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ALMA e il primo Summit MAM dedicato ai maestri dell’artigianato italiano

di:
Chiara Marando
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In occasione di Homo Faber, sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, il primo summit tra i Maestri d’Arte e Mestiere dell’enogastronomia e dell’ospitalità promosso da ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, con il supporto di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte

L'evento

La riscoperta dell’importanza che lega l’uomo con la materia, di quel profondo rapporto che rende la figura dell’artigiano un patrimonio culturale dall’inestimabile valore, portatore di quel “saper fare” che riesce a creare unicità e ricchezza intellettuale. Il primo Summit nazionale dei Maestri d’Arte e Mestiere dell’enogastronomia e dell’ospitalità organizzato da ALMA, La Scuola internazionale di Cucina Italiana, in collaborazione con Fondazione Cologni, si è svolto proprio sulla forza concettuale di queste tematiche. E lo ha fatto con ancora più incisività perché realizzato in occasione di Homo Faber, esposizione internazionale che promuove a Venezia, presso l’Isola di San Giorgio Maggiore, il talento artigianale mettendo in mostra varietà di materiali, tecniche e competenze attraverso dimostrazioni dal vivo, esperienze digitali coinvolgenti ed esposizioni di creazioni artigianali, in una connessione tra Europa e Giappone. L’esposizione è realizzata dalla Michelangelo Foundation for Creativity & Craftsmanship.

 

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Il Summit MAM non è stato solo un significativo ed emozionante momento di confronto tra oltre 39 grandi professionisti dell’enogastronomia e ospitalità, ma anche l’occasione per sottolineare con convinzione il valore imprescindibile di un riconoscimento tangibile da parte delle Istituzioni per quello  che non deve essere solo un premio, ma un titolo certificato come patrimonio culturale di un Paese, così come già avviene in Giappone con i Ningen Kokuhō -  Tesori Nazionali Viventi, o in Francia con i MOF – Meilleur Ouvrier de France.


“Da questo punto di vista tanto abbiamo da apprendere da alcuni modelli internazionali, come quello francese e giapponese, Paesi nei quali  la consapevolezza delle Istituzioni, dove l’unicità del saper fare è identità, quindi fattore di cultura, è anche preservazione dei territori e sviluppo di una delle economie più importanti nel nostro Paese, quale è il turismo. ha dichiarato il Presidente di ALMA Enzo Malanca - È per questo che ALMA ha iniziato una campagna di sensibilizzazione ai più alti livelli delle nostre autorità, con il preciso obiettivo di portare anche in Italia il dovuto riconoscimento della Cucina Italiana come forma d’arte.”


Perché porre l’accento e dare il giusto valore a quelli che sono veri e propri “beni culturali viventi” di tutto il mondo della formazione, vuol dire impegnarsi in modo concreto a tenere vive queste professionalità, patrimonio del nostro Paese, nonché fattore di sviluppo  economico e turistico. “Ma la cucina è cultura? Noi pensiamo che la cultura sia esercizio delle arti, è il nostro stare al mondo: il rapporto che creiamo con noi stessi e con ciò che c’è intorno      è la cultura della vita. Oggi la ristorazione è un riferimento fondamentale per la cultura perché è rimasta uno dei pochi luoghi di incontro, di convivio fra uomini. Tutto questo si realizza a tavola. Dovremmo pertanto riconsiderare in maniera più attenta la grande funzione sociale, culturale ed economica di chi opera nel mondo della ristorazione, poiché la cucina, luogo del ristoro, è la prima molla, il primo desiderio di chi arriva in Italia, la spina dorsale di tutta l’economia turistica del Paese”, con queste parole Davide Rampello, direttore artistico e curatore, ha voluto indagare le origini storiche e culturali dei MAM nella fase di apertura dell’incontro.


A moderare la Tavola rotonda è stata Maddalena Fossati, direttrice della rivista La Cucina Italiana, passando la parola a figure di riferimento per la gastronomia come Massimiliano Alajmo, chef dell'omonimo gruppo con sede a Le Calandre, ristorante 3 stelle Michelin da 20 anni; Corrado Assenza, Maestro d’Arte e Mestiere in pasticceria, che ha raccontato la millenaria tradizione dell’artigianato gastronomico siciliano; Roberta Garibaldi, amministratore delegato di ENIT –Agenzia Nazionale per il Turismo; Alberto Cavalli executive director di Michelangelo Foundation e general curator di Homo Faber; Andrea Sinigaglia, direttore generale di ALMA.


Profonde e portatrici di spunti le riflessioni emerse durante il confronto tra i relatori. Come quella di Corrado Assenza, Maestro d’Arte e Mestiere 2020, che sul palco ha voluto condividere la sua esperienza: “In un laboratorio di pasticceria, così come in una cucina, il valore dell’artigianato e la conoscenza dell’artigiano si tramandano quotidianamente, con il fare che parte dal pensare, che si concretizza sul foglio bianco che ciascuno di noi si trova di fronte ogni giorno al mattino quando si sveglia. Questo è quello che faccio con i miei collaboratori. Ogni giorno partiamo con un progetto nuovo, che accostiamo a quelli già esistenti per disegnare ciò che saremo domani.  Ma la cosa fondamentale dell’artigiano è che tutto questo lo dedica a sé stesso, e poi a tutti quelli con i quali viene a contatto e lo fa giorno dopo giorno.”


Una “tavolozza di ingredienti”, a questo corrispondono gli artigiani per Massimiliano Alajmo, chef del gruppo Alajmo, che vede nelle loro mani quel potere di dare alla luce creazioni: “nell’artigianalità si esprime un sentire che è individuale, non esiste una verità ma esistono le verità e la possibilità che abbiamo oggi è quella di accarezzare queste diversità per avere un’immagine di quella che può essere la grande bellezza.” Artigianalità significa anche dare slancio e tutela al sistema turistico italiano, in quanto fondato su quella    unicità che l’arte e l’artigianato dell’Italia non smettono di rivelare: “Gli artigiani sono un elemento fondamentale per il turismo che caratterizza l’Italia. L’artigianalità va preservata perché è un pilastro del nostro paese, cosi come l’arte del cucinare. Se perdiamo tutto questo, rischiamo di omologarci agli altri paesi”, ha espresso Roberta Garibaldi. Alberto Cavalli, Direttore Generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano si è soffermato sui giovani e sull’importanza della formazione: “Homo Faber ha attirato migliaia di turisti di ogni età. Abbiamo visto giovani e giovanissimi negli spazi espositivi della Fondazione Giorgio Cini, curiosi e ammaliati. Offrire degli esempi virtuosi e concreti penso sia un investimento per noi stessi. Investire tempo nella formazione e risvegliare l’interesse dei giovani è tanto più urgente quanto entusiasmante”.


Ecco quindi che il confronto, la curiosità, il senso della scoperta sono quegli aspetti imprescindibili che permettono la crescita personale e professionale, insieme alla capacità di osservare e capire l’importanza di una formazione che promuove il valore e l’unicità artigianale. E la scuola deve proprio andare incontro a questo tipo di formazione. Lo ha voluto evidenziare Andrea Sinigaglia, Direttore Generale di ALMA, in chiusura dell’appuntamento: “Credo che ALMA abbia il grande compito, oltre che di fare una didattica sempre più innovativa, di dare luce a queste persone, raccontando le loro storie con un incontro tra artigiani che attraverso il loro operato creano un patrimonio secolare, figlio di   un nuovo rinascimento per il nostro paese. Quando lo riscopriremo capiremo effettivamente l’inestimabile valore che abbiamo tra le mani. Il senso del MAM Day è riunire alcuni tra questi grandi artigiani, lanciando un forte appello per elevare a modelli internazionali queste realtà da cui dobbiamo prendere esempio, specie all’interno di una cornice come Homo Faber, inno alla dignità del lavoro.”

Foto per gentile concessione di ALMA

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