Negli Stati Uniti era una celebrità: il San Francisco Chronicle, riportando la notizia del suo decesso, definisce Cecilia Chiang “la madre del cibo cinese in America nonché una delle figure più influenti per la gastronomia di Bay Area”.
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Da poco centenaria, Cecilia Chiang era nata in Cina in una famiglia abbiente, dove i lavori di casa e la cucina erano appannaggio della servitù. In fuga dall’invasione giapponese del 1942 e dalla rivoluzione comunista, era approdata negli Stati Uniti, dove la sua missione era presto diventata quella di fondare una ristorazione cinese fine dining, ospitata in un ambiente elegante. Combatteva così contro i diffusi sentimenti anti-cinesi, in modo da divulgare l’autentica cultura del suo paese, non senza difficoltà e momenti di tensione.
Con grande coraggio, donna in un mondo di uomini, aveva quindi fondato il ristorante Mandarin a San Francisco negli anni ’60, in un’epoca di profonda trasformazione per le cucine etniche oltreoceano. E non mancarono le difficoltà, visto che i soci si tirarono indietro, costringendola a prendere in mano il business da sola per non perdere il capitale già investito. “Provai a venderlo, ma nessuno lo voleva, provai di tutto e mi vergognai. Alla fine mi sono detta: ‘Farò meglio ad aprirlo’, altrimenti i 10mila dollari sarebbero finiti nello sciacquone. Ho trovato una coppia dello Shandong, nel nord della Cina, perché non volevo niente di cantonese, niente chop suey. Volevo portare la vera cucina cinese negli Stati Uniti. Ed è stato così che ho aperto”. I proprietari immobiliari razzisti ostacolarono la sua espansione, mentre i clienti abituati al junk food etnico continuarono a lamentarsi dei prezzi. Il successo tuttavia non tardò, facendo del Mandarin uno degli epicentri gastronomici dell’epoca.

Il ristorante, che giunse a contare 6 location, fu venduto negli anni ’90 e chiuso nel 2006, eppure l’eredità di Cecilia Chiang, una Julia Child con gli occhi a mandorla, è viva ben oltre i confini cittadini, grazie a discepoli quali Alice Waters e Ruth Reichl.
Fonte: Forbes