Chef

William Pitzalis, il cuoco del Cagliari calcio che vuole dare un futuro ai giovani meno fortunati del suo quartiere

di:
Alessandra Guigoni
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william pitzalis

Lo chef William Pitzalis e il suo progetto sociale per i ragazzi meno fortunati di Cagliari: una scuola di cucina nel quartiere popolare di Sant’Elia

La Storia

William Pitzalis chef del Cagliari Calcio e vice campione nell’ultima edizione del talent show televisivoCuochi d’Italia” ha un sogno: aprire una scuola di cucina per riqualificare il quartiere di Sant'Elia e dare un'opportunità ai ragazzi meno fortunati.


Tifosissimo del Cagliari racconta che quando parlava con i compagni di classe “Loro sognavano di lavorare in grandi strutture alberghiere, in resort dall’altra parte del mondo; io desideravo soltanto diventare il cuoco del Cagliari; In precedenza avevo avuto alcune opportunità anche con l’ex presidente Cellino, che mi chiamava in occasione di partite importanti o occasioni particolari. Il mio grande tifo per il Cagliari non è mai stato un mistero”.

Finalmente cinque anni fa è arrivata la chiamata del Presidente Giulini e ha realizzato il suo sogno, indossando la maglia da titolare di chef della società sportiva.


Come e cosa mangia un calciatore di Serie A?

“Preparare da mangiare ad un calciatore professionista non è più come negli anni ’70 e ’80, quando la dieta consisteva principalmente in riso, pollo e carne rossa. Oggi c’è spazio per la fantasia e il buon gusto: l’atleta è talmente preparato anche sull’alimentazione che sa cosa può mangiare e cosa no. Cerco di proporre una cucina sana, genuina, con prodotti a chilometro zero. Non è nemmeno vero che un calciatore non possa mangiare dolci: con moderazione si può mangiare un po’ di tutto”.



Nato e cresciuto nel quartiere di Sant’Elia, William ha dovuto iniziare a lavorare ad appena diciassette anni per aiutare la sua famiglia. “Vedevo gli amici uscire la sera, mentre io dovevo pulire pentole e padelle. Il mio unico svago era lo stadio, a vedere il mio Cagliari”.

William non ha dimenticato la sua giovinezza poco spensierata e il suo quartiere. Ed è proprio per il suo quartiere che William vorrebbe fare qualcosa di importante, unendo il suo lavoro ad un’altra sua vocazione: l’impegno per il sociale.


“Ho sempre avuto un occhio di riguardo per le persone meno fortunate. Anche grazie all’esperienza con la famiglia Giulini ho potuto conoscere diverse realtà, soprattutto tramite la loro Fondazione: il Borgo Tre Mani, il carcere di Quartucciu, il Nido della Pavoncella, la Locanda dei Buoni e Cattivi e la Caritas diocesana di Cagliari. Ora ho un’idea mia, un sogno: mi piacerebbe aprire una scuola di cucina per i ragazzi del mio quartiere. Sai ho avuto anche la fortuna di pubblicizzare l’idea grazie a Cuochi d’Italia, dove ho ripetuto sin dai casting che avrei destinato il montepremi alla realizzazione della scuola. Sarebbe un’occasione per dare la possibilità ai ragazzi del quartiere di conoscere un mestiere che consente di vivere serenamente e con dignità”.


William non è nuovo a progetti sociali: Ad esempio all’indomani dei drammatici terremoti dell’Abruzzo e di Amatrice ha scelto come altri colleghi di fare i bagagli e cucinare per la popolazione colpita dal sisma.

“Siamo arrivati pochi giorni dopo il terremoto, nel campo di Pianola. Abbiamo lavorato con una cucina mobile, distribuendo migliaia di pasti tra pranzo e cena, più le colazioni. La gente era disperata e la terra continuava a tremare. In certi momenti ho avuto paura anche io; ho tanti ricordi, è stata una esperienza toccante”.


Affinché il suo sogno diventi realtà è necessario mettere insieme diverse componenti: le istituzioni, i colleghi più sensibili e soprattutto i fondi, grazie anche alla Fondazione Giulini.

“Il prossimo passo” ci racconta “Sarà a dicembre, quando faremo una partita tra chef sardi e detenuti del Carcere minorile di Quartucciu, in collaborazione con la Fondazione Giulini, per raccogliere fondi, sempre per la futura scuola. Con Gabriele Calvi, chef dell’Atalanta, impegnato nel sociale, e la Fondazione Giulini vogliamo fare anche un altro evento, possibilmente con tutti gli chef delle squadre di Calcio di Serie A: una cena di fine campionato, per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere altri fondi per tutti i nostri progetti”.

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