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Song’ E Napule, la vera pizza napoletana che piace a New York: l’exploit di Ciro Iovine

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina song e napule

Poche piazze gastronomiche sono più competitive di New York: Ciro Iovine l’ha espugnata insieme alla moglie Austria, creando un franchising di grandi pizze napoletane e creative. “Ma il mio prossimo sogno è sbarcare in Europa”.

La pizzeria

Fuorigrotta, primi anni ’80. Papà sarto, mamma casalinga, otto figli da sfamare e una bancarella davanti alle scuole dove comprare di tutto, dai pennarelli al sapone. È cresciuto così, Ciro Iovine, sgusciando fra i vicoli di Napoli. Finché suo padre non l’ha esortato a imparare un mestiere. “E io ho provato coi gelati, ma sono durato un giorno. Poi mio fratello mi ha trascinato in pizzeria ed è stato un colpo di fulmine, come una magia”.

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Song E Napule
 

La strada è segnata e già a diciotto anni lo porta lontano da quella città, che continua a custodire nel cuore e ricostruire un po’ ovunque. A Trieste, Londra, Nizza, fino ai Caraibi. “Perché volevo cambiare la mia vita”. Succede davvero quando incontra la futura moglie, la domenicana Austria Maldonado, oggi madre dei suoi cinque figli, spesso e volentieri con le mani in pasta. Con lei Ciro decide di volare a New York per salutare un amico comune, invece finisce per aprirvi quattro pizzerie che arrivano sul New York Times.

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Song e napule Ciro Iovine
 

Certo gli esordi non sono dei più facili. “Il mio primo lavoro è durato mezz’ora: mi sono ritrovato in un posto dove impastavano ingredienti, che nel vocabolario della pizza napoletana non dovrebbero esistere: lo zucchero, le uova… Me ne sono andato subito perché non volevo tradire il mio paese”. Insieme alla moglie pian piano inizia a sognare un locale tutto suo a Manhattan. “Lei è una grande donna, la mia fortuna. È stata l’unica a credere in me. Insieme abbiamo fatto tanti sacrifici e ora possiamo dire di avere altrettante soddisfazioni”.

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Così nel 2015 nasce il primo Song’ E Napule, nome scelto da Austria che significa “Sono di Napoli”, ma c’è chi pensa a qualche canzone romantica. È un frammento di Partenope trasportato a New York, al 146 W di Houston Street, praticamente al confine tra il Greenwich Village e SoHo.

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La sua pizza si distingue subito da tutte le altre, innanzitutto per gli ingredienti 100% italiani. “Perché mi ero ripromesso di portare il Made in Italy e il Made in Naples nel mondo”. Qualcuno gli chiede ancora la pizza all’ananas, e lui non la prende bene. Ma non scende mai a compromessi, con una devozione alle origini e alla squadra del cuore (il Napoli) che finisce per conquistare gli americani.

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Il successo è tale che nel novembre 2021 la coppia fa il bis nel New Jersey e nel marzo 2023 apre un’altra location nell’Upper West Side. Dopo appena due mesi la posta si alza ancora con l’inaugurazione di una nuova, grande sede accanto a quella originaria, a Houston Street. È un altro santuario napoletano, ma più grande e più moderno, davanti al quale un chioschetto estivo offre l’autentica “limonata a cosce aperte”. Ciro infatti sognava di portare a New York le emozioni che l’acquafrescaia Carolina Guerra mesce a Napoli. Oggi turisti e newyorkesi fanno la fila per quel defaticante succo che frizza e spumeggia grazie a un pizzico di bicarbonato.

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Ci sono le pizze classiche, quelle che non moriranno mai, e le pizze creative. Per esempio con la tartare di filetto mignon al tartufo bianco o nero, alla zucca per Halloween o la Nerano con ventresca dell’Armatore, che costa 45 dollari. “E allora è il cameriere che deve saper raccontare la qualità della materia prima. Usiamo un olio siciliano straordinario, come il pomodoro Dop. Ma il newyorkese ormai viaggia e conosce la vera cucina italiana. New York è la capitale del mondo e la pizza è come un primo: può accogliere di tutto, se si compiono le giuste riflessioni”.

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Ciro e Austria non ci sarebbero riusciti, se non avessero fatto famiglia con dipendenti, che ormai sono fratelli. Ce ne sono di italiani, ma anche di asiatici, latini e il più bravo è nepalese.  “Solo così andiamo lontano”, giurano. La storia infatti non è ancora finita. “Questo nome è un franchising: il nostro prossimo sogno è tornare in Europa. Anche in Italia, perché no. Da noi il palato è diverso, ogni tanto mi mancano i miei clienti italiani".

Il sito web di Song' E Napule

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