Realizzata a mano con sapienza plurisecolare, la carapigna sarda è progenitrice dei sorbetti di oggi; preparata in occasione di sagre ed eventi, è una festa per il palato e incuriosisce per la lunghezza e complessità della sua preparazione.
La storia
Chi non conosce la carapigna? È un sorbetto artigianale al limone, sempre presente agli eventi sardi, i cui segreti sono custoditi di generazione in generazione da alcune famiglie di origine barbaricina. La carapigna sarda pare abbia origini a fine Cinquecento quando l’arte di confezionare sorbetti e gelati viene diffusa dagli Spagnoli, dominatori dell’Isola, insieme al nome, garapiña, che diventa in sardo sa carapigna.![](/upload/multimedia/Sebastiano-Pranteddu-Sa-Carapigna-2.jpg)
Inizialmente, sino al Settecento, è un prodotto esclusivo, preparato per la nobiltà spagnola e isolana, che d’estate si rinfresca grazie a questo sorbetto fatto a mano, gustandolo in due gusti, mandorle e cannella e limone.
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Nel Settecento in Sardegna la carapigna è preparata non solo al limone ma anche al latte di mandorle e alla cannella: lo testimoniano gli scrittori Andrea Manca dell’Arca, che parla di [mandorle] fresche con cui fare “sorbette rinfrescanti”, e l’Anonimo Piemontese, funzionario sabaudo che racconta di come la nobiltà cagliaritana usi accompagnarla con biscottini: “Questi sorbetti sono di limone, latte d’amandorle, e cannella e sono molto dolci. Li biscottini e dolci si servono in gran bacile ed in un batter d’occhio sono vuote”.
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Negli inventari ottocenteschi degli attrezzi di cucina del Palazzo Regio di Cagliari sono stati trovati diversi oggetti relativi alla preparazione e al consumo della carapigna, comprese cinque sorbettiere, vasi e stampi per gelati, di cui era ghiotta la famiglia Savoia.
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Nel corso dell’Ottocento il prodotto diventa via via popolare, sino a divenire un must delle feste nel Novecento. Le famiglie barbaricine depositarie dei segreti della carapigna nel Novecento si trasferiscono in pianura, per rifornirsi di ghiaccio dalla fabbrica aperta nel 1909 a Cagliari, mentre le antiche neviere diventano un pallido ricordo del passato.
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Foto: Crediti Sebastiano Pranteddu
Il prodotto
Ancora oggi la carapigna incanta i suoi estimatori per il suo essere realizzata artigianalmente, per il gusto unico, che rimanda allo straordinario patrimonio immateriale e materiale della gastronomia sarda.![](/upload/multimedia/Sebastiano-Pranteddu-Sa-Carapigna-4.jpg)
Ecco la preparazione: dopo aver tagliato il ghiaccio in grossi pezzi su carapigneri lo dispone nel barrili, in legno di castagno, inserendo al centro la carapignera o sorbettiera (oggi in acciaio) con manico impugnabile, che contiene acqua, succo di limone filtrato e zucchero.
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Il ghiaccio si cosparge di sale marino per accelerare lo scambio termico tra barrili e carapignera, accelerando così la ghiacciatura della limonata. Stessa funzione hanno i movimenti ritmici dell’artigiano, impressi attraverso il manico della sorbettiera, rotatori e semirotatori: la durata della preparazione dipende dalla sua abilità, in media occorre mezz’ora. A quel punto si stappa la carapignera e il sorbetto, morbido, rinfrescante, gustoso, è pronto per essere porzionato e servito.
Foto: Crediti Sebastiano Pranteddu