiaro sull’argomento: l’alta cucina non è l’unica via possibile per una ristorazione di qualità. “Un pomodoro ha lo stesso valore in un ristorante di lusso e a casa di tua nonna. Possiamo parlare della vocazione artistica del cuoco, dell’investimento che fa, delle stoviglie che usa, ma non esiste alta o bassa cucina. E, soprattutto, non è giusto che l’alta cucina sia per i ricchi e quella ‘comune’ per poveri.
Pensiamo un attimo alle nostre nonne, quelle che vivono nei casali, hanno i loro animali e non hanno la macchina per scendere in paese: chi siamo noi per dire che quello che fanno non è alta cucina? Il cibo è per tutti e tutti hanno il diritto di mangiare. Nei migliori ristoranti del mondo, effettivamente, ci sono poche donne. Penso che sia assurdo, perché normalmente le persone che cucinano in casa sono mamme e nonne, ma la società ci ha portati a questo”.
I suoi ricordi gastronomici preferiti? Un mix tra i piatti della tradizione marocchina, che la mamma preparava a casa per la famiglia, e gli odori e i colori delle pietanze basche. Se le si domanda cosa l’ha spinta ad entrare in questo mondo, poi, la risposta è: “Si vive una volta sola. È vero che nella vita devi studiare e lavorare, ma soprattutto devi cercare la felicità, che è qualcosa che non si può comprare.”
Fonte: eldiario.es
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