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LucAle: storia di 2 chef italiani che hanno sfondato a Hong Kong con la pasta

di:
Redazione
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copertina trattoria lucale

Una trattoria aperta durante il Covid-19, dove i piatti tipici italiani hanno conquistato il pubblico di Hong Kong rendendo famosi gli chef-proprietari. Oggi LucAle è un’attività di successo, capace di evolvere senza rinunciare alla propria unicità.

La storia

Nel 2020 due chef italiani hanno aperto una trattoria a Hong Kong dove proporre piatti tipici ben eseguiti, arricchendo con le tradizioni italiane il panorama culinario della nota città cinese. Si chiamano Alessandro Angelini e Luca De Berardinis, hanno intrapreso il loro progetto quando era appena iniziata la pandemia ed ora il locale, a tre anni di distanza dall’inaugurazione, è diventato un riferimento per gli abitanti, incuriositi dai piatti di pasta fresca e i secondi goderecci in menu.

@Xiaomei Chen



L’insegna si chiama LucAle, a fondere i due nomi in uno slogan accattivante, e adesso i due cuochi sono i soli soci dell’attività situata nel quartiere Sai Ying Pun di Hong Kong. Il primo anno è andato piuttosto bene, seppur con le regole stringenti del Covid», dice Angelini. L’anno scorso, con molte persone che hanno lasciato Hong Kong, il flusso di clienti è diminuito un po’, ma l’attività è sempre rimasta in piedi. Ci sentiamo fortunati. Quindi, volevamo rinfrescare un po’ l’atmosfera e abbiamo introdotto dei cambiamenti ora che la pandemia è finita, rimanendo di fatto gli unici proprietari”.



Gli chef italiani vivono in Cina da molto tempo, e quando molti lasciavano il paese loro hanno scelto di restare. Bel colpo, perché la trattoria ha saputo reinventarsi, puntando sempre sulla qualità. La pasta, infatti, è fatta in casa e molti degli ingredienti vengono importati dall’Italia. I cavalli di battaglia? Parmigiana di cipolle rosse con burrata e olio al basilico e Tagliolini al tartufo, ma anche piatti più “raffinati” come la Guancia di manzo Wagyu cotta a fuoco lento per ventiquattro ore.


Dopo molti anni trascorsi qui, entrambi volevamo fare qualcosa per noi stessi che ci consentisse anche di rinsaldare il legame con la comunità locale” aggiunge De Berardinis, in Cina da un decennio e precedentemente attivo presso l’Hotel Conrad. Angelini, invece, è arrivato 17 anni fa e ha lavorato per lo Shangri-La Hotel Group. “La sfida era vedere se potevamo sopravvivere senza una grande azienda che ci supportasse. Si tratta di avere un po’ più di libertà, mantenere il controllo sugli aspetti cruciali come l’amministrazione spese e non sentirti dire cosa devi fare e cosa non fare. Alcuni gruppi più grandi ci hanno corteggiato per unirci a loro, ma al momento la priorità è gestire il locale da soli, senza altri partner".


Con la ristrutturazione, l’insegna di Sai Ying Pun è più ariosa e allegra. I due chef vogliono che l'arredamento sia luminoso come i loro nuovi piatti mediterranei. “E come il nostro futuro: ce lo auguriamo”.

Fonte: scmp.com

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