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Rivoluzione Alajmo: premi fino a 3000€ e tutele per lo staff. Ecco i nuovi benefits

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina alajmo

Mentre il comparto soffre per la carenza di manodopera, Raffaele Alajmo gioca la carta del welfare aziendale. “René Redzepi dice che l’alta cucina non è più sostenibile, ma sono dichiarazioni che non condivido. Dei miei 14 punti vendita, i più performanti sotto il profilo economico sono i ristoranti stellati”.

La notizia

Mentre il comparto dell’ospitalità soffre come non mai per la disaffezione della manodopera specializzata, una bella novità arriva dal gruppo Alajmo, che pochi giorni fa ha firmato un generoso contratto integrativo aziendale.


«In un periodo di confusione informativa sullo stato di salute della ristorazione, abbiamo voluto introdurre una serie organica di novità che mirano a migliorare gli aspetti organizzativi e l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti, cui offriamo maggiori opportunità economiche, di miglioramento del tenore di vita personale e familiare. Siamo estremamente orgogliosi del risultato raggiunto a conclusione di un lungo confronto tra la nostra azienda, rappresentata dal Direttore Generale Fabrizio Masiero, e il Segretario regionale Veneto Filcams-Cgil Cecilia De Pantz», commenta il CEO Raffaele Alajmo.

@Marco Peruzzo



«Crediamo che la firma sia un segnale importante per il mondo della ristorazione, grazie all’introduzione a favore dei nostri dipendenti di strumenti innovativi per il settore, fondati su due concetti che da sempre stanno a cuore alla nostra azienda: coinvolgimento e riconoscimento», aggiunge il fratello Massimiliano.Questa è solo una delle prime mosse che abbiamo pianificato per il bene del nostro ingrediente principale … la persona!».


Il pezzo forte è il patto integrativo di secondo livello, che prevede un premio fino a 3000 euro in caso di raggiungimento di determinati target. Grazie alla contrattazione con il sindacato, garante dell’operazione, viene tassato al 5%, anziché aggiungersi al resto della retribuzione con la sua aliquota. Quindi si tratta di 2850 euro netti. “Ma è solo una delle tante mosse che stiamo facendo, perché ci sono anche il welfare, che può superare il premio del 30% e sul quale sono previsti percorsi informativi; la formazione gratuita all’Alajmo Academy, per l’aggiornamento delle competenze; le possibilità di viaggiare e fare carriera lavorando nei nostri diversi punti vendita. Oltre a migliorie riguardanti i trattamenti di fine rapporto, i giorni di congedo per malattia dei figli e la facoltà di cedere giorni di ferie o permessi a colleghi in difficoltà”, prosegue Raffaele.



Siamo determinati a investire sulle risorse umane, offrendo qualcosa in più. Anche noi siamo stati colpiti dalle conseguenze della pandemia, che ha massacrato tutto il settore della ristorazione e dei servizi. Perché i lavoratori sono stati completamente abbandonati, prendevano un piccolo contributo ogni due o tre mesi di poche centinaia di euro, del tutto insufficienti a fronte di locazioni o impegni finanziari personali. In Alajmo li abbiamo aiutati noi, pur essendo parimenti in difficoltà, ma in molte aziende non è stato possibile.  Quindi hanno iniziato a vedere questo lavoro come una fonte di incertezza e a cercare impiego altrove, per esempio nei supermercati, che andavano benissimo”.


“Si tratta di approfittare di un momento di crisi per trovare soluzioni migliori per tutti, anche per noi. Adesso si parla tanto degli stagisti, che da noi sono inquadrati regolarmente e hanno la busta paga da stage oltre all’alloggio, ne abbiamo molti meno di René però… Ricordo che quando Massimiliano ha cominciato a lavorare, e non è vecchissimo, si è recato in stage in tre ristoranti francesi dove non prendeva un centesimo e ha dovuto pure cercare casa; all’epoca c’erano cucine, in cui per entrare e fare uno stage dovevi addirittura pagare. Quindi noi due siamo cresciuti in un ambiente, in cui fare tante ore non era un problema. Oggi i giovani hanno fame di imparare, ma cercano un equilibrio fra lavoro, riposo e vita privata. E in questo li appoggio pienamente".


"Da tempo ragioniamo sugli orari di apertura, per esempio le Calandre sono chiuse due giorni e mezzo; il Quadri altrettanto più altri 2 pranzi, che fanno 7 servizi su 14. Una soluzione attuata subito dopo le chiusure obbligatorie per covid, quando per mancanza di personale, ci siamo concentrati sui giorni giusti, tagliando quelli di minore incasso; poi in periodo post covid abbiamo deciso di mantenere la formula, perché dà alla squadra serenità e in termini di occupazione non abbiamo riscontrato peggioramenti, anzi. Vorremmo intervenire anche sugli orari di chiusura, per evitare che si allunghino a dismisura, con i sacrifici che ne conseguono per tutti”.

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