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Anne-Sophie Pic: "Nascere in una famiglia di grandi chef può essere un peso”

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina anne sophie pic

Anne- Sophie Pic è la grande dame della cucina francese, con otto stelle Michelin e il primo titolo di miglior cuoca del mondo. Ma il peso di una famiglia di tristellati rischiava di schiacciarla. Ecco come ha trasformato la paura di fallire in forza e determinazione.

L'intervista

Un destino già scritto, o forse l’opportunità di una strada già spianata? In qualsiasi ristorante familiare, prima o poi, si apre il bivio e un giovane è chiamato a scegliere se proseguire o cambiare. Sono pochi alla fine quelli che riescono a tenere il passo di genitori ingombranti, scrollandosi di dosso l’etichetta mortificante del “figlio di”. Anche Anne-Sophie Pic, che oggi vanta 10 stelle Michelin ed è la cuoca più stellata di sempre, nonché la prima in assoluto a essere stata premiata dai 50 Best come migliore del mondo, ha dovuto fare i conti con un’eredità problematica, tanto che alla cucina è arrivata come altri in seconda battuta, dopo avere intrapreso altre carriere e totalmente priva di una formazione professionale.


Il nonno André vantava già tre stelle agli esordi della rossa, nel 1934, ma suo padre Jacques, che le aveva recuperate dopo qualche sbandata grazie al suo celebre gratin di gamberi di fiume, non era da meno. Era stato lui a svezzarla, insegnandole ad assaggiare e attraverso il suo esempio, ma senza un vero training professionale. Tre mesi dopo il suo rientro in azienda, poi, era mancato. Persa nuovamente la terza stella nel 1995, è stata lei a recuperarla nel 2007, dopo 10 anni alla guida della cucina.

Crediti Serge Chapuis



All’inizio ho sentito la pressione dell’eredità familiare: due generazioni prima di me, entrambe con tre stelle Michelin. Ero spaventata e turbata. Ma poi ho realizzato di dover seguire il mio percorso. Quello che mi era sembrato un peso insopportabile sopra le spalle, ha finito per convertirsi in una grande forza. Essendo autodidatta, sentivo il dubbio attorno a me. Non volevo fallire, ma ero tormentata. I più mi auguravano il successo, ma c’era chi opinava sulla legittimità di una figura femminile. Attraversare le difficoltà è qualcosa che regala forza e penso che anche questo sentimento di legittimazione mi abbia stimolato. Si tratta di trasformare una debolezza in potere”.

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Crediti Kevin Vaubourg



“Le cose a quei tempi erano molto diverse. Ho iniziato sentendomi in dovere di emulare mio padre, che dovevo comportarmi e gestire la cucina come un uomo. Ma a un certo punto mi sono resa conto che dovevo essere me stessa: una donna. La mia sensibilità non è una debolezza, ma una forza. Le donne negli anni hanno capito il loro vero valore e portano in tavola abilità complementari. Spingono di più, vogliono comprendere più a fondo. Penso sia una questione di sensibilità, di capire il mestiere e portare un contributo di diversità, cambiando le regole ed essendo se stesse, senza imitare nessuno. Ma l’evoluzione è sfumata. Oggi gli uomini hanno cambiato il modo in cui percepiscono le donne nelle cucine professionali. Hanno ascoltato, hanno capito che bilanciare i sessi in brigata porta attitudini e abilità complementari. C’è spazio per tutti”.

Fonte: luxurylondon.co.uk

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Foto di copertina: Crediti Fanck Fife

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