Giovane, talentuoso e pure intelligente: lo chef stellato Mory Sacko ha già capito che per conquistare i favori del grande pubblico occorre differenziare l’offerta. Certo, riscuotere tanti consensi il primo giorno di apertura di un ristorante non è da tutti… e allora, come c’è riuscito?
La Notizia
Il quotidiano Le Parisien ha incontrato lo chef Mory Sacko - chef di talento e ragazzo prodigio lanciato dalla trasmissione Top Chef - poche ore prima dell’apertura a Lione del suo pop-up EDO davanti alla basilica di Fourvière a Lione che rimarrà attivo fin al 31 luglio. Nel frattempo, le prenotazioni per quella che è solo la prima tappa di un tour sono state oltre 4.000 in 24 ore: pare che l'annuncio dell'apertura abbia letteralmente fatto impazzire il mondo dei gourmet.Qual è il tuo stato d'animo alla vigilia dell'inaugurazione?
Sono insieme felice ed emozionato, anche se ci sono molte cose da fare in fretta. Questo è un progetto enorme. Al contrario che a Parigi, non conosco i fornitori ma sarà comunque molto carino (ride).
Perché hai deciso di andare in tour e perché hai scelto Lione come prima tappa?
A Parigi abbiamo aperto EDO la scorsa estate (sul piazzale del Palais de Tokyo). Ha funzionato molto bene, ci sono stati servizi molto importanti per tre mesi, ma mi sembrava un peccato tornare nello stesso posto per offrire al pubblico la stessa cosa. Quindi, con tutto il team, abbiamo pensato che sarebbe stato bello partire per un tour in modo da poter proporre questa idea anche a quelli che vivono fuori dall'Ile de France. Così ho iniziato a studiare diverse città…. Lione per me era una meta ovvia. Già appena aperto Mosuke avevo ricevuto molte richieste di prenotazione dai lionesi. E poi, sono venuto a conoscere la città. Ho visto persone a cui piaceva davvero mangiare e che amavano far festa. C'era questo mix di giovani, studenti, lavoratori che si ritrovavano negli stessi posti e questo mi è piaciuto. Tutte queste ragioni ci hanno fatto pensare che Lione fosse la città perfetta per iniziare il tour EDO, tanto più che l'ambientazione è piuttosto suggestiva. Non me l'aspettavo, sono rimasto stupito. La vista è davvero incredibile. Ero già stato a Lione per uno shooting, ma non avevo avuto il tempo di esplorare completamente la città come avrei voluto. Tornare mi permetterà di vedere di più e di muovermi anche di notte.
Come farai a destreggiarti tra il tuo ristorante di Parigi e quello di Lione?
Ho un team di chef che sarà stabile a Lione. Sarò lì per avviare la macchina, ma una volta terminato mi muoverò tra le sedi. Nei giorni di apertura di Mosuke sarò a Parigi e tornerò a Lione nei fine settimana.
Offrirai una cucina diversa da quella che c'è nel menu del tuo ristorante con lo street food?
Sì, è importante che sia chiaro in modo che nessuno rimanga deluso. Il cibo di strada è davvero qualcosa che mi diverto a fare, tanto quanto il cibo gourmet. Le cucine africana e giapponese si esprimono molto anche per strada. In Giappone ci sono bancarelle dappertutto, lo stesso a Dakar o Abidjan: la gente vive mangiando e vive per mangiare. Quello spirito, quell'aspetto istintivo della cucina, mi parla. Volevo realizzare un menù che divertisse tutti e insieme offrisse un livello di qualità alto senza risultare troppo costoso: per me è importante che EDO sia accessibile a quante più persone possibile, perché a Mosuke lo scontrino medio è di oltre cento euro, quindi non per tutti.
Quanto si spenderà?
Si tratta di menu in cui ci sono diversi piatti da condividere. Per cose come il kebab siamo tra gli 8 e i 12 euro. Ci vorranno dai 6 ai 7 euro per i contorni. Per i dolci siamo su una fascia di 8 euro, quindi abbordabile. Ho voluto creare un ambiente esclusivo: ci saranno due tipi di atmosfere, una di giorno e una di notte con giochi di luce.
Troveremo elementi tipici della tua cucina come influenze francesi, africane, giapponesi?
Sì. Si tratta di estrarre l'essenza stessa di ciò che amo fare proponendola in una versione più semplificata. Ci saranno sapori giapponesi, dell'Africa occidentale, a volte anche entrambi nello stesso piatto. Semplifichiamo la forma ma soggetto e contenuto rimarranno gli stessi.
Da chef stellato, per te è importante diversificare le forme dell’offerta gastronomica?
Si, è estremamente importante, perché uno chef oggi non è definito solo da un singolo aspetto e voglio che la mia cucina parli a più persone possibile. Possiamo arricchirci anche con le cucine di strada perché ci liberiamo della ricerca puramente tecnica concentrandoci su gusto e istinto. Noi chef abbiamo tutti da guadagnare dal fare street food alla fine (ride). Il cibo è altrettanto buono, a volte è addirittura migliore. Ad esempio, ad alcune persone piace di più il pollo fritto rispetto a un piatto molto più complesso e difficile da decifrare: può risultare frustrante, alla fine. Il cibo di strada può essere molto, molto buono e il gusto deve essere impeccabile.
Fonte: foodandsense.com
Foto: crediti Mosuke Restaurant / Edo Restaurant