Nel corso della serata al Teatro Regio di Parma sono stati presentati in anteprima l’Archivio storico digitale del Consorzio e la nuova Identità sonora del Parmigiano Reggiano. Al Presidente della Repubblica, consegnato il riconoscimento “Coltello d’oro”.
90 anni di tradizione, di saper fare tramandato di generazione in generazione, di passione ed eccellenza. 90 anni di storia, quella del Consorzio del Parmigiano Reggiano che ha celebrato il 90° anniversario della fondazione, avvenuta nel 1934, con una serata speciale al Teatro Regio di Parma. Lo ha fatto insieme a tutti i caseifici soci, al personale del Consorzio, agli operatori della filiera, oltre alle autorità locali e le rappresentanze degli enti economici legati alla zona di origine. Un momento di festa per tutti, un momento per “restituire la storia a chi la storia l’ha fatta”, come ha tenuto a sottolineare il presidente Nicola Bertinelli.
A conferma dell’importanza di questa Dop, quale prodotto fondante del patrimonio gastronomico italiano, e del valore di chi ogni giorno si impegna e partecipa alla sua creazione, la cerimonia ha visto la presenza del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Un segnale significativo del ruolo di primo piano del Parmigiano Reggiano tra i prodotti cardine dell’Italia, portavoce della sua eccellenza a livello globale da quasi un secolo. Nove decadi ricche di sapore, di meticolosa maestria, raccontati attraverso foto d’epoca, documenti, pubblicità del passato, proiettati nel corso della serata sulle note di alcune delle musiche più emblematiche, che hanno caratterizzato gli ultimi 90 anni, suonate dalla Gerardo Di Lella Grand Òrchestra.
L’evento, dal titolo “7 battiti, 90 anni di futuro”, con la conduzione di Federico Quaranta, è stata anche l’occasione per presentare due importanti progetti di riferimento per il futuro del Consorzio: l’Archivio storico digitale e la nuova Identità sonora del Parmigiano Reggiano. L’Archivio storico digitale è un vero e proprio scrigno di materiali costituito da oltre 1.500 fotografie, 200 video, 3.000 documenti tra cui i verbali dei Consigli di amministrazione, rassegne stampa, pubblicazioni, disegni e illustrazioni, oggetti e merchandising, nonché la storia della comunicazione del Consorzio: dai Caroselli dei primi anni Sessanta con protagonisti Giorgio Gaber e Francesco Mulé, fino alle campagne televisive e i manifesti pubblicitari. Un lavoro di ricerca e digitalizzazione importante, consultabile da tutti coloro che vorranno approfondire la conoscenza di un prodotto divenuto parte integrante della vita degli italiani.
Poi l’identità sonora del Parmigiano Reggiano, qualcosa di inaspettato e originale, realizzata dall’agenzia italiana di audio branding BrandMozart e suonata in anteprima durante la serata. Si tratta di un brano dal titolo 7 battiti che intende sottolineare come non solo il gusto, ma anche il suono abbiano caratterizzato da sempre la storia del Parmigiano Reggiano attraverso il rituale della “battitura”: il controllo di ogni singola forma, effettuato mediante il tipico martelletto per verificare la qualità del prodotto, a opera di esperti “battitori”. Un modo per simboleggiare la semplicità, genuinità e bontà di questa Dop, guardando al passato per non dimenticare le proprie origini ma, al tempo stesso, proiettandosi verso il futuro forti di radici ben salde. Dopo la consegna del dono “Coltello d’oro” al Presidente della Repubblica, una rappresentazione di alta oreficeria italiana realizzata in oro dell’iconico coltello a mandorla utilizzato per l’apertura della forma e per scagliare il formaggio, l’evento si è concluso con una cena presso il Complesso Monumentale della Pilotta.
«Siamo fieri che il Presidente della Repubblica ci abbia onorato della sua presenza in questa serata che non è solo una ricorrenza, ma un’occasione per rivivere insieme quella che è stata la nostra storia e scrivere insieme le pagine del nostro futuro», ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. «Il Consorzio fu fondato il 27 luglio 1934 da 28 produttori animati da una formidabile intuizione: quella di raggiungere obiettivi irraggiungibili dai singoli, grazie all’azione comune. Questo è il perno della nostra storia, il saper “fare insieme” che ha legato i produttori della comunità del Parmigiano Reggiano e ci ha permesso di attraversare e superare le grandi sfide della storia del nostro Paese: dalla Seconda guerra mondiale alla ricostruzione del Dopoguerra; dal terremoto in Emilia del 2012 al Covid. Questo è il più grande insegnamento che viene dal passato e che deve ora guidarci verso gli anni a venire. Con questa serata abbiamo preso un impegno, a nome di tutti i produttori e lavoratori della nostra comunità, dinnanzi al Presidente della Repubblica: quello di affrontare le sfide di oggi e del futuro con rinnovata convinzione nella nostra azione basata sul “fare insieme”, che ci ha premiato fino ad oggi.
Consapevoli che questa non è solo un’opportunità per tutti noi, ma anche una responsabilità per il ruolo di portabandiera e di esempio che ricopriamo per una parte assolutamente rilevante di imprese, lavoratori e cittadini italiani. Un ruolo che eserciteremo con un’attenzione particolare agli aspetti che ci stanno più a cuore: il rispetto per il territorio, la sostenibilità ambientale e sociale, l’attenzione maniacale alla qualità che contraddistingue da sempre il nostro prodotto».
L’IMPORTANZA SOCIALE ED ECONOMICA
Ma il Parmigiano Reggiano non rappresenta solo una eccellenza culinaria, racchiude anche un importante valore sociale. Guardando i dati, infatti, la Dop rappresenta una risorsa economica che alimenta consumi per oltre 3 miliardi di euro all’anno, con 292 caseifici produttori, oltre 2.100 allevatori e conferenti latte, e una filiera produttiva che coinvolge oltre 50.000 persone. Baluardo della sostenibilità sociale, contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana, ed è il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Basti pensare che oltre il 21% della produzione totale, circa 861.000 forme, si è concentrata negli 83 caseifici di montagna, che impiegano oltre 800 allevatori.
Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate, invertendo una tendenza di decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014, e ha partecipato allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato . A questo si aggiunge che il Consorzio è da sempre un attore in prima fila nella promozione delle Indicazioni geografiche come strumento di sviluppo del settore agroalimentare in Europa, a partire dalla conferenza di Stresa del 1951 fino alla stesura dei recenti regolamenti comunitari sulle Indicazioni geografiche. Oggi esprime un modello di cooperazione per la gestione del bene comune legato all’IG studiato e imitato da tantissime comunità italiane ed estere.