Quali saranno i 10 ristoranti più cool del 2021? Ann Abel lo ha chiesto su Forbes a un manipolo di “professional eaters”, che a dispetto di restrizioni e divieti, nel rispetto dei protocolli, non hanno mai smesso di esplorare la gastronomia mondiale.
I Ristoranti
ATOMIX, NEW YORKUn ristorante profondamente radicato nelle tradizioni secolari della cucina coreana, dove ogni piatto è introdotto da una spiegazione scritta delle sue origini, da cui origina la creatività senza confini degli chef. Invernizzi ne loda la finezza degli aromi e la freschezza al palato.
BORAGÓ, SANTIAGO
Thomsen lo definisce “il Noma sudamericano”. Qui Rodolfo Guzman ha portato alla ribalta mondiale gusti, ingredienti, tecniche sconosciuti della tradizione cilena, riscrivendone completamente le regole.
DANI MAISON, ISCHIA
In uno scenario da favola, Nino di Costanzo seduce gli ospiti con la sua visione innovativa di prodotti e suggestioni campani, elevati ad alta cucina. L’arte è ovunque, commenta Invernizzi.
HIGASHIYAMA WAKON, KANAZAWA
“Uno dei ristoranti più belli in cui sia mai entrato”, descrive Huber. Due tavoli per una cucina in miniatura e quattro cuochi, intenti a modernizzare il kaiseki con piatti semplici ma audaci, dall’esecuzione impeccabile.
KOKS, ISOLE FAROE
“Le isole Faroe sono un antico microcosmo di prodotti eccitanti, storia nordica, miti vichinghi, 37 parole per la nebbia e anche di più per i prodotti fermentati, 70mila pecore, una fiorente industria del pesce, incantevoli cascate, personalità eccentriche, una lingua madre parlata da appena 50mila persone. E poi c’è la perla culinaria: Koks”, illustra Thomsen, che lo ha messo al centro della sua seconda opera, Michelin Stars II, attualmente in lavorazione. Un due stelle che sospende l’incredulità, la cui cucina a chilometro zero è perfettamente sostenibile.
NOOR, CORDOVA
Un ristorante scelto da Thomsen per la stimolante esplorazione da parte di Paco Morales, “Indiana Jones” in giacca bianca, del lascito gastronomico arabo (il nome sta per “leggero”). “Come sedere nel Sahara mille anni fa, ma con tecniche moderne”.
ROTE WAND CHEF’S TABLE, SCHUALHUS
È il regno di Max Natmessnig, a lungo spalla di Cesar Ramirez, i cui insegnamenti sono stati tradotti con intelligenza nel codice alpino. Per Huber il migliore ristorante austriaco.
SORN, BANGKOK
Per Invernizzi, il posto giusto dove misurare le potenzialità della cucina tailandese contemporanea. Al centro del piatto ci sono gli ingredienti e i sapori delle regioni meridionali, contaminate da influenze musulmane cariche di spezie.
TABLE BY BRUNO VERJUS, PARIGI
Bruno Verjus rappresenta per Invernizzi la personificazione del carisma dello chef francese; il suo ristorante “il luogo giusto per guarire con cibo e sorrisi”.
YNYSHIR RESTAURANT AND ROOMS, MACHYNLLETH
Un antico maniero in mezzo al nulla, oggi regno della cucina di Gareth Ward, per Huber “un fenomeno naturale della Gran Bretagna del nord”. Si può scegliere dove sedere fra varie ambientazioni, ma il menu di 20 corse è unico. La cucina è materica, con un forte accento sulla carne, influenze giapponesi e divagazioni molecolari.