L’uva-orgoglio della prefettura di Ishikawa vanta acini XL e un gusto intenso grazie alla straordinaria concentrazione di zuccheri. Il singolo acino potrebbe, però, costare fino a 400 euro: storia, caratteristiche ed evoluzione della varietà Ruby Roman.
Il prodotto
L’amore del popolo giapponese per i cibi eccezionali, trattati e pagati come beni extra lusso, è cosa risaputa. Forse, però, non tutti sanno che, dopo la carne di Kobe, le angurie quadrate Denuske, le mele Sekai, le fragole Bijin-hime, sempre dall’impero del Sol Levante arriva Ruby Roman, la varietà di uva da tavola più costosa al mondo. Si pensi che nel 2020, durante un’asta dedicata, un grappolo di Ruby Roman da 900 grammi ha superato il prezzo di 10.000 dollari. Viene spontaneo domandarsi: ma perché una varietà d’uva può arrivare a costare così tanto?
Anzitutto, Ruby Roman cresce esclusivamente nella prefettura di Ishikawa, nella regione giapponese di Chūbu, precisamente sull’isola di Honshū. La sua coltura è iniziata nella primavera del 1995 presso il Sand Dunes Agricultural Research Center, dove 400 semi raccolti da grandi uve nere chiamate Fuji Minoru sono stati seminati in un terreno di prova per soddisfare i desideri dei produttori di uva. I giovani alberi hanno cominciato a dare spettacolo intorno al 1997, quando solo quattro dei 400 esemplari presenti hanno regalato i frutti: Ruby Roman è uno di questi. Per la commercializzazione, però, si è dovuto attendere il 2008: il successo è stato istantaneo e i prezzi sono “maturati” rapidamente.
I criteri per classificare un’uva come Ruby Roman sono rigorosissimi: ogni acino deve pesare almeno 20 grammi, avere un diametro minimo di 30 millimetri e presentare un contenuto zuccherino pari al 18%. Esiste anche una premium class di Ruby Roman con chicchi che superano i 30 grammi. Prima di essere messi sul mercato questi ultimi vengono ispezionati uno ad uno e, superati i controlli, su ogni confezione viene posta una certificazione di autenticità. I grappoli di Ruby Roman presentano un vivace colore rosso rubino e una sorprendente dolcezza: le bacche sembrano delle vere pietre preziose.
La Ruby Roman è coltivata all’interno di serre dove, oltre a dimensione, nuance e grado zuccherino, massima attenzione è riservata ad altri tre parametri, ovvero l’intensità della luce (fondamentale per lo sviluppo del colore: se ce n’è poca, infatti, l’acino avrà una tonalità bianca e pallida); la temperatura controllata con l’apertura delle finestre, per garantire la circolazione dell’aria; infine, i severi metodi di coltivazione -sia manuali che meccanici. Tutta questa cura serve a garantire la produzione di grappoli dagli acini uniformi e identici tra loro. L’estetica del cibo, infatti, è un aspetto fondamentale della cultura gastronomica nipponica. Si pensi che gli abitanti di Ishikawa sono così orgogliosi di questo frutto che il nome “Ruby Roman” è stato scelto tramite un referendum pubblico.