Fra castelli fiabeschi e calanchi lunari, il reggiano si presta a passeggiate educative ed escapades gourmandes per trattorie e ristoranti stellati, facendo magari tappa in un caseificio del Parmigiano Reggiano dove degustare il territorio.
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Scappare dalla routine quotidiana e avventurarsi è un desiderio che cresce soprattutto nel fine settimana. Le magie del caseificio si raggiungono in un batter d’occhio, poiché dietro l’angolo, talvolta perfino a portata di bici, inoltre, regalano un’accoglienza verde e ristoratrice. Reggio Emilia, ad esempio, è ricca di sorprese, con tesori nascosti, di cui poco si parla, che meritano di essere esplorati.
Alla scoperta di Reggio Emilia, fra arte e buona tavola
La Città del Tricolore, così chiamata perché qui venne adottato il vessillo che sarebbe poi diventato la bandiera nazionale, è conosciuta per la sua elevata qualità della vita. La provincia vanta un notevole patrimonio storico, archeologico, culturale, paesistico e ambientale. La visita propone numerosi spunti di approfondimento: oltre ai monumenti, sono presenti importanti musei, personaggi di rilievo e usi e costumi da scoprire. Il centro è dominato dalla maestosa Piazza Prampolini, dove si trovano la Cattedrale, titolata a Santa Maria Assunta, e il Battistero, caratterizzato da una pianta a croce latina.
Poco distante, Piazza San Prospero, con la sua caratteristica Basilica, è un gioiello da non perdere. Il Teatro Municipale Valli, un’elegante struttura neoclassica, è un punto di riferimento per gli amanti dell’opera e del teatro. Infine, i parchi cittadini, come il Parco del Popolo, regalano un’oasi nel cuore urbano, salotto ideale per una pausa rilassante. Numerosi sono i castelli e le abbazie nelle Terre Matildiche, così chiamate in onore di Matilde di Canossa, figura di spicco del Medioevo italiano. Questa zona, che si estende strategicamente dalla valle del Po alle fertili pianure fino alla dorsale appenninica, si distingue per un imponente sistema difensivo composto da roccaforti, pievi e case a torre.
Il più celebre è senza dubbio il Castello di Canossa, oggi ridotto a suggestivi ruderi posati su una rupe di arenaria, con annesso un museo nazionale. La vista sui calanchi, paesaggio lunare che invita a passeggiare come astronauti, è semplicemente mozzafiato. Tra le altre meraviglie il Castello di Bianello, di Carpineti e di Sarzano meritano particolare attenzione, così come il Castello di Rossena, con le sue 21 stanze affacciate sulle colline e sulla vicina torre di avvistamento, raggiungibile a piedi. Qui è persino possibile pernottare, vivendo un’esperienza unica.
I ristoranti
A una manciata di chilometri c’è uno stellato emiliano ormai rappresentativo, Ca’ Matilde di Andrea Vezzani, cuoco autodidatta la cui filosofia si basa sull’equilibrio fra la passione per il vegetale, coltivato nell’orto in biodinamica, e il culto della tradizione. Fra i prodotti più iconici, il Balsamico, che al contrario del modenese è presente in tre stagionature, oro, aragosta e argento, l’erbazzone, appena eletto Igp, e il Parmigiano Reggiano.
In tavola arriva spesso da protagonista, vedi il ragù delle croste, che tirate col loro brodo sostituiscono la carne nella classica bomba, ma anche i tagliolini di tosone, formaggio fresco ottenuto un tempo dalla rifilatura delle forme, conditi alla carbonara con emulsione di tuorlo e pancetta croccante.
Chi ha voglia di semplicità ha l’imbarazzo della scelta. A Ca’ Matilde il classico gnocco fritto emiliano diventa un calzoncino ripieno, ma tutt’intorno è ottimo e filologico col suo piatto di salumi selezionati. Per esempio, alla trattoria La Maddalena, proprio a Quattro Castella, oppure all’Osteria della Capra di Barco, dove pure le paste fresche, in particolar modo i cappelletti in brodo, vanno assolutamente assaggiate.
Per non parlare del fastoso carrello dei bolliti e degli arrosti della Trattoria da Probo, a Bagnolo in Piano. La testa di vitello, la lingua o il piedino di maiale, accompagnati da salse e intingoli, invece, sono la specialità di Clinica Gastronomica Arnaldo, a Rubiera.
A Casalgrande, immerso nelle campagne, Badessa, è un locale progettato all’interno di un ex latteria, testimonianza dell’architettura agricola in pieno stile neogotico. La cucina si focalizza su ingredienti di stagione, provenienti dalla filiera corta. Da non farsi sfuggire l’Osteria del Viandante, premiato con una stella Michelin e una stella Verde, dove lo chef Jacopo Malpeli collabora a stretto contatto con i produttori di una cooperativa biologica, creando piatti che esaltano i sapori autentici della regione. Audace il Savarin di riso alla Cantarelli con lingua salmistrata, risotto al Parmigiano Reggiano e ragù di funghi porcini con piccole polpette.
Il "re dei formaggi": tour nei caseifici del Parmigiano Reggiano
Fra il pranzo e la cena, poi, perché non concedersi una degustazione di Parmigiano direttamente nel luogo di produzione? Nell’area circoscritta si concentrano svariati allevamenti in cui le bovine vengono alimentate con foraggi autoctoni. Tutto nasce dal profondo legame con l’ambiente circostante, estremamente tutelato, dove si sviluppano le condizioni ottimali per lo sviluppo del “re dei formaggi”.
All’interno degli stabilimenti si possono ripercorrere tutte le fasi, dalla cottura alla messa in fascera della cagliata, fino alla salatura e alla stagionatura, in attesa dell’esame degli esperti che marchieranno a fuoco. Il tour si conclude con un momento di assaggio guidato poiché le stagionature sono diverse: da un minimo di 12 mesi fino ad arrivare ai 40, e perché non addentrarsi nella complessità sensoriale di una forma di 60, 72 mesi e oltre.
Una gita che è facile prenotare sulla piattaforma https://www.parmigianoreggiano.com/it/caseifici-prenota-una-visita/