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Ischia Safari: 300 campioni di cucina riuniti su un’isola. L’evento 2022

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina ischia safari

La resilienza è qui: fa boom Ischia Safari, la manifestazione di Nino di Costanzo, che porta sull’isola campana 300 operatori da tutta Italia dopo due anni di stop pandemico.

L'evento

“Parcheggio pieno, la strada è chiusa”. Smorzano ogni speranza i vigili di Ischia, appostati sulla via che conduce al Parco Termale Negombo, con una frase che si ripete perentoria a ogni bivio, mentre le macchine si incolonnano pazienti sotto la pioggia battente. Sembra quasi che tutta l’isola sia accorsa all’evento. Eppure, le previsioni meteo erano concordi da giorni: pioggia, e proprio la sera. Sentenza che suonava inappellabile per un evento all’aperto.


Non sono neppure le nuvole più fosche che si addensino oggigiorno all’orizzonte, eppure c’è voglia di festeggiare, dopo due anni di stop pandemico. Come per la ristorazione, come per il turismo italiano e internazionale, è effetto rimbalzo anche per Ischia Safari, la grande festa della cucina ideata nel 2015 da Nino di Costanzo e Pasquale Palamaro, cui oggi si è aggiunto Paolo Fulceri Camerini, custode del Parco Negombo.


E sono numeri importanti: gli operatori coinvolti, fra chef, pizzaioli, pasticcieri e artigiani, sono stati oltre 300, al riparo di diverse tensostrutture su una superficie di 2500 metri quadrati; i biglietti staccati diverse migliaia, ma i conteggi devono ancora arrivare. Come sempre il fine è benefico: si tratta di acquistare attrezzature e finanziare borse di studio per un istituto alberghiero (quest’anno tocca a quello di Soverato, in Calabria).



“Per noi è la sesta edizione, dopo aver saltato il 2020 e il 2021”, racconta emozionato Di Costanzo. “Tutto è partito un po’ per caso: io e Pasquale volevamo fare una cena a quattro mani e ci è venuto in mente di invitare degli amici e qualche giornalista. Alla fine, eravamo una decina, ma il giorno dopo tutti gli ospiti ci hanno richiamato entusiasti, chiedendo quando avremmo ripetuto l’evento. Così è diventato un appuntamento annuale e un’edizione dopo l’altra è sempre cresciuto, in modo esponenziale. Quest’anno, dopo un biennio di stop, avevamo una richiesta imponente anche dall’estero, ma fino all’ultimo abbiamo esitato. La macchina organizzativa era comunque partita e a un certo punto ci siamo detti che dovevamo ballare. Alla fine è andato tutto benissimo, anche se c’è stata un po’ di paura. La stessa cena di gala è stata un successo, nonostante il mare burrascoso abbiamo avuto pochissime disdette e le abbiamo subito sostituite. I Cerea in particolare sono amici che partecipano dal primo anno, insieme a Bobo tengo regolarmente una serata napoletana a Brusaporto e loro gentilissimi hanno sempre voluto ricambiare, questa volta nella persona di Chicco, che ha preparato i celebri paccheri della casa”.


Anche quest’anno avete scelto di finanziare un istituto alberghiero. Come mai?

Io ho frequentato l’alberghiero di Ischia ed era un istituto fatiscente, che cadeva a pezzi. Voglio fare in modo che i giovani non patiscano come noi. Per questo compriamo quello che ci viene chiesto, per esempio un forno moderno o altre attrezzature all’avanguardia, e finanziamo borse di studio presso grandi scuole di cucina per i ragazzi più meritevoli, che fanno meno assenze e hanno voti migliori.



Tu sei anche un mentore per i tuoi allievi, come Alessandro Cozzolino. Nel tuo spazio eri attorniato da giovanissimi.

Dicono che sono severo, ma la gente viene da noi per vivere un’esperienza e si aspetta emozioni straordinarie, quindi non ci è permessa alcuna sbavatura, non c’è spazio per la disattenzione e la superficialità, che sono sempre in agguato. Ricordo Enzo Ferrari, che era chiamato ‘il dittatore’ perché dai suoi pretendeva il massimo. Io ho la fortuna di lavorare con ragazzi straordinari, tutti giovanissimi, che stanno dando l’anima. Questa estate hanno sgobbato sei giorni su sette, a pranzo e a cena, dando letteralmente l’anima. Del nostro piatto, gli gnocchi di patate e riso con porcini, castagne e spinaci, abbiamo servito mille porzioni, non 300 come quelle richieste ai cuochi ospiti, nonostante la sera prima fossero in servizio. Quindi hanno preparato tutto da zero, meravigliosi.


 La cucina in questi anni ha affrontato grandi sfide. Una festa è anche il momento per fare sistema?

Qui al mare non possiamo lamentarci troppo, perché nei pochi mesi di lavoro che abbiamo avuto, l’intensità è stata massima. Certo in montagna è stata molto più dura, c’era l’impossibilità di muoversi, la privazione di tante libertà, che era pesante. Quest’anno abbiamo cercato di tornare alla normalità. Ischia Safari è la festa di noi cuochi, cui non capita spesso di poter stare insieme e bere un bicchiere di vino. È anche un modo per prolungare la stagione turistica ischitana, traghettandola oltre il mese di settembre. Fra gli ospiti come fra gli operatori abbiamo avuti tanti stranieri, in poche ore abbiamo coperto centinaia di metri quadrati, qualcosa che sembrava impossibile... Io sul lavoro faccio fatica ad assaggiare, ma ho visto tanta qualità e tante belle cose, soprattutto la volontà di far star bene le persone. Questa non è una gara, ci tengo a dire che i partecipanti sono stati tutti straordinari. Voglio ringraziare di cuore i professionisti che hanno lasciato le loro attività per un evento che spero aiuti a formare e motivare i giovani, dati i problemi comuni nel reperire manodopera nella ristorazione.



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