Ha iniziato prestissimo a cucinare, per poi collezionare esperienze di rilievo da Eleven Madison Park a Ossiano. Oggi guida a Dubai un gruppo di 32 persone nel ristorante di Heston Blumenthal.
Lo chef
Sotto il sole sfavillante di Dubai, tra palme, skyline dorati e grattacieli che sfidano le nuvole, c’è una cucina che racconta storie più affascinanti di mille e una notte. È quella di Dinner by Heston Blumenthal, la costola mediorientale dell’universo gastronomico dello chef britannico, incastonata nel lussuoso scrigno dell’Atlantis The Royal. E da oggi, a dirigere questa macchina del gusto c’è Chris Malone, che da brillante talento di bottega è diventato timoniere di uno dei ristoranti più visionari del panorama internazionale.

Il nome può suonare nuovo alle orecchie del grande pubblico, ma chi mastica fine dining lo conosce già bene: australiano di origine, Malone è uno di quei cuochi che non urlano ma scolpiscono sapori, uno chef che non si accontenta di eseguire, ma che desidera raccontare — nel piatto — storie intense, stratificate, evocative. E proprio questa affinità narrativa lo ha riportato là dove tutto è cominciato: nella brigata del Dinner by Heston Blumenthal, dove aveva già lasciato il segno nella fase di pre-apertura, cinque anni fa. Dopo aver affinato le armi in alcuni dei ristoranti più blasonati del mondo, oggi ne assume ufficialmente le redini come chef de cuisine, guidando un team di 32 cuochi e collaborando direttamente con Blumenthal e con James “Jocky” Petrie della The Fat Duck Group per spingere il ristorante ancora più in là, verso una nuova frontiera del gusto.

La parabola di Malone ha il sapore delle grandi avventure culinarie. Ha mosso i primi passi nel cuore verde del Fraser’s in Kings Park, a Perth, a soli 15 anni. Lì, in mezzo a pentole fumanti e mise en place curatissime, è sbocciato un talento precoce, riconosciuto già in giovane età con la vittoria di diversi concorsi gastronomici. La sua ascesa non è stata frutto del caso, ma di studio, sacrificio e visione.

Nel 2018, un certo Daniel Humm, mente sopraffina del tre stelle Eleven Madison Park, lo nota e lo invita a entrare nella propria squadra. È il tipo di invito che può cambiarti la vita, e per Malone è stato così. Da lì, un susseguirsi di esperienze ai massimi livelli: entra nel team di pre-apertura del Davies and Brook al Claridge’s di Londra, poi vola a Dubai dove guida il ristorante stellato Ossiano, trasformandolo da locale ispirato al tapas-style a un’esperienza gastronomica totalizzante, multisensoriale, costruita attorno all’idea di profondità di gusto e narrazione culinaria.

Ed è proprio in questa tensione tra precisione tecnica e immaginazione che Chris Malone trova la sua cifra. Non si accontenta di impressionare, vuole coinvolgere, trasportare il commensale in una vera e propria “odissea del gusto”. Quando ha accettato la proposta di tornare al Dinner by Heston Blumenthal non lo ha fatto per nostalgia, ma per un sentimento più profondo. “Mi sento incredibilmente onorato di essere di nuovo qui. Questo posto per me è come una casa”, ha dichiarato. Parole che lasciano trasparire non solo affetto, ma anche un legame viscerale con la filosofia di Blumenthal, con quella sua capacità quasi alchemica di fondere scienza e memoria, passato e futuro, molecole e emozioni. “La visione culinaria di Heston è sempre stata per me una fonte d’ispirazione”, ha aggiunto Malone. Il suo obiettivo? Offrire ai clienti un’esperienza gastronomica che sia “non solo memorabile, ma anche uno specchio autentico della magia, della passione e della straordinaria narrazione che contraddistingue l’arte di Heston”.

E a giudicare dai riconoscimenti collezionati, la rotta sembra quella giusta. Nel giugno 2024, il Dinner by Heston Blumenthal ha confermato la stella Michelin, ha raggiunto la posizione 33 nella classifica dei 50 Best Restaurants MENA, mantenuto le tre toque del Gault&Millau e ricevuto — per la terza volta consecutiva — il premio per la miglior carta dei vini dell’anno. Un trionfo su tutta la linea, che certifica l’eccellenza di un progetto in cui ogni dettaglio, dal tovagliolo al calice, è studiato per emozionare.

Malone, in questo senso, non è un semplice custode, ma un interprete appassionato. La sua cucina non urla, sussurra. Non ostenta, affascina. È fatta di precisione, ma anche di un certo romanticismo gastronomico, di quella voglia di sorprendere con eleganza, senza fuochi d’artificio inutili. E forse è proprio per questo che il suo nome si sta ritagliando un posto importante nel firmamento degli chef contemporanei: perché sa unire tecnica e sentimento, concretezza e sogno.