Una terrazza che cambia rapidamente outfit con gli orari e le stagioni, allestendo un piccolo show sotto il cielo romano: tra pizze d'autore e piatti mediterranei conditi d'inventiva, passando per i drink ispirati alla mappa storica urbana, l'offerta del Divinity Restaurant punta il mirino sul gusto oltre la vista. Tutto nel lusso identitario del The Pantheon Iconic.
Foto di Alberto Blasetti
Il panorama è di quelli che ti inondano l'iride, non appena provi ad abbracciare con lo sguardo la folla di antichità schierate davanti al tuo salottino open space. Facile pensare che l'asso nella manica del The Pantheon Iconic sia esattamente questo: un grandangolo ad effetto sulle vestigia imperiali (il nome dell'hotel parla da sé) da cui sembra quasi di poter sfiorare i cupoloni con un dito allungando una mano oltre i drink dell'aperitivo. Eppure, se l'esperienza si limitasse allo scenario, l'effetto wow svanirebbe dopo due-tre selfie col filtro naturale del tramonto.
Invece è lì che inizia la sfida, all'imbrunire, dove scatta la differenza tra una giostra di attrazioni banali e una meta godereccia premium level. Sì, perché chi sguazza nel mare nostrum dell'ospitalità alberghiera, di terrazze collocate in posizione strategica ne ha viste a bizzeffe. Ma scovare un menu d'autore in salsa pop -dai crudi alla puttanesca di mare, fino alle tonde e il pollo tandoori- nella stessa sede dello stellato Idylio by Apreda (situato al pianterreno, mentre il Divinity Restaurant si eleva al sesto) significa intuire che il belvedere farà da apripista a un piccolo show allestito ad hoc sotto il cielo romano.
Dietro il "progetto pizza" c'è infatti lo chef Francesco Apreda, i cui blend di spezie planano dritti sugli impasti, a comporre i topping con la medesima impostazione dei piatti cucinati. E se fino ad ora eravate certi di aver scovato la vostra amatriciana preferita in qualche localino verace del centro, vi ricrederete assaggiando la variante "Gold" proposta dal nuovo executive del Divinity Luca Decembrino (il condimento ve lo sveleremo nel dettaglio giusto fra qualche riga). Prima di addentrarci nella lounge vale, però, la pena inquadrare dal basso l'intero complesso.
L'hotel, le suite e la colazione
Inutile dirlo, a due minuti esatti di passeggio troverete proprio lui, il Pantheon, longevo gigante in pietra capace di orchestrare il viavai dei turisti capitolini da due millenni a questa parte. Senonché, dopo il check-in, la storia bussa pure alla porta delle suite, generando un continuum cronologico a suo modo curioso per un edificio di lusso.
Quella intitolata al capolavoro agrippino, ad esempio, replica ovunque motivi e dettagli circolari, plasmati sul modello dell'oculo che da sempre allinea "a testa in su" i visitatori per ammirarne l'imponente volta luminosa. Di rimando, la Santa Chiara offre un affaccio privilegiato sulla piazzetta di Sant'Eustachio; all'interno, una pluralità di epoche -tra benefits presenti e fasti agée- chiamate a raccolta nella medesima area relax. Rafforza il concetto la Spa Suite, adornata da marmi color rosso e avorio in una sorta di "archeologia del benessere termale": un tuffo istantantaneo nell'otium del passato con il comfort di oggi.
Immaginate, poi, di svegliarvi insieme alla città, uno sguardo ai tetti tiepidi di sole e un pensiero alla colazione calda di pasticceria: si sale subito in cima, accolti in spazi simili, eppur diversi, rispetto alla sera precedente -perché, ve ne accorgerete, la Divinity Terrace cambia rapidamente outfit con l'ora e le stagioni. A ribaltare le carte in tavola, un banchetto intercontinentale che non cede alle facili scorciatoie della routine alberghiera: maritozzi infarciti di panna fresca, frolle mignon all'insegna del frutto, torte poliglotte pronte a viaggiare dal ripieno nostrano di ricotta e visciole al topping trasversale delle British cakes.
Il merito va alla mano (decisamente felice) della pastry chef Nicole Villoresi, che se da un lato rende eleganti i must dolciari di zona, dall'altro ne estrae l'essenza facendo parlare l'ingrediente, senza furbi eccessi zuccherini. La carta assortita delle uova, i pancakes torreggianti e un discreto spettro di variazioni sul tema veg completano la scorta energetica mattutina, diluita dalla sua controparte liquida (ai blocchi di partenza, oltre a caffè e affini, non mancano latti di mandorle e cocco ed estratti freschi personalizzati).
"Gioie del soggiorno" riservate agli ospiti dell'hotel, ma dalle 11 fino al dopocena il The Pantheon Iconic si prepara ad accogliere sul rooftop anche gli esterni, nei doppi ambienti della sala e del dehor. Dunque, cosa prevede il palinsesto gastronomico?
Divinity Restaurant: i "classici restaurati" di Luca Decembrino
Rincasando dopo un lungo viaggio, avrete forse provato una voglia inconfessabile di cucina italiana mista all'improvvisa nostalgia dei piatti assaggiati oltreconfine: davanti a voi il miraggio della cara, vecchia pasta; dietro di voi una carrellata di nuovi gusti e fragranze ancora impressi nella memoria a breve termine. Bene, è questo l'effetto che crea la carta di Luca Decembrino, sui cui sfilano i bestseller locali resi intriganti da un estro ponderato.
Si inizia dunque dai Carpacci ittici, serviti "nature" con qualche lieve inserto per dare giusto un accenno di mordenza: sesamo e pesto al basilico sulla ricciola, papaia e peperoncino sul tonno; è una sfera succosa di mozzarella, tuttavia, a mandare in porta il goal decisivo, complice il cuore a 38 °C che lascia i sentori lattici liberi di esprimersi, riportando indietro le lancette alla temperatura di lavorazione della pasta filata. Vicino, un kimchi di lattuga romana: materia autoctona e tecnica asiatica, per spezzare la rotondità casearia col piccantino della fermentazione.
Sui primi di apparente schiettezza aleggia un velo di mistero, già dai nomi rivisti e aggiornati: l'Amatriciana, dicevamo, si scopre Gold; il pomodorino giallo del Piennolo a rimpiazzare il tipico sugo vermiglio. "Un ortaggio di maggior dolcezza che attenua la sapidità sfacciata del guanciale e del pecorino. Sopra, in uscita, il mix di pepi misti dà al rigatone la verticalità che mancava", spiega lo chef. L'esito? Cremoso e, al contempo, calloso: il condimento concilia gli opposti molto meglio della versione total red.
Sotto la voce "Paste Conviviali" (da spartire in base alla fame e al grado di generosità soggettiva) spicca per carattere la Fettuccina di Kamut Monograno Felicetti alla puttanesca di mare, accompagnata da una tartare di ricciola piacevolmente polposa. Il segreto? L'aggiunta di olio Trombolotto, infuso ai limoni di Sermoneta per restituire il profumo sferzante dell'agrume.
Giunti alle carni, la scelta si complica con Ribeye da 500 grammi in condivisione, Straccetti di Wagyu fiammato e Pollo tandoori (un secondo-bandiera dello chef Apreda, probabilmente il migliore di Roma).
Infine, flashback tra il tipico e l'esotico: dà soddisfazione il Wok di seppioline in salsa di cocco, riedizione delle "Seppie e piselli" innestata su un fresco rinforzo vegetale, dal sedano al cavolo cinese pak choi. Così, fermo restando l'Iconic Easy Lunch (rappresentato da quattro formule differenti, sempre di due portate, per i buongustai di passaggio), si può attingere liberamente dal menu per costruire il proprio percorso, con l'ulteriore opzione della "Spezial Pizza" dopo l'happy hour.
La Spezial Pizza di Francesco Apreda e la proposta drink
Che siate o meno pizza addicted, ne avrete probabilmente sentito parlare: al Divinity Restaurant il disco d'impasto reca la firma di uno degli chef più eclettici dell'Urbe, che sul gioco di rimandi culturali ha impostato sin dagli esordi la sua linea di cucina. Da un lato i tasting dell'omonimo ristorante al pianterreno, dall'altro una sfilza di pietanze "agili" intonate alla vivacità della terrazza; fra queste, le tonde (e quadre) multigusto, che pur conservando la loro vocazione originaria solleticano l'interesse dei palati curiosi grazie alla carica spicy delle farciture.
Obiettivo, strutturare i lievitati al pari di piccole creazioni gastronomiche, non "assemblate" ma "pensate" per un assaggio cangiante. Due le basi disponibili, rispettivamente di semola a spicchi e integrale al taglio, entrambe frutto di un compromesso tra il crock della classica romana e lo sviluppo arioso della napoletana.
Di carattere la Marinara, alici del Cantabrico, black garlic e black lime, che resta in testa per il turnover di note morbide e pungenti, senza il solito ritornello salino; oltre all'immancabile Margherita Speziale, fa centro la "Bianca affumicata", zucchine e curry verde, dove il contorno diventa centrale e acquista una profondità inattesa. A risalire la classifica dei nostri morsi migliori è però la Quadra arricchita semplicemente da rosmarino, olive nere e semi di coriandolo, che sfida i gusti "sugosi" con un'armonia tutta sua: molto mediterranea, appaga senza stancare, dialogando alla pari con un cereale ben presente sotto il topping.
Dal canto loro, gli abbinamenti scavallano il calice, poiché il bartender Matteo Fatica ha messo a segno una drink list dal nome ammiccante -Orbis, per l'appunto, di nuovo in omaggio al Pantheon- pronta a esaltare ogni fase dell'esperienza al Divinity. Trasversali gli sparkling cocktail per cavalcare l'onda delle tendenze più in voga (vedi l'Iconic Champagne, ravvivato da bolle alla mela verde e Italicus rosolio di bergamotto); irrinunciabili i mocktail, col protagonismo del frutto e dei distillati analcolici.
Eppure, la vera sorpresa sta nei signature corrispondenti ai vari simboli della città eterna, dislocati in 8 punti cardine della mappa urbana (Mausoleo, il Fontanone, Biondo Tevere, solo per citare qualche voce in carta). Noi abbiamo particolarmente apprezzato l'Arena con Monkey 47 Gin, in cui la combo "mela e cannella" riprende il filo sottile delle spezie e incontra un tonificante bitter al ribes. La notte è lunga, le premesse chiare: un simposio moderno davanti a 2000 anni di storia.
The Pantheon Iconic Rome Hotel, c/o, Via di S. Chiara, 4/A, 00186 Roma RM
Telefono: 06 8780 7060
Email: info@thepantheonhotel.com