Tradizione e ricercatezza Ricette degli chef

I tortellini più buoni d’Italia alla panna di affioramento: come si prepara il piatto simbolo della migliore osteria italiana

di:
Alessandra Meldolesi
|
ricetta tortellini alla panna osteria del mirasole

Un piatto riscoperto da un cuoco abruzzese ormai riconosciuto come il massimo interprete della cucina emiliana: Franco Cimini. La storia di questa preparazione risale addirittura al Medioevo. Ecco come si preparano i mitici tortellini alla panna di affioramento dell’Antica Osteria del Mirasole.

La Ricetta

Fra i paradossi della cucina italiana, c’è quello di un cuoco abruzzese, ormai riconosciuto come il massimo interprete della cucina emiliana: Franco Cimini, da 32 anni ai fornelli e sulle griglie dell’Antica Osteria del Mirasole, per tanti la migliore trattoria italiana. Il suo piatto firma è un ripescaggio: quei tortellini alla panna di affioramento, che non smettono di scandalizzare i custodi della “tradizione”. Si pongono anzi come un “piatto di inciampo”, volto a farci fermare a riflettere su ciò che riterremmo scontato lungo le strade affollate. E invece non lo è.

Foto Alberto Blasetti



“Io stesso ero abituato a servire i tortellini in brodo durante i primi anni della mia trattoria. Ero convinto come tutti che la ricetta giusta fosse una sola, e guai a chi la toccava! Poi è successo che ho incontrato mia moglie Anna, che viene da una stirpe di casari, e mi sono avvicinato a questo mondo sconosciuto. I Caretti hanno oltre un secolo di storia nella produzione del Parmigiano, così sono rimasto sorpreso quando al primo invito a pranzo, la nonna mi ha presentato questo piatto. Io dentro di me mi sono detto: Ma come? Blasfemia! Invece mi è stato spiegato che l’approccio era sbagliato, perché in certe case erano sempre stati preparati così. Alla nonna ottantenne li aveva cucinati sua madre, quindi risalivano almeno all’Ottocento, a memoria d’uomo. È stata una folgorazione: a quel punto ho capito tutta la loro valenza storica e culturale. Ma a prepararli era solo chi poteva permetterseli perché aveva la sua panna, preziosissima per il burro, quindi casari e contadini, che avessero anche una mucca sola. Era quella che affiorava per la differenza di peso specifico e poteva finire un po’ ovunque, sulla polenta come nei dolci. Andava versata semplicemente sopra, a crudo. Eureka! Ma la diatriba non è ancora finita…”

Foto Alberto Blasetti



“A Chiaravalle poi, dove sarebbe nato il Grana Padano, ho visitato un museo bellissimo, con testi di amanuensi e reperti dell’epoca matildica. C’era la narrazione di tre pranzi di Matilde di Canossa e in uno di questi si testimoniava di un tortello cotto nel brodo delle sette carni e poscia ricoperto dalla crema del latte con cui si fa il formaggio. Roba del Medioevo. Quindi qual è la vera tradizione? Capisco bene i motivi della ‘scomunica’, perché negli anni ’70 si usava il brick della ‘panna da cucina’ e giustamente è stata messa all’indice. Ma non è la stessa cosa. Lo studio più grande che ho fatto è stato per adeguare la ricetta del ripieno, perché la panna è dolcissima, quindi bisognava dare una carica di sapidità differente. Così ho diminuito le spezie, il pepe e la noce moscata, ma sono andato a cercare un prosciutto più stagionato e un Parmigiano che fosse almeno un 30 mesi. Così da avere in bocca la dolcezza della panna e poi lo stacco sapido: è quello il segreto del successo”. Insieme alla mancata riduzione, aggiungerei, cosicché la liquidità ricorda un brodo ricco e il gusto grasso non risulta invasivo.

Dopo un lavoro durato 5 anni siamo riusciti anche a trovare la formula per fare viaggiare la panna, che scaldiamo a 38 °C e confezioniamo sottovuoto: lo spessore e la massa grassa sono praticamente gli stessi del ristorante. Ed è completamente diversa da tutte le altre in commercio, perché è più ricca, densa, profumata e arriva dalle bovine allevate secondo i crismi del Consorzio del Parmigiano, che sono rigidissimi. Alla fine a restare in bocca è la grassezza, per cui mi piace berci un bel Sorbara, che porti freschezza e altro sale”. Ma l’alternativa c’è: un ossidativo, per esempio Château-Chalon. Per finire, cosa ci sarà sulle tavole di Franco e Anna per le feste? “A noi piace servire mezza scodella di tortellini in brodo e un’altra mezza scodella alla panna, ma prima ci sono quelli bianchi, perché il brodo di cappone è di quelli molto seri”.

 

Ingredienti 


Per la pasta


200 g di farina 00

2 uova

Per il ripieno


110 g di lombo di maiale

50 g di Mortadella

45 g di Prosciutto di Parma sgrassato

45 g di Parmigiano Reggiano 30 mesi grattugiato

1 uovo

2 g di sale fino

Per cuocere


1 l di brodo di manzo e cappone

Per condire


200 g di panna di affioramento

Noce moscata

 

Procedimento


Preparare la sfoglia come di consueto.

Macinare per due volte il lombo con la Mortadella e il Prosciutto. Amalgamare con l’uovo, il Parmigiano, il sale e una grattata di noce moscata. Confezionare i tortellini.

Cuocerli per 2/3 minuti nel brodo bollente, poi scolarli e travasarli nella zuppiera. Versare la crema di latte, girare delicatamente e servire.

Ultime notizie

mostra tutto

Rispettiamo la tua Privacy.
Utilizziamo cookie per assicurarti un’esperienza accurata ed in linea con le tue preferenze.
Con il tuo consenso, utilizziamo cookie tecnici e di terze parti che ci permettono di poter elaborare alcuni dati, come quali pagine vengono visitate sul nostro sito.
Per scoprire in modo approfondito come utilizziamo questi dati, leggi l’informativa completa.
Cliccando sul pulsante ‘Accetta’ acconsenti all’utilizzo dei cookie, oppure configura le diverse tipologie.

Configura cookies Rifiuta
Accetta