David White ha preso il timone della cucina in uno yacht extra lusso e ci racconta perché il suo impiego è totalmente diverso da quello di uno chef che lavora al ristorante.
La notizia
Forse non conoscete Below Deck Mediterranean, sorta di reality che racconta la vita quotidiana di nove membri dell’equipaggio di uno yacht particolarmente lussuoso. Fatto sta che la serie conta moltissimi affezionati ed è ormai giunta alla settima edizione. Fra i concorrenti spicca lo chef David White, che ha recentemente svelato in un’intervista a Food Sided cosa significa realmente cucinare su un’imbarcazione di tale calibro (vi avevamo già parlato qui dei "capricci" dei vip sugli yacht).Si tratta da un’esperienza molto diversa da quella che i suoi colleghi vivono lavorando in una normale cucina di un hotel o di un ristorante e, se si chiede a White cosa gli manca di più da quando prepara i piatti per l’equipaggio di Home, lui risponde “la brigata”, perché di fatto opera in totale autonomia.
“Su uno yacht charter di 50 metri ci sei solo tu in cucina e ti occupi di tutto, pulizia inclusa. Come chef, è la nave più difficile su cui lavorare perché c’è molto da fare, il che crea ancora più pressione. Se riesci a cavartela qui, puoi farlo su qualsiasi altra imbarcazione. Mi mancano le battute con la squadra e il clima che si crea durante il servizio al ristorante, mi mancano davvero. È molto più divertente se stai insieme ad altre persone.”
Anche se non è la prima volta che David White si trova a lavorare su uno yacht, lo chef ammette che non è semplice, perché gli spazi in cui muoversi sono ristretti (“La cucina? Un buco”) e i tempi da rispettare stringenti. “È sempre difficile entrare in una nuova cambusa e capire quale attrezzatura funziona. Per di più, bisogna essere in linea con le esigenze dell’equipaggio e ho a disposizione solo 24 ore prima dell’arrivo degli ospiti per ordinare prodotti e rifornire completamente la cucina.” Un vero tour de force.
E i clienti? “Cambiano molto spesso idee a tavola: distribuiamo delle schede con preferenze da indicare, ma poi vogliono altro. Io sperimento con piatti creativi, soprattutto se parliamo di menu degustazione. Il segreto è specializzarsi nelle preparazioni espresse e non fare tutto in anticipo. Perché magari, alla fine, ti chiedono una pizza e tu hai solo sprecato tempo. Non puoi mai dire di no; ringrazio i miei anni di esperienza all’estero: girando il mondo ho imparato ad ascoltare e soddisfare rapidamente le richieste degli ospiti”. L’ingrediente del successo? “Flessibilità, non c’è dubbio!”.
Fonte: foodsided.com
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