Strutture di pregio in cui si entra a contatto con la natura, assaporando delizie locali rivisitate o “viaggiando a tavola”, ma sempre con la massima cura del dettaglio in ogni esperienza. Ecco le mete imperdibili per godersi un soggiorno fra comfort, gastronomia e territorio a Bali.
Alla scoperta di Bali: il turismo sull'isola indonesiana
Bali vanta spiagge perfette. Offre alloggi a prezzi accessibili alle centinaia di migliaia di turisti che ogni anno scelgono come meta questa paradisiaca isola indonesiana. Ha il più grande beach club del mondo (Atlas, che per gli introversi come me può sembrare l'inferno sulla Terra) e i suoi ospedali si ritrovano a gestire un'ampia dose di infortuni da motocicletta, visto che ogni singolo visitatore noleggia una moto per potersi muovere agevolmente nel traffico.
Con tutti i templi, i guaritori, il fumo inebriante dell'incenso e i rituali di purificazione in cui ci si ritrova con perline di riso, acqua di cocco e fiori di frangipane sul viso, l'isola ha quella giusta dose di spiritualità che molti occidentali -perlopiù vestiti con pantaloni larghi e stampe a forma di elefante, della serie “sono in partenza per la mia vacanza asiatica”- cercano. È facile essere almeno un po' cinici di fronte a tutto ciò: i viaggiatori alla "Mangia, prega, ama"; quelli che cercano di trovare se stessi nelle giungle e nelle feste di luna piena; quelli che si inchinano alle sculture di divinità indù senza sapere bene cosa rappresentino (potrebbe essere il Dio della distruzione, per quanto ne sappiamo).
Ma il turismo del sud-est asiatico è costruito su persone come queste, e la gente del posto, cordiale e sorridente, sta al gioco come può. A Bali, il turismo è di gran lunga la fonte principale di guadagno, rappresentando l'80% delle entrate della nazione. Non a caso, la pandemia è stata devastante per i residenti; così, quando l'isola ha riaperto completamente agli stranieri nel marzo del 2022 dopo due anni di chiusura, i problemi delle spiagge sovraffollate, del traffico congestionato, degli australiani chiassosi e di tutto ciò che il turismo di massa porta con sé sono stati dimenticati e i visitatori sono stati accolti a braccia aperte.
E sì, per la maggior parte del tempo Bali è tornata a essere Bali: le feste, i surfisti, gli sciami zigzaganti di biciclette sulle strade, oltre all'improvviso afflusso di espatriati che lavorano a distanza e che affollano i caffè new age, sorseggiando i loro frullati di mango alla citronella mentre aggiornano i loro vlog di viaggio. Ma la pandemia ha anche fatto apprezzare a molti viaggiatori luoghi un po' più appartati, luoghi in cui si ha il proprio spazio personale, posti in cui si entra a contatto con la natura più che con le persone.
I resort di Bali: le migliori mete gourmand
Per coloro che possono permetterselo, il "boutique tourism" è diventato la norma. I brand alberghieri di fascia alta lo avevano capito già prima della pandemia, creando alcuni resort extralusso isolati dalle masse. Four Seasons, Six Senses, Capella, Raffles, Bulgari, per citarne alcuni, sono qui per soddisfare l'1 % degli ospiti. E, ragazzi, sanno davvero come soddisfare le esigenze. È l'eterna trappola dei resort, no? Progettano un posto con bungalow simili a piccole ville, con panorami mozzafiato a tal punto da sembrare creati dall'AI, con attività che danno la sensazione di vivere Bali senza viverla davvero (un guaritore! Una lezione di yoga nella grotta! Un rituale di purificazione su una scogliera! Una visita guidata al villaggio vicino con il golf cart del resort).
Onestamente, è raro bypassare la vita da resort per addormentarsi nella polvere, nel caos, nelle amache degli ostelli e nel traffico... Perché rinunciarvi, quando si può fare un trattamento termale che ci lascia puliti e profumati come il giardino dell'Eden o sorseggiare un costosissimo cocktail nella piscina a sfioro con gli unicorni che volano sopra di noi? Oggi questi hotel di lusso si stanno spingendo ancora più in là, entrando nella sfera dell'alta ristorazione con l'ambizioso obiettivo di dimostrare che un gourmet di un resort può mettere in evidenza un'intera isola sulla mappa gastronomica mondiale.
Il Bulgari Resort Bali: location paradisiaca e il Ristorante Luca Fantin
Iniziamo il nostro viaggio a Bali con il Bulgari resort, il secondo hotel Bulgari aperto dopo quello originale di Milano 20 anni fa -una struttura che ancora oggi riesce ad alzare l'asticella dell'ospitalità fino a livelli altissimi. Questo è uno di quei posti in cui si fa un'esperienza dal momento in cui si arriva -con il jet lag, distrutti e sudati- e si riceve subito un asciugamano bagnato e una sorta di sapone verde profumato e rinfrescante, con vista su quello che sembra il giardino dell'Eden. Anche per una cinica amara come me, il Bulgari Resort Bali sembra quello che ho sempre immaginato essere il paradiso, se solo il paradiso servisse cocktail, avesse un assortimento di cuscini e un maggiordomo 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Volete un passeggino per percorrere 15 metri? L' avrete. Aloe vera dopo aver camminato stupidamente su e giù per la spiaggia sabbiosa, ipnotizzati dal frangersi delle onde? Consideratela già a disposizione. Orario del tramonto e dell'alba? Qui tutte le info. Un fiore fresco sulla soglia di casa ogni mattina? Ecco fatto, signora. Ma ciò che davvero distingue il Bulgari da tutto ciò che avete visto e sperimentato è l'ambientazione. Probabilmente il sud non è il massimo, quando si parla di Bali. La gente preferisce avventurarsi a nord, passando per le risaie e i piccoli templi fino a raggiungere quella mecca che è Ubud. E poi da lì verso ovest, verso i luoghi del surf di Seminyak e Kuta. Il sud è dove si atterra, il sud è dove si parte. Alcuni dei migliori brand, però, hanno stabilito il loro quartier generale a Bali proprio qui, tra cui il Bulgari, che ha davvero avuto fortuna sul fronte location, con bungalow coperti da tetti di paglia impilati come piccoli lego, aggrappati al ripido pendio, con vista sull'Oceano Indiano (la celebre Villa Bulgari, per dire, si estende su 1300 metri quadri).
La piscina principale è il sogno degli influencer e sicuramente almeno un paio di volte al giorno vi capiterà di incontrare un povero imbecille che segue la sua signora intorno all'acqua mentre prova diverse pose e diversi outfit per catturare quell'angolazione perfetta che manda ai suoi follower il messaggio “Mi sto divertendo un mondo” e “Il mio lunedì è migliore del tuo”. I cocktail sono curati dal team di Bulgari e adattati all'ambiente e agli ingredienti di Bali (sì, vengono serviti in un recipiente ricoperto di bambù e raffigurante una divinità indù) e il pranzo è servito in una graziosa capanna che si raggiunge prendendo una funivia vertiginosa attraverso la lussureggiante giungla in fiore che porta alla spiaggia. Granchi e calamari alla griglia e sambal piccante di aragosta, quando già si suda copiosamente nell'umido caldo tropicale. Ma il panorama compensa alla grande.
Il locale principale, Il Ristorante, propone una cucina raffinata firmata da Luca Fantin, un brillante (e sottovalutato) chef italiano di stanza a Tokyo, dove gestisce il ristorante omonimo, fiore all'occhiello della Tokyo Bulgari Tower. Non si viene qui se si cercano le specialità indonesiane, ma una cucina italiana impeccabile, con aragosta in una commovente salsa beurre blanc, risotto cremoso ai gamberi, pasta al ragù e quaglie arrosto. E i tramonti. Non perdetevi i tramonti.
Raffles Bali: il resort che trasforma i prodotti tipici locali in piatti creativi
Non c'è bisogno di guidare molto (beh, non c'è bisogno della limousine climatizzata del resort, con selezione di noccioline fatte a mano e altri asciugamani profumati di Bulgari) per raggiungere un altro resort molto pubblicizzato sulla costa meridionale, il Raffles Bali. Come l'originale Raffles Hotel di Singapore, la sede di Bali di questa catena di hotel di lusso presenta alcune caratteristiche distintive che la differenziano dalla concorrenza.
Il design elegante che rende omaggio agli artigiani e ai materiali locali, ma anche all'architettura zen giapponese, i ventagli di paglia a forma di Raffles posizionati sul letto immacolato, lo Sling al “The Writers Bar”, in questo caso modificato dal caratteristico Singapore Sling in un Bali Sling (ugualmente in grado di far venire il diabete, va detto) e quella leggera atmosfera da epoca coloniale.
Il ristorante fine dining Rumari è guidato dallo chef Gaetan Biesuz, francese di nascita, che ha vissuto e lavorato nel Sud-Est asiatico per 15 anni e ha fatto una ricerca approfondita sulla cucina e sugli ingredienti indonesiani (il 75% dei prodotti usati sono locali), concentrandosi su piccoli agricoltori e fornitori con un'etica di lavoro sostenibile.
“Abbiamo iniziato a giocare su questo tema durante il Covid, che per noi è stata un'ottima occasione per trovare fornitori locali”, spiega Biesuz. “Poiché l'aeroporto internazionale è rimasto chiuso per due anni, non potevamo importare alcun prodotto internazionale, così abbiamo iniziato a cercare fornitori locali, agricoltori e allevatori, testando i sapori del luogo con la gente del posto”.
Essendo anche uno degli ambasciatori Krug nel mondo, Al Rumari sfodera le sue armi più potenti a inizio cena, prima di mettere in mostra alcuni deliziosi prodotti locali come il polpo, il pesce pescato con la lenza, il maiale nero, il chayote, le uova d'anatra, la papaya, il wagyu indonesiano e l'aragosta di bambù, trasformati nelle raffinate creazioni culinarie di Biesuz. Anche lo starter per il lievito madre è fatto con fiori di zenzero.
È evidente che il Raffles Bali prende sul serio la propria offerta ristorativa, rivolgendosi agli ospiti internazionali e ai foodies in particolare, promuovendo cene a quattro mani con alcuni chef affermati e cercando di porre l'accento sugli ingredienti e i talenti locali, invece di imbastire una generica rivisitazione "alla francese" della cucina da resort, come ci si aspetterebbe. Ma Biesuz sembra essere molto attento a non cadere nella trappola dell'occidentalizzazione massiccia, senza mai pretendere di servirvi una versione migliore del nasi goreng o del satay.
Prima di tutto la sua missione è quella di trovare fornitori che siano in linea con la sua filosofia, cosa che può essere difficile a Bali, ci spiega mentre guidiamo verso nord per andare a trovare il suo fornitore di maiale nero biologico, Bali Heritage Pigs. Passiamo davanti ai templi ornati e alle pagode ricoperte d'oro, ai santuari intricati e alle bizzarre sculture giganti di cavalli e soldati che hanno combattuto i giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale. Superiamo il rigoglioso zenzero in fiore e le bancarelle di maialini da latte arrostiti, con il fumo delle griglie che si mescola alla polvere della strada. “Qui proliferano i rituali, per ogni tipo di occasione e opportunità. Gli abitanti ivono la loro vita circondati dalle tradizioni”, riflette Biesuz. La vera abilità di uno chef è quella di rispettarle. E se si riesce a farlo in un resort di lusso, tanto di cappello.
