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Chi è Fadi Kattan, lo chef che fa scoprire al mondo la vera cucina palestinese

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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copertina fadi kattan

“Oltre a dar da mangiare a coloro che pagano per il nostro cibo, dobbiamo anche sfamare chi non può acquistarlo”. Fra iniziative solidali e libri che raccontano la gastronomia della sua terra, Fadi Kattan sostiene il popolo palestinese.

La storia

Bethlhem, la prima impresa letteraria di Fadi Kattan, non è l’ennesimo libro di uno chef che, semplicemente, racconta le ricette del cuore o quelle frutto del suo estro - anche se tra le 240 pagine ci sono anche quelle - ma un racconto che onora la sua città natale e, soprattutto, il popolo di appartenenza dello chef franco-palestinese. Il libro di Kattan, cuoco e proprietario, assieme a Rasha Khouri, del locale Akub a Londra (inaugurato nel 2023 dopo la chiusura del precedente ristorante Fadwa a causa della pandemia) è una vera e propria celebrazione della città della Cisgiordania.

Kattan Fadi chef
 

La volontà di Fadi di raccontare le sue origini è nata circa due anni e mezzo fa, ben prima del tragico attacco di Hamas a Israele lo scorso 7 ottobre. “Quando operavo da Fawda spesso lasciavo la cucina e andavo a parlare con gli ospiti. Molti di loro erano turisti giunti a Betlemme per vedere i principali siti storici, ma quasi sempre i loro tour non includevano visite ai mercati alimentari, alle panetterie e ai negozi di spezie che, per me, sono l’essenza della città. Mi offrivo, quindi, di portarli con me il giorno successivo peri raccontare loro la vera storia di Betlemme", spiega Kattan a  Restaurant Online. Il calarsi nei panni di una guida turistica ha fatto scattare una scintilla che ha instillato in Fadi il desiderio di accompagnare i lettori del suo volume tra le vie e le persone della città.

fadi kattan piatti
 

Nel libro, suddiviso in quattro ampi capitoli - tanti quanti le stagioni - Kattan presenta circa 60 ricette (alcune di sua invenzione, altre ereditate dalla famiglia) che si alternano alle storie degli agricoltori e degli artigiani locali come, ad esempio, Abu Hussein, proprietario della West Bank Salt Company, che commercializza sale raccolto dal Mar Morto, i fratelli Natsheh, macellai di Betlemme, e Um Nabil, la “regina delle erbe”. “Il desiderio di scrivere un libro è sempre stato lì, ma dovevo pensare a come portare le persone in un viaggio attraverso Betlemme. Io vivo lì, non è che ho una casa a Londra e ci torno ogni tanto, sono lì per la gran parte dell'anno, respiro la città ogni giorno, quindi dovevo pensare a come parlarne alla gente".

Kattan Fadi chef2
 

Nonostante stesse lavorando al suo libro da molto tempo, ultimamente, Fadi si è più volte chiesto se pubblicarlo in un periodo così critico e complicato per la sua città e per il suo popolo fosse opportuno. ”Nei primi mesi dopo il 7 Ottobre non riuscivo più nemmeno a cucinare, mi mettevo davanti ai fornelli e piangevo perché ho degli amici e ho una famiglia a Gaza”, racconta all'independent.  “Mi sono chiesto: come posso far uscire un libro mentre la mia gente viene massacrata? Poi, però, ho riflettuto: siamo in un momento in cui molte persone non si rendono conto di chi siano i palestinesi e attribuiscono alla Palestina un’immagine che è stata costruita ad arte, ecco perchè ho sentito il bisogno di pubblicarlo. Ci sono persone che pensano ai palestinesi come a un diavolo, quest’immagine deve essere contrastata. Vengo da una famiglia cristiana e trovo scioccante che a Natale tutte le chiese del mondo si fermino per celebrare la mia città, ma la maggior parte delle persone non riescono indicarla su una mappa. Qualcuno deve raccontare la storia”.

Kattan Fadi
 

Grazie a questi lunghi e delicati momenti di riflessione Kattan ha iniziato, quindi, a vedere il suo libro come un vero e proprio mezzo per presentare la sua città. Una cosa che questo processo mi ha mostrato è quanto gli abitanti di Betlemme siano orgogliosi della loro città, leggendolo molte persone mi hanno detto di esserne commosse. Quando ti ritrovi a vivere in una regione che soffre come Betlemme in questo momento a causa dell’occupazione e della guerra, la maggior parte della gente dimentica che quell’orgoglio esiste e io ero uno di loro. Ho imparato a essere giusto nel riconoscere il privilegio che ho vivendo qui. Molti hanno un rapporto particolare con la città, spesso basato sulla nostalgia, questo libro vuole far capire che Betlemme non è scomparsa. Non è un libro di storia, né un libro “conservatore”: è un libro di cucina ed è vivo. Il cibo per me non dovrebbe essere militante. Il mio libro non libererà la Palestina, ma potrebbe indurre le persone a iniziare a porsi domande che vanno oltre”.

fadi kattan AFP via Getty Images
@AFP via Getty Images

Così prosegue nell’intervista a Restaurant Online. Nel libro Kattan racconta i tre terroir principali della sua terra - la tipica costa mediterranea, l’entroterra degli ulivi, dei mandorli e dei fichi e il deserto- e il suo essere, per natura, un crocevia di culture. Bethlem è un testo senza dogmi o costrizioni, perchè questo è ciò che Fadi ha imparato dalla sua famiglia, così riferendosi alla ricetta della zuppa di lenticchie di sua madre commenta: Non è una ricetta precisa e costante, mia madre continuava ad aggiungere o cambiare e credo che la cucina sia bella proprio per questo, non mi piacciono i dogmi. Il dogma è qualcosa che mi spaventa, e la cosa fantastica nella cucina di mia madre è che questi non esistono." Fadi spera che i suoi lettori tengano presente questo principio quando cucinano le sue ricette e li invita a farle proprie. “Se tra gli ingredienti metto tre spicchi d'aglio e tu non vuoi metterne nessuno o cinque, va bene lo stesso, le ricette sono pensate per essere vive. Penso che sia quello che mia madre mi ha davvero insegnato”.

fadi kattan piatto pomodori
 

Kattan non dimostra l’empatia con la sua gente e l'amore per la sua terra solo con la nobile arte della scrittura, ma anche con gesti concreti; da ottobre, infatti, con il suo socio organizza eventi di beneficenza per raccogliere fondi per Gaza, oltre a cene mensili per promuovere i fornitori di ingredienti palestinesi dove una percentuale del ricavato viene donata a enti tra cui il Medical Aid Palestine e l’Amos Trust. Nel Refettorio Geneva, poi, ha allestito una cena gratuita per le persone che non potevano permettersi di pagare. "Servire persone che solitamente non hanno la possibilità di sedersi in un ristorante è stato importante. È stata una lezione di vita, perché è esattamente quello che faceva mia nonna nella sua associazione, l'Unione delle donne arabe di Betlemme. La mia idea? Naturalmente, dobbiamo dar da mangiare a coloro che pagano per il nostro cibo, ma anche sfamare chi non può pagarlo - usiamo il nostro mestiere per migliorare le cose, cosicché abbia dei risvolti umanitari".

fadi kattan pasta
 

Tenendo conto di questo, Kattan dice di non voler tornare in cucine con un'atmosfera "molto dura e rude", spiegando: "È qualcosa che ho fatto molto tempo fa. Non voglio vedere di nuovo tutto questo, non voglio costruire squadre del genere. Quello che voglio sono squadre e persone in cucine che siano davvero sane, spazi di crescita".

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