Dietro il sorpasso di Giovanni Ferrero, la rivincita della old economy industrialista sulla new economy delle tecnologie, ma anche il bisogno di comfort e concretezza tipico dei momenti di crisi.
La notizia
Quanto vale veramente il food? La domanda sorge spontanea scorrendo l’ultima classifica dei miliardari, il famigerato Bloomberg Billionnaire Index. Dove per la prima volta, a sorpresa, il reale batte il virtuale, nella fattispecie la Nutella si piazza davanti a Facebook.


Va diversamente nell’industria dolciaria, dove l’azienda italiana, che non è neppure quotata in borsa, continua a battere ogni record. Cosicché Giovanni Ferrero, che controlla il 75% del gruppo e il 100% del CTH Invest, è andato a occupare la venticinquesima posizione in virtù di un patrimonio pari a 38,6 miliardi, mentre Mark Zuckerberg scivolava al ventinovesimo posto con i suoi 36,1 miliardi. Ma in generale sono i titoli tecnologici a soffrire questo momento di crisi, dove si cerca la sostanza e anche qualche coccola. Si calcola che i paperoni della tecnologia abbiano perso in un anno 480 miliardi a causa della caduta delle borse.

La new economy, fondata sull’innovazione tecnologica, potrebbe invecchiare in fretta, lasciando il campo al rifiorire della old economy con la concretezza di produzioni industriali che si toccano con mano e a volte si spalmano perfino sul pane.

“Che dire? La dolcezza italiana smalta Silicon Valley”, commenta l’antropologo Marino Niola. “Oltretutto Ferrero è laureato in filosofia: significa che con il pensiero si mangia, alla faccia dei bocconiani. E da sempre la Nutella è l’antidepressivo che fa meno male. La figlia del pensiero debole che conforta”.