Chef

Dani García: “I giovani? Hanno perso l’ambizione: non vogliono sacrificarsi”

di:
Claudia Bartoli
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dani garcia bibo london

Dani García parla della sua carriera e dell’amarezza per la fine dell’era gloriosa dell’alta cucina. Senza risparmiare critiche ai giovani: “Non c’è più fame di successo. Nessuno è pronto a sacrificarsi”.

L'opinione

Dopo due locali a Marbella, lo chef e imprenditore Dani García (che qui ci ha raccontato i suoi problemi economici pregressi) annuncia future aperture a Parigi (Le Chambre Bleue) e Budapest (Alelí e Bibo). Il suo impero gastronomico si amplia sempre di più e con esso anche il suo staff, composto da circa un migliaio di dipendenti. García, però, all’apice del successo si pone delle domande sulla possibilità di conciliare il ruolo di chef con quello di imprenditore e uomo d’affari che gestisce un’immensa catena di ristoranti dislocati in diverse parti del mondo.


E se gli si chiede che rapporto ha con la creatività, risponde che “l’alta cucina era in anticipo di buoni quarant’anni prima che il pubblico potesse arrivare ad assimilarla e comprenderla. Mi sono reso conto che in qualsiasi campo artistico-culturale non tutti sono preparati come si potrebbe pensare. Mangiare è qualcosa che facciamo due o tre volte al giorno e alla fine le persone non vogliono veder associare il cibo a discorsi filosofici.”


Dunque, un cuoco deve saper parlare a tutti. Il mio sogno era sfamare milioni di persone, non pochi eletti”, racconta; proprio per questo ha deciso di chiudere il suo ristorante tristellato, differenziando l’offerta culinaria. Un progetto che non gli ha impedito di riconquistare due macaron. “Non mi sento a mio agio nel mondo dell’alta cucina”, confessa però. “Sento un grande vuoto, non mi vergogno a dirlo. Pensi a quella generazione, quella dei Juan Maris, dei Martin, dei Joan, dei Ferrán… Quella generazione ha dato tutto per niente. C’era la cucina ed era il tutto. Il resto non aveva importanza.”


Anche sullo staff che lavora nei suoi ristoranti, Garcia ha le idee chiare: “Prima c'era più fame, più ambizione per essere qualcuno... tutti vogliono emergere, ma nessuno è pronto a sacrificarsi. La nostra generazione era diversa. Penso che questo sia il problema del futuro”.


Fonte: huleymantel.com

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