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"Ho la fortuna di gestire un'azienda forte, che può restare chiusa": Jordi Cruz non apre il suo ristorate ABac 3 stelle Michelin

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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Lo chef Catalano, del tristellato ABaC di Barcellona, afferma la solidità della sua azienda, ma capisce la disperazione di molti suoi colleghi chiedendo chiarezza e rigidità sulle misure adottate dal Governo.

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“Sto bene. Siamo in un momento difficile, che sta sfuggendo di mano, ma personalmente e professionalmente sono sereno perché abbiamo un'azienda solida. Stiamo attraversando un periodo relativamente brutto, non tanto quanto altri colleghi, certo, ma non voglio agire nel modo sbagliato. Se dobbiamo rimanere chiusi per una stagione lo rimarremo, ma non faremo passi falsi. Se quest'anno lo cancellassero dal calendario, non accadrebbe nulla”, queste le prime parole del tristellato chef Jordi Cruz in un'intervista a 7Canìbales. Fortunatamente, a differenza di tanti altri suoi colleghi, lo chef catalano gode di una struttura solida alle spalle che gli permette di superare anche questa seconda criticissima fase di chiusura con più tranquillità rispetto ad altri operatori del settore dell’ospitalità spagnoli. Chef Cruz ha deciso, infatti, di non aprire ABaC, il suo ristorante a Barcellona, nonostante sia anche un hotel.


Ci ho pensato, ma se aprissi voglio farlo in pieno, e ora non sarebbe stato il caso. ABaC Hotel dispone di 15 camere, i numeri potevano anche tornare, ma se apriamo il ristorante vogliamo farlo lavorando a pieno regime, con tutto il personale e ora non si può. Potremmo aprire e coprire i numeri, ma preferiamo restare chiusi. Vista la forza dell'azienda, possiamo aspettare di aprire più tardi con tutte le garanzie. Non abbiamo bisogno di un'entrata urgente di contanti”, afferma. Chef Cruz vede la situazione che la Spagna e tutta Europa stanno vivendo come un film. “La situazione è orribile. Mi sembra un film, con il suo inizio, la sua metà e la sua fine. Adesso siamo al nodo centrale, è la parte più concitata, ma può essere lunga perché si è lì ad aspettare la fine. Ora siamo nel mezzo e si sta dilungando troppo. Le persone stanno raggiungendo il loro limite, vogliono sapere come va a finire. Inoltre c'è l'aggravante che non si sa se durerà un mese o sei. Se sarà così, sarà drammatico per molte aziende”. Jordi Cruz comprende a pieno le proteste frutto della disperazione soprattutto perché non ci sono linee guida chiare e il settore dell’ospitalità e non solo brancolano nel buio. “Supponendo che tutti capiscano che siamo nel mezzo di una pandemia, che è un momento molto drammatico e che non è facile prendere decisioni, sarebbe bello che le misure adottate funzionassero davvero, che fossero ben spiegate, che fossero salomoniche. Non sono uno scienziato o un politico, ma un serio coprifuoco per alcuni giorni potrebbe essere una soluzione migliore di quella attuale. Le cose avrebbero potuto essere fatte o spiegate in un altro modo, soprattutto per far riuscire a intravedere un futuro un po' più chiaro, perché ora è molto incerto. È chiaro che il Governo si è comportato come se il nostro settore non fosse importante, invece lo è e molto. Posso parlare del nostro caso: abbiamo lavorato quattro mesi con tutta la cautela del mondo e le persone si sono sentite bene, al sicuro. Abbiamo predisposto e seguito tutte le garanzie e anche i miei colleghi. Mentre dico questo voglio dire che non si può trattare tutti allo stesso modo. Ci sono ristoranti e trattorie, bar e bar. Ci sono colleghi che non sono fortunati come me, che non hanno lo spazio e la distanza di ABaC, o la terrazza, o il personale, e che non possono agire allo stesso modo. Inoltre so bene che quest'anno “non vinceremo”, ma non soffriremo eccessivamente. Altri lo faranno. Per questo, credo che si dovrebbero fissare regole rigide che costringano a chiudere chi non si attiene”.


Nonostante la chiusura dei suoi ristoranti e benchè chef Cruz prenda questo periodo come un tempo per fermarsi e pensare veramente a quello che vuole e alla strada che vuole intraprendere lo chef catalano non si ferma del tutto e si sta lanciando in una nuova avventura: un’azienda che venderà carne a bassa temperatura che non esiste ancora sul mercato. Un concetto che rievoca molto il ristorante, ma che mira a essere distribuito anche sugli scaffali dei supermercati gourmet. “Voglio vendere il ​​miglior petto di pollo che si possa mangiare. Non posso dire molto, ma solo anticipare che si chiamerà Vacook e che, da un centro di produzione di Terrassa, distribuirà i suoi prodotti in tutta Europa”. In bocca al lupo chef Cruz!

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