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Victoire Gouloubi: lascia l'Africa per l'Italia e diventa chef privata. La sua storia

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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copertina victoire gouloubi

Una bella rivincita, quella di Victoire Gouloubi, partita dal suo paese in guerra per costruirsi una nuova vita e una carriera di successo. Oggi è chef affermata, ma non dimentica le difficoltà degli esordi.

La storia

Quella di Victoire Gouloubi è una storia di determinazione, di audacia, di studio e di riscatto. Victoire, nata a Brazzaville, in Congo, infatti è la prima Executive Chef donna di colore in Italia. E’ il 2001 quando arriva nel nostro Paese per raggiungere lo zio prete e iscriversi a Giurisprudenza, perché, a differenza di quanto si possa pensare, Victoire non proviene da una famiglia povera, ma sua madre ha due lauree e il padre era un gran lavoratore. Scappata dalla guerra e volenterosa di apprendere (parla ben 4 lingue), una volta giunta nel Belpaese, chef Gouloubi, grazie alle parole dello zio, stravolge i suoi piani.

Victoire Gouloubi4
 

 “Mi disse una frase che non ho mai dimenticato: “Anche se prendi tutte le lauree possibili, nessuno ti assumerà né ti darà quel che ti spetta. Meglio se ti scegli un mestiere, ti costruisci una professione che ti consenta di lavorare in ogni angolo del mondo senza dover chiedere favori". Era il 2002 e arrivò l’idea: stare in cucina. Quando scelsi di frequentare la scuola alberghiera per i miei genitori e le mie zie paterne fu una specie di tradimento, per loro quel cambio di rotta era il primo passo per fare “la domestica dei bianchi". Vedevano la mia decisione come un passo indietro, un ritorno alla schiavitù. Invece... Con il tempo si sono dovuti ricredere: noi siamo i medici del gusto, salviamo l’umore delle persone. La mia scalata è cominciata da lì", racconta piena di entusiasmo a” Il Giorno”.

Victoire Gouloubi piatto
 

La titubanza dei genitori, tuttavia, non è stata la sfida più grande che Victoire si è trovata ad affrontare, ma il più grande ostacolo è stato il pregiudizio razziale e sessista con cui ha dovuto fare i conti. Dopo un’estate a Cortina, quindi, si trasferisce a Milano per addentrarsi nel mondo dell’haute cuisine, intraprendendo un percorso tutto tranne che in discesa: “Ero in stage in brigata, si entrava alle 9.30 nel ristorante per la preparazione della linea, poi al pomeriggio dalle 17 pausa e poi si tornava per mangiare. La cena per la brigata veniva cucinata a rotazione. Ebbene, a volte quando era il mio turno ho visto molti colleghi non toccare cibo. Altri esempi? Ristorante di alto livello, tavolata di uomini d’affari, applausi alla brigata. A fine cena chiedono di conoscere lo chef. Esco io, gelo in sala. Quando sento episodi di razzismo di colleghi, non mi stupisco: l’ho vissuto sulla mia pelle. Il razzismo. Il sessismo. Ho spesso pensato: “Mollo, vado in Francia dove almeno conosco la lingua". Molti neri rinunciano, vanno dove ci sono più simili, dove possono trovare aiuto. Ho deciso di non farlo, di non cedere. Qui per me è stata una battaglia, un brancolare nel buio ogni giorno".

La Chef Victoire Gouloubi
 

Così, grazie alla passione e alla tenacia, chef Gouloubi è arrivata a lavorare e guadagnarsi la stima di grandi chef come Claudio Sadler e Fabrizio Ferrari per diventare, poi, prima sous chef donna in Italia, all’Hotel Principe di Savoia a Milano, e, successivamente, Chef Executive allo Sheraton. Nel 2014 Victoire decide di inaugurare il suo locale, ma dopo poco è costretta a chiudere per problemi finanziari:Fare l’imprenditrice e nello stesso tempo essere chef è complesso. Il problema non era avere il locale pieno, i clienti non mancavano, ma sono stata ingenua. Mi sono trovata a ereditare i debiti della gestione precedente”, racconta al Corriere della Sera.

Victoire Gouloubi piatto3
 

Oggi Victoire, mamma di due figli, è l’unica private international chef italiana che, con la sua brigata di una ventina di persone, gira il mondo per far degustare una cucina che abbraccia la “Sua Africa” e incontra l’italia. Ora, con il suo successo e con i suoi riconoscimenti Victoire promuove e fa scoprire la cucina africana; i sapori e il potenziale di una cucina che, purtroppo, è quasi sempre tramandata solo oralmente e vuole, ancor più, lanciare un chiaro messaggio: i sacrifici sono inevitabili, ma con il duro lavoro e circondandosi delle persone giuste si possono realizzare i propri sogni.

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