I protagonisti dell'enogastronomia Top Chef Chef

Bruno Barbieri: “A 17 anni già facevo 400 omelette sulle navi da crociera”

di:
Sveva Valeria Castegnaro
|
copertina bruno barbieri 2023 05 04 12 03 32

Unico chef italiano ad aver ottenuto 7 stelle Michelin in 40 anni di carriera, Bruno Barbieri “si è fatto da solo”, fra turni sfiancanti sulle navi da crociera ed avventure temerarie nell’universo fine dining. Gli esordi di un grande cuoco, prima del successo e dei programmi tv.

La storia

Eccentrico, ironico, irriverente, con la capacità di realizzare fin da bambino perfetti tortellini da racchiudere nel celebre scrigno di venere (terrore di ogni concorrente di Masterchef) grazie agli insegnamenti della nonna Mimì, sua prima talent scout, Bruno Barbieri è uno degli chef che hanno segnato la storia della cucina italiana negli ultimi decenni. Dalla provincia bolognese, la sua escalation culinaria non ha conosciuto battute d’arresto.


Un amore sconfinato per la sua terra che si evince anche da quell’accento bolognese che non lo abbandona mai, persino ora che vive per la maggior parte dell’anno Oltreoceano. Quella di Barbieri è una vita con una costante: l’amore per i viaggi. Fin da piccolo, infatti, ha iniziato ad affrontarli per andare in Spagna a trovare il padre, lì per lavoro, fino ad arrivare ad imbarcarsi a soli 17 anni su una nave da crociera per intraprendere la carriera da cuoco. “Il 16 dicembre 1979 cominciai a prestare servizio a bordo come terzo cuoco”, ha raccontato al Corriere della Sera.


Si lavorava tantissimo, ma in un anno e mezzo visitai l’America Latina, i Caraibi, gli Stati Uniti. Un’esperienza incredibile, che mi fece scoprire nuovi sapori e materie prime di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza e che ho portato con me. Mi piace pensare di essere un esploratore del gusto. Ogni volta che parto torno sempre a casa con un bagaglio nuovo di conoscenze. Voglio capire come vive la gente, visitare i mercati di tutto il mondo, scoprire la storia che c’è dietro ogni prodotto e ogni preparazione. In ogni mio piatto c’è il ricordo dei miei viaggi, e siccome, appena posso, parto, ogni mio piatto si rinnova sempre di nuovi gusti e sapori”, scrive nella sua biografia. Racconta di una carriera iniziata in salita perché, appena mise piede sulla nave, gli rubarono tutti i soldi e per un mese e mezzo non scese mai a terra. Ma proprio la determinazione nel voler arrivare dove voleva ha forgiato il Bruno Barbieri che conosciamo oggi.

@Sky



Ho sempre pensato che dovevo cavarmela da solo e l’ho fatto. Sulle navi ho iniziato presto a far capire come la vedevo: il mio nome era dappertutto, mi alzavo alle quattro di mattina e facevo 400 omelette... lavoravo tutto il giorno. Ho imparato in fretta a prendere tutti i miei treni al volo, pensando che un giorno, presto o tardi, il mio momento sarebbe arrivato”. E il momento di Bruno, dopo quell’esperienza, è arrivato presto. Nel 1983, infatti, assieme all’amico chef  Igles Corelli aprì un ristorante destinato a cambiare la storia della cucina italiana: il Trigabolo. Barbieri e Corelli, una squadra vincente. Quel tipo lì cucina era sperimentazione: siamo stati quella roba lì, quel cambiamento gastronomico, negli anni Ottanta".


"All’inizio non guadagnavamo soldi, tanto che per una volta li chiedevo a mia madre per mettere la benzina nella macchina. Ma è stato fondamentale. Eravamo dei matti interessati alla novità: cuciniamo con la musica di David Bowie a manetta come sottofondo, facevamo cose folli, divertendoci ed emozionandoci. Era un circo, come spesso le definisco, di collaboratori eclettici e fuori di testa, trasformisti ed estrosi, liberi dagli schemi e dalle convenzioni. Anche ora non mi scordo da dove sono partito: è grazie a quelle persone se ho potuto vivere la vita che ho scelto per me”.

@Sky



Una vita in cui può vantarsi di essere l’unico chef in Italia ad aver ricevuto sette stelle Michelin nel corso di 40 anni di carriera, una vita che ora trascorre per lo più nella sua casa vicino a Miami dove mai stanco di imparare e confrontarsi con altre realtà culinarie si cimenta nel vero barbecue americano. “Qui sulla carne sono preparatissimi, bisogna togliersi il cappello. Per fare il barbecue conta anche il tipo di legna che si usa, l’affumicatura, tante cose. Insomma, c’è sempre da imparare”.


Fonte: corriere.it

Trovi qui l'articolo cliccabile

Ultime notizie

mostra tutto

Rispettiamo la tua Privacy.
Utilizziamo cookie per assicurarti un’esperienza accurata ed in linea con le tue preferenze.
Con il tuo consenso, utilizziamo cookie tecnici e di terze parti che ci permettono di poter elaborare alcuni dati, come quali pagine vengono visitate sul nostro sito.
Per scoprire in modo approfondito come utilizziamo questi dati, leggi l’informativa completa.
Cliccando sul pulsante ‘Accetta’ acconsenti all’utilizzo dei cookie, oppure configura le diverse tipologie.

Configura cookies Rifiuta
Accetta