Era dal 1966 che un simile disastro non colpiva Venezia. Il vigneto di Venissa a Mazzorbo, poco meno di un ettaro è stato completamente sommerso nella notte del 12 novembre. Si saprà soltanto in primavera se e quante piante riusciranno a sopravvivere.
La Notizia
Era dal 1966 che un simile disastro non colpiva Venezia e la sua laguna con la seconda acqua alta di sempre, arrivata al livello di 187 centimetri. Un patrimonio inestimabile fatto di storia millenaria ma anche di luoghi forse meno noti ai più ma altrettanto unici al mondo. Come il vigneto di Venissa a Mazzorbo, poco meno di un ettaro completamente sommerso nella notte del 12 novembre: c’è sempre la speranza che la Dorona, prezioso vitigno autoctono, possa resistere alla quantità di sodio nel terreno, da sempre oltre ogni limite fisiologico tanto che pareva impossibile a suo tempo poter piantare qui. Si saprà soltanto in primavera se e quante piante riusciranno a sopravvivereNel frattempo Matteo Bisol e la sua famiglia hanno deciso di raccogliere fondi per le famiglie delle isole, messe in grave difficoltà da questo evento catastrofico, devolvendo totalmente in beneficenza il ricavato della vendita a collezionisti e appassionati di otto magnum di Venissa mantenute per la cantina personale, tra le quali due della prima annata prodotta: il valore di queste bottiglie va dai 990 euro del più recente 2014 ai quasi 5000 del millesimo 2010, annata nella quale vennero imbottigliate soltanto 88 magnum, come sempre tutte numerate e con l’etichetta in foglia d’oro realizzata dalla famiglia Berta Battiloro.
Abbiamo sentito Matteo Bisol, il quale ci ha raccontato che dal punto di vista degli edifici del complesso non ci sono stati grossi danni: “noi abbiamo una struttura bassa, quindi già con un metro e cinquanta d’acqua è un incubo. Allo stesso tempo e grazie a questo facciamo un grosso lavoro di prevenzione, così i ragazzi hanno lavorato con le paratie nuove già dal giorno prima limitando i danneggiamenti.” La situazione del vigneto invece è ancora un punto di domanda e le risposte arriveranno solo in primavera: “La foto che circola è stata fatta alle tredici quando l’acqua era già scesa di una sessantina di centimetri e il vigneto è stato completamente sommerso da sera e notte prima. Ci fa sperare il fatto che non si sia verificato quello che qui chiamano “il morto d’acqua”, ovvero che l’acqua non sia rimasta ferma com’era accaduto nel disastro del 1966 e si sia invece abbassata.
Abbiamo svuotato, è piovuto e oggi abbiamo acceso l’irrigazione per “lavare” il terreno per quanto possibile. Ora però non sappiamo come il vigneto reagirà, lo sapremo dopo la fine dell’inverno. Siamo comunque piuttosto preoccupati, vedremo, perché l’allarme non è ancora cessato del tutto.” “Vivendo qui e come azienda ci riteniamo in ogni caso fortunati: questa è un’isola che ha una grande popolazione di anziani soli e tante famiglie con le entrate a piano terra. Tutti si sono dati da fare immediatamente correndo in mezzo a pioggia e raffiche di vento per aiutare le persone in difficoltà, così anche noi abbiamo voluto fare la nostra piccola parte rilasciando alcune bottiglie di valore per la vendita, inclusi due pezzi introvabili della prima annata, in modo da canalizzarne il ricavato.”
Le foto dell'articolo sono di Lido Vannucchi