Il ristorante londinese di Hélène Darroze esce fiammante da due mesi di ristrutturazione e ammodernamento, che hanno sintonizzato gli ambienti sulla creatività della cucina.
La Notizia
È arrivato il momento di alzare il sipario sul nuovo Connaught: il ristorante londinese di Hélène Darroze esce fiammante da due mesi di ristrutturazione e ammodernamento, che hanno sintonizzato gli ambienti sulla creatività della cucina. Quindi il rinnovamento della sala, della cucina e del menu, la creazione di uno Chef’s Table e uno spazio dedicato all’Armagnac.
Al centro dei piatti, secondo la filosofia della cuoca, resta il prodotto. Ogni menu inizierà con un consommé di stagione, per battezzare il palato e predisporlo al pasto. Gli ospiti potranno poi compiere la loro scelta fra i piatti in base alla provenienza dell’ingrediente chiave, per esempio il piccione del Denbighshire, il porcino della Scozia, se possibile i pesci di precise barche, come il rombo di The Ajax, Cornovaglia. E il cambiamento sarà accelerato, per tallonare il meteo in Gran Bretagna.

La Darroze spiega: “Ogni piatto che ho creato è parte di quello che sono, non solo del mio lavoro e dei miei viaggi, ma anche della mia famiglia e delle mie squadre, passate e presenti, nonché degli incredibili artigiani che ho imparato a conoscere e rispettare. Dopo 10 anni di scena londinese, ho l’opportunità di mettere ancora più a fuoco la straordinaria qualità di alcuni fra i migliori produttori britannici. Sono diventati una parte sempre più importante del menu e completano alla perfezione il mio legame indissolubile con i prodotti del sud ovest della Francia. La ristrutturazione mi ha regalato una piattaforma perfetta per metterli in mostra al meglio”.

Capitolo mise-en-place, la Darroze ha scelto piccoli artigiani contemporanei e case di design iconiche: la ceramista Ema Pradere ha creato le ciotole fatte a mano per i consommé iniziali, mentre Hermès ha fornito il suo servizio da tè e caffè Bleu D’Ailleurs.
Nel rispetto dell’integrità dell’hotel storico che ospita il ristorante, l’architetto Pierre Yovanovitch dal canto suo ha tratto ispirazione da piatti e mise-en-place, piazzando qua e là i suoi tocchi artigianali. La sala rivestita di legno è stata illuminata e alleggerita grazie a colori profondi e ricchi tessuti, alle sfumature pastello delle sedie, rosa e verdi inframezzate dal cuoio. Mentre il lampadario in vetro soffiato a mano e ferro battuto smaltato di blu porta un contrasto contemporaneo, insieme alle tavole di legno di quercia con ceramica rossa e base metallica. Sui lati si contrappongono infine i dipinti di Damien Hirst, commissionati da The Connaught.

Scendendo le scale si accede alla cucina con ampio chef’s table. È caratterizzato da pareti rivestite in legno, lampade di Matteo Gonet, un piano di marmo rosa e morbide poltroncine. Può ospitare fino a 10 persone, sotto un affresco blu cobalto firmato Rochegaussen. Il menu, diverso dalla sala, è conviviale e basato sull’interazione con i cuochi, che presentano personalmente i piatti.
In cantina le referenze sono oltre 3000, le bottiglie oltre 20000. A sceglierle sono stati il sommelier Marko Benzo, ora promosso restaurant manager, e il suo successore Daniel Manetti, che continuano a girare cantine e tenere wine tasting. Ma la famiglia Darroze è celebre anche per l’Armagnac, il più antico distillato di Francia, risalente al XIV secolo. A occuparsene è il fratello di Hélène, Marc: sono 250 etichette da 30 case e 50 annate differenti, in una collezione da sogno.
Le foto sono di Jérôme Galland