Origini sarde, esperienze all’estero e massima attenzione ai prodotti locali: la cucina semplice, ma coinvolgente di Michele Pili mixa diverse suggestioni culturali al confine fra Lombardia e Svizzera.
Il ristorante
Incastonato nelle montagne sul lago di Lugano, ma in provincia di Como -a Cima di Porlezza- l’Aria Retreat &SPA è la nuova Mecca dell’edonismo tra Lombardia e Svizzera. Grazie all’innovativo progetto di architettura integrata e il concetto di hotellerie di lusso, ARIA incarna e concretizza la filosofia del benessere a 360°.
L’avanguardia progettuale del noto studio milanese R4M Engineering ha reso infatti possibile la realizzazione 2.000 mq di superficie residenziale su tre piani terrazzati perfettamente integrati con la natura. Oltre al centro benessere con piscine interne ed esterne, vi trovano quindi spazio 15 suite dal design estremamente innovativo. L’intero resort è frutto di un progetto tailor made, dove gli spazi e gli arredamenti sono studiati con cura maniacale in ogni minimo dettaglio.
L’Emotional Experience alla base del progetto non poteva prescindere e tralasciare la parte gustativa; un’esperienza, infatti, è tale solo se coinvolge tutti i sensi. Gli ospiti interni ed esterni di ARIA possono, quindi, deliziare i loro palati con la proposta all day long del Dolcevita Lounge Bar & Terrace, ma soprattutto con quella fine dining de La Musa Restaurant & Rooftop Terrace, ristorante con vista mozzafiato, dove Michele Pili si esprime in una cucina “concreta, essenziale, semplice e coinvolgente”.
“Musa ispiratrice” di Pili è la sua terra, la Sardegna, che nei piatti si fonde con le numerose esperienze all’estero tra Europa e Russia e con i prodotti locali. “La mia filosofia di cucina è semplice, come semplice è la mia idea di gastronomia. Riunisco in ogni piatto la Sardegna, mia terra di origine, con le materie prime delle Alpi Lepontine e l’esperienza dei miei viaggi. Pochi ingredienti, essenziali ma decisi e forti come la mia terra, fatta di granito”, racconta.
Il viaggio sensoriale di Pili conduce i commensali attraverso una sequenza di creazioni fedeli alle stagioni e alle materie prime utilizzate e che si concretizzano in una vera armonia di sapori e di consistenze. La continua ricerca di nuovi ingredienti e la sperimentazione delle tecniche più adatte a trattarli fanno sì che la cucina dello chef di Serrenti sia in costante evoluzione. Forse anche grazie alla sua appartenenza ad una famiglia dedita alla gastronomia, Pili pone al centro di tutto la tradizione, ma una tradizione che per essere perpetuata va innovata.
La terra di origine, il Mar Tirreno e la valorizzazione dei prodotti rendono la cucina di Pili una cucina di contaminazione e dalle mille sfaccettature, sia negli ingredienti che nella loro lavorazione. Eccellenze provenienti da tutta la Penisola trovano spazio nei piatti di Michele, che con tecnica e creatività ne esprime la più genuina essenza.
I piatti
All’ingresso le sofisticate note di un grande carillon, ricercato pezzo di antiquariato, accolgono gli ospiti del gourmet. Ampie vetrate, tessuti pregiati e opere d’arte rendono l’ambiente elegante, con lo stile minimal che si concede a colori, luci e pezzi di design. La terrazza affacciata sul lago e immersa nel parco, dove l’intensità del verde e del blu catturano lo sguardo, durante i mesi più caldi diventa estensione del ristorante. Tavoli di marmo nero con venature bianche e bordi dorati sono la perfetta mise en place per iniziare il viaggio tra i sapori e le creazioni dello chef de La Musa. Ogni particolare, infatti, rivela e anticipa i tratti della cucina di Michele: una cucina di semplice e pura essenza, con protagoniste materie prime fresche e di indiscussa qualità. Grazie ai cinque menu degustazione l’offerta è ampia e, nonostante la particolarità di ogni percorso, la filosofia rimane immutata: piatti apparentemente semplici, ma dall’indubbia profondità di pensiero rivelata dai sapori decisi.
Sfiziosi “snak” di aperitivo accompagnati da una bollicina accolgono gli ospiti e li conducono alla scelta di uno dei menu. Il Finto pomodoro ripieno di tartare di salmone marinato alla soia e miele, servito con crumble di olive nere è un’esplosione e puro divertimento per il palato, nonché un’ottima premessa per l’arrivo della Trota marinata con sale e zucchero e aceto affumicato. All’occhio il piatto è essenziale ed elegante; le salse di accompagnamento regalano una splendida armonia cromatica. Il taglio a cilindro della “carne” dona ancora più carnosità ad una materia prima eccellente, dove le salse di ibiscus e la citronette di pompia, tipico agrume sardo, fanno sì che ogni boccone assuma un diverso carattere. L’aspetto minimal cela sapori intensi che si alternano tra umami, acido e affumicato.
Con la Tartare di Vicciola, tipica carne piemontese dove la vitella viene nutrita solo con nocciole, dal pesce si passa alla carne, carne che volutamente un po’ grassa esprime la sua massima essenza sia nel sapore che nella texture. La tartare dal rosa intenso, ma delicato allo stesso tempo, è servita al naturale per poi essere accompagnata da una spuma di zincarlin, formaggio della zona che regala un’ulteriore parte grassa, ma ben bilanciata dalla nota acida e vegetale del rabarbaro. Il piatto non poteva non essere completato da alcune nocciole che donano ritmo e vivacità al tatto, così come i germogli aggiungono un ulteriore tocco vegetale, oltre a contribuire all’impatto visivo.
Tornando all’acqua, elemento essenziale che accomuna la Sardegna, terra di origine dello chef, e la sua nuova casa sul lago di Lugano, arriva l’anguilla cotta secondo la tecnica giapponese. La saba, molto utilizzata nelle ricette sarde, prende il posto della salsa Teriyaki per la laccatura del pesce. Il risultato è un tocco di umami che incontra la grassezza di una quenelle di stracciata di Bufala campana e di una pesca glassata in padella. Nel piatto emerge sicuramente la cottura magistrale del pesce, ma soprattutto la volontà dello chef ad andare oltre i confini territoriali e di giocare con le materie prime più disparati.
Il viaggio tra sapori, prodotti e tradizioni italiane continua nel piatto successivo, dove la Sardegna di Michele incontra l’Emilia Romagna del sommelier Matteo Zecchini. Il raviolo di pasta fresca che rappresenta l’Emilia, infatti, è ripieno di patate e carciofi e condito con un saporito ragù di agnello; tipici ingredienti sardi. Il rosso dell’uovo di quaglia che completa la portata sottolinea la proteina. Il piatto si rivela da subito deciso, ricco e godurioso. I sapori, seppur intensi, riescono a trovare il perfetto connubio di gusti e consistenze.
Non di inferiore personalità è la portata successiva: la pancia di vitello. La carne meno tenace, grazie ai 40 giorni di frollatura e alla cottura a bassa temperatura, viene arricchita da una salsa alla catalana, chiaro omaggio alla terra dei Pili. Salsa che regala freschezza e dinamicità al piatto. Si capovolgono i fattori, invece, per l’ultima portata salata. Se infatti il vitello viene proposto con una salsa di pesce, segue il crostaceo accompagnato da una salsa di carne, perchè nonostante la millenaria tradizione carnivora la Sardegna rimane pur sempre un’isola. Quindi ecco dolcissimi e carnosi Gamberi in pastella con riduzione di Cannonau e pera.
Così anche per la namelaka al cioccolato bianco, lamponi, mirtilli e crumble al cacao amaro. L’impatto visivo è chiaro: balenano subito alla mente i ginepri piegati dal vento di un'isola forte e fragile allo stesso tempo come la Sardegna.
Indirizzo
Aria Retreat & Spa- La Musa Restaurant & Rooftop Terrace
Via del Ciclamino, 5, 22018 Cima CO