Va a Londra per studiare inglese con 300€ in tasca e oggi ha 5 ristoranti. 'Ma non mi monto la testa: sono lo stesso di prima'

Partito dall’Estremadura con 50mila pesetas per imparare l’inglese, José Pizarro è diventato l’ambasciatore della cucina iberica a Londra, dove manda avanti cinque ristoranti e un pub. Il segreto? Prodotti di qualità, ricette di sempre e fiducia nella squadra. “Così stiamo battendo gli italiani”.

La storia

Viene considerato il grande divulgatore della cucina spagnola nel Regno Unito, José Pizarro, chef originario dell’Estremadura che da 25 anni opera a Londra. Vi gestisce cinque ristoranti, uno dei quali ospitato in una sala della Royal Academy of Arts di Piccadilly, più un pub nei dintorni. Ma ha inaugurato l’ultimo locale in marzo presso l’hotel Conrad di Abu Dhabi, sotto l’insegna “José by Pizarro”.

“Continuo a essere il ragazzo che è arrivato a Londra con 50mila pesetas e tanta voglia di imparare l’inglese”, ricorda. “Non sapevo cosa volevo fare. La fortuna che ho avuto trovando la mia strada nel Regno Unito, è stata quella di imparare e insegnare cose nuove. Sono molto orgoglioso di ciò che abbiamo realizzato, includendo più persone; che i cliché della cucina spagnola siano scomparsi. Rendere felice la gente con il cibo non è difficile. Tutti sbagliamo, attenzione, io per primo; ma quando metti in tavola un buon prodotto, buoni gamberi, prosciutto, formaggio, un buon pane e olio… non c’è niente di meglio”.

“Ogni anno nei nostri ristoranti vendiamo due milioni di crocchette. Il merito non è venderle, ma contarle… Abbiamo comprato una macchina apposta e ha subito calcolato… Il vino spagnolo poi negli ultimi vent’anni ha subito una rivoluzione radicale ed è interessante osservarlo dalla prospettiva di Londra, che è la capitale mondiale del vino. Si degustano bottiglie ottime, di grande personalità. È quello che vuole la gente”.

“Ho sempre puntato sul prodotto di qualità e sulle ricette tipiche, ma facendo qualche passo in più, perché la mia squadra è la crème de la crème, è molto creativa. Devono rispettare la mia filosofia, ma anche metterci qualcosa di proprio. Il migliore merluzzo fritto resta quello di mia madre Isabel: farina e uovo. Alla romana, tutta la vita. Ma ci sono nuove tecniche. E ci sono cuochi che adoro, come Yotam Ottolenghi o Jamie Oliver, che mi ha sempre appoggiato. Gli italiani si vendono molto bene. A noi è sempre costato molto sforzo, non avevamo fiducia in noi stessi, siamo rimasti chiusi a lungo. Andavi alle fiere e avevano queste bottiglie d’olio di design, mentre noi usavamo la damigiana da cinque litri. Ora però li stiamo superando”.