Attualità enogastronomica

Ristoranti: riaprire con metà dei posti a sedere potrebbe essere un disastro economico per le aziende

di:
Alessandra Meldolesi
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ristoranti riaperti

La ristorazione si appresta a ripartire in tutto il mondo. Fra mille dubbi e incertezze, un unico punto fermo: il distanziamento, che significa innanzitutto drastica riduzione di tavoli e coperti. Ecco cosa sta succedendo negli Stati Uniti.

La Notizia

La ristorazione si appresta a ripartire in tutto il mondo. Fra mille dubbi e incertezze, un unico punto fermo: il distanziamento, che significa innanzitutto drastica riduzione di tavoli e coperti. Qualcosa di apparentemente innocuo, che potrebbe condannare a morte innumerevoli aziende dai bilanci già traballanti. È il motivo per cui, a dispetto della possibilità di riaprire, c’è chi preferisce continuare a praticare delivery, osservando come si evolve la situazione nei ristoranti vicini.


Succede in Tennessee e Iowa, dove è possibile riaprire al 50% delle capacità, mentre l’Alaska si è fermato al 25% con prenotazione obbligatoria. “Ma se tu vieni da me, un ristorante con 12 tavoli, e mi dici: ‘ok, puoi aprire al 50% delle tue capacità’, io sono spacciato”, è l’umore. In Georgia il governatore Brian Kemp ha rilasciato ben 39 prescrizioni per riaprire il 27 aprile, dopo appena 10 giorni di chiusura. Fra di esse, il tetto di 10 ospiti per 500 piedi quadrati (pari a circa 46 metri quadrati) di sala, che renderebbe di fatto ardua per i più la copertura delle spese, dalla sanificazione all’affitto, dalle forniture alle bollette. Cosicché in tanti preferiscono attendere per riaprire con meno limitazioni, portando avanti magari qualche lavoro, fin quando la curva non si sarà ulteriormente flessa e ci saranno meno ansie per la salute di dipendenti e ospiti. Riapertura significa infatti anche affrontare immediatamente le spese per riempire celle ormai vuote.


A complicare il quadro è la formula dei prestiti PPP (Paycheck Protection Program), vincolati alla totale riassunzione dei dipendenti entro il 30 giugno. Una misura che stride con l’obbligo di ridurre i coperti ed equivale per tanti a un capestro. “La cosa migliore per noi sarebbe una certa flessibilità con i proprietari dei muri, guida e sostegno economico dal governo federale e locale per andare avanti nel modo migliore. Al momento, tuttavia, è come se avessero messo un cerotto su una gamba rotta”, commenta un ristoratore sconsolato.

Fonte: www.eater.com

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