Conosciuto principalmente per le gaufres e le moules-frites, il Belgio è una meta che custodisce per gli amanti del cibo anche un’antica e nobile tradizione, a cui è possibile assistere ancora oggi: la pesca di gamberi grigi a cavallo. Abbiamo incontrato Bruno, fiero custode di un’usanza che condivide con soli altri 12 pescatori in tutto il mondo.
Pescare gamberetti a cavallo: l'esperienza gastronomica che non ti aspetti in Belgio
Sono le sei del mattino e dalla finestra il cielo non promette nulla di buono. Poco importa, in realtà, perché quello che conta oggi è che la marea sia quella giusta: sarà lei a guidare l'attività che andremo a vedere stamattina. Prendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Oostduinkerke, un piccolo paese sulla costa occidentale del Belgio, affacciato sul mare del Nord.

Qui, in una piccola fattoria, ci aspetta Bruno con i suoi cavalli per conoscere da vicino una particolare tradizione, tanto antica e preziosa da essere entrata a far parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco: la pesca di gamberi a cavallo. Bruno, infatti, è uno degli ultimi 13 Paardevissers (pescatori a cavallo) rimasti al mondo e oggi ci porterà con sé a pesca.

I Paardevissers portano avanti questa attività da più di cinque secoli. Un tempo questo singolare tipo di pesca era diffuso anche in Francia, in Olanda e lungo le coste dell’Inghilterra meridionale; ma è solo qui a Oostduinkerke che è ancora praticato oggi.
Il lavoro di Bruno in sella
Dopo averci illustrato come si svolgerà la mattinata, mentre ci vengono offerti degli ottimi pain au chocolat, Bruno ci mostra come prepara Udo e Kalinka, i suoi possenti cavalli brabantini (brabançonne), una razza da tiro originaria del Belgio, ideale per questo tipo di attività. Udo è un esemplare imponente: pesa oltre una tonnellata e può tirare fino a duemila chili di peso senza sforzo. Ma non basta la stazza per diventare un cavallo da pesca. L’addestramento, infatti, inizia già ad un anno di età e, una volta terminato, una commissione valuta se il cavallo può effettivamente entrare a far parte di questa antica tradizione.


Indossiamo i nostri stivali di gomma, diamo una mano a caricare l’occorrente per la pesca e saliamo sul calesse per raggiungere la spiaggia. Il vento è piuttosto forte e, quando arriviamo sulla battigia, ha già spazzato via molte delle nuvole, permettendo ad un tiepido sole di scaldarci un po’. Siamo praticamente in mezzo al mare, ma la bassa marea ci dà l’illusione di poggiare i piedi su una spiaggia quasi infinita. I pescatori, vestiti con la caratteristica cerata e il copricapo gialli, sistemano due grosse ceste di vimini ai lati dei cavalli e stendono le reti, che verranno trascinate sul fondo del mare. Nel frattempo, diverse persone si radunano attorno a noi per scattare foto: indubbiamente non è una cosa che si vede tutti i giorni. Bruno e Udo iniziano ad entrare in acqua, mentre in sella a Kalinka oggi c’è Marius, uno dei Paardevissers più esperti, che è venuto a dare una mano nonostante sia ormai in pensione. Ѐ difficile stare lontani dal mare dopo una vita intera da pescatore.

Vedere questi imponenti animali entrare in acqua è uno spettacolo unico. Quando i cavalli sono immersi fino all’incirca sotto l’altezza della spalla, i pescatori li allineano perpendicolarmente alla spiaggia ed iniziano a setacciare il fondale. Ad intervalli regolari tornano alla battigia per vuotare le reti e riempire le ceste di gamberi grigi.


Tutto il resto (piccoli pesci, granchi, meduse) viene rigettato in mare. Questa operazione si ripete diverse volte durante la battuta di pesca. Il mare è molto mosso, ma sembra non infastidire i cavalli, che si muovono tra le onde con estrema facilità ed eleganza.
Dal mare al piatto: gli straordinari gamberetti pescati a cavallo
Circa due ore più tardi, l’alta marea inizia a salire e costringe i pescatori a smettere di pescare. I cavalli non devono essere messi in condizione di pericolo. Ripieghiamo le reti, carichiamo tutto sul calesse e rientriamo alla fattoria. Mentre Udo e Kalinka si godono il meritato pasto, Bruno svuota le ceste e prepara il fuoco per cuocere i gamberi.

La cottura avviene in un enorme calderone pieno d’acqua bollente salata; dopo pochi minuti sono già pronti. Il sapore di questi minuscoli gamberi è eccezionale, una combinazione di sapidità e dolcezza che non ha eguali. Non ci stupisce che siano così rinomati. Assaggiare tutti insieme quello che abbiamo pescato qualche ora prima, sorseggiando una Kriek, è la perfetta conclusione di una mattinata fuori dell’ordinario.

Questi preziosi momenti insieme a Bruno ci hanno permesso di conoscere e ammirare una tradizione tanto bella quanto dura, in cui gli elementi naturali regolano l’attività dell’uomo e ne decidono le sorti; un mestiere antico, fatto di persone caparbie che, con passione e fierezza, portano avanti un’attività che li tiene ancora saldamente ancorati alle proprie origini.