Attualità enogastronomica

Dramma ristoranti italiani: a rischio chiusura 45.000 aziende

di:
Alessandra Meldolesi
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ristorazione coronavirus

A rischio chiusura sarebbe secondo i calcoli il 10% delle imprese attive nel commercio e nel turismo, pari a 270 mila unità. Tra i settori più colpiti, quello della ristorazione con 45 mila unità.

La Notizia

Apocalypse now. È l’Ufficio Studi di Confcommercio a lanciare l’allarme sulle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 in un rapporto ripreso dal membro di Giunta Enrico Postacchini nel corso di un’audizione alla Commissione industria del Senato. A rischio chiusura sarebbe secondo i calcoli il 10% delle imprese attive nel commercio e nel turismo, pari a 270mila unità, “almeno per tutto il 2020 e nella forma giuridica, secondo la proprietà e la location attuale”, per un terzo nel commercio e due terzi nei servizi. Trascinerebbero con sé 420mila posti di lavoro. Fra i più colpiti, nel caso la situazione non dovesse ristabilirsi a breve con una normalizzazione generale in ottobre, figurerebbero hotel, bar e ristoranti, ma anche negozi di vestiti, attività di intrattenimento e di cura, agenzie di viaggi e ambulanti. Per la sola ristorazione si prevede il peggio per 45mila ditte, appena sopra la mannaia sulle professioni (-49mila).



Nel settore del commercio al dettaglio i costi fissi possono arrivare al 54% dei costi di esercizio, cosicché una riduzione del volume di affari del 50% a causa delle norme di distanziamento produrrebbe un profitto lordo pari al costo del lavoro per dipendente, con azzeramento del profitto economico per l’imprenditore e conseguente indifferenza al prosieguo dell’attività. Difficile in particolare reggere l’urto per le ditte individuali, con uno o nessun dipendente, pari a oltre 174mila unità produttive. I costi fissi ammontano in questo caso al 15% dei ricavi, ma basta un calo del 10% per sprofondare sotto la soglia di sopravvivenza. Per le micro-imprese attive nell’accoglienza e nella ristorazione la soglia si attesterebbe un po’ più in alto, attorno al 20-30%. Ma il bilancio potrebbe anche essere peggiore, a causa di un calo della domanda che allo stato attuale è ancora difficile stimare.

Capitolo vacanze, le proiezioni dicono che con l’eccezione dei proprietari di seconde case, appena il 20% degli italiani se le potrà permettere, con perdite per il settore che a fine anno potrebbero toccare i 120 miliardi. I consumi infine dovrebbero calare dell’8%, ovvero di 84 miliardi di euro, con una percentuale negativa di 48,5% nell’hôtellerie e 33,3% nella gastronomia.

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