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Clamoroso: è la fine di un’era. Al Pont de Ferr chiude per sempre, lo sfogo della proprietaria Maida Mercuri

di:
Alessandra Meldolesi
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al pont de ferr chiude copertina

Chiude per sempre il locale della sommelier Maida Mercuri, geniale game changer nella scena gastronomica milanese. Un laboratorio di ricerca che ha dato spazio a chef come Matias Perdomo, Ivan Milani e il compianto Vittorio Fusari. Ecco il motivo della scelta improvvisa.

La notizia

La notizia è giunta inattesa, come un fulmine in mezzo alle bufere. Non fa meno male, visto che nei suoi 35 anni di storia il Pont de Ferr è stato un porto sicuro per chiunque amasse il buon cibo, il buon vino e la convivialità a Milano. Da domani la serranda al civico 55 di Ripa di Porta Ticinese resta chiusa.  A darne notizia è la carismatica Maida Mercuri, Nostra Signora dei Navigli, che dal 1986 vi mesceva vini selezionati con personalità e intuito.

Crediti Umberto Scabin



Crediti Umberto Scabin



Lei che, da sommelier più giovane d’Italia, aveva detto no a Sirio Maccioni, quando voleva tenerla con sé a Le Cirque quale sommelier responsabile, per aprire il suo posticino a Milano, dove servire grandi vini italiani e francesi al bicchiere, inizialmente accompagnati da qualche pietanza tradizionale, come stufatina di asinella e pappardelle alla maremmana.

Vitello tonnato



Negli anni, tuttavia, il Pont de Ferr è diventato prima di tutto un laboratorio: qui sui Navigli, nei luoghi della movida milanese, Maida per prima ha portato un concetto di divertimento serissimo, l’avanguardia spagnola, grazie all’estro e al talento di un purosangue come Matias Perdomo, da lei scoperto e lanciato, con cui ha ottenuto una stella all’anticonformismo nel 2011.



Era anche l’anticipazione di altre tendenze mondiali, come la bistronomia francese, in un contesto popolare che si è via via raffinato anche negli ambienti, grazie a cospicui investimenti. Mentre in tavola brillavano i cuochi da lei via via selezionati, Ivan Milani e il compianto Vittorio Fusari fra gli altri.


Piatto di Ivan Milani



Impossibile non volerle bene, con il suo sorriso accattivante e la sua bellezza felliniana, che non facevano schermo a un tesoro di cultura, visione gastronomica, intelligenza imprenditoriale e instancabile dedizione al lavoro. Maida è stata una geniale game changer nella scena gastronomica milanese. Dove la ritroveremo, ancora non si sa.  Né è dato sapere che accadrà precisamente al locale, se ci saranno lavori o meno. “Credo arriverà qualcosa di più semplice, ma è come la fine di un matrimonio. Non bisogna mai pensare a chi verrà dopo”.


Per me questi sono stati anni pieni di soddisfazioni. Ho avuto alle mie tavole habitué come De André, filosofi e pittori, pazzi scatenati che mi hanno arricchito moltissimo. Poi è intervenuta una serie di fattori, che hanno motivato la mia scelta. Perché tanti pochi fanno un assai. Gli aiuti insufficienti, il caro bollette, le nubi di guerra hanno contribuito alla valanga. Ma a far saltare l’ultimo baluardo di resistenza è stata la difficoltà nel reperire personale, anche nella funzione di chef. Oggi tutti si sentono fenomeni e io non vedo vie d’uscita. Il turnover accelerato impedisce ogni crescita qualitativa.

Crediti Umberto Scabin



Perché dopo sei mesi puoi solo avere imparato dove sono le padelle e il nome di chi è in staff; il bello comincia dopo un anno, quando basta uno sguardo di intesa. Aggiungo che la pandemia ci ha fatto capire quanto sia importante avere tempo per noi stessi, che se non pensi a divertirti oggi, potresti non riuscirci più. E in questo ramo non hai un attimo per nient’altro e nessun altro. Mi è capitata questa proposta di acquisto dei muri”.


Per il momento non ho progetti definiti. Farò la giovane pulzella, che vola di fiore in fiore, visto che è primavera. Sicuramente mi prenderò del tempo per me stessa e non tornerò a lavorare 18 ore al giorno. Ma la cantina viene via con me, in un posto segreto, climatizzato. Parlo di bottiglie importanti, soprattutto rossi toscani e piemontesi maturi, dagli anni ’80 in poi. Nel tempo vedrò cosa farne. Se dovessi trovare il luogo e le persone giuste, potrei tornare in pista volentieri”.

Crediti Umberto Scabin



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