Chef

Chef sugli yacht: “Fra turni di 18 ore e spazi ristretti, è un lavoro estremo”

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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copertina melanie white

In molti lo considerano un lavoro da sogno, ma Melanie White ha deciso di svelarne i retroscena: “Gli chef sugli yatch affrontano turni estenuanti in spazi esigui, senza scorte e con troppe richieste da parte di proprietari incontentabili”.

La storia

Melanie White aveva poco più di vent’anni, un curriculum scolastico di tutto rispetto, un lavoro come redattrice editoriale a Cambridge e un fidanzato. Sulla carta una vita da sogno. Ma, come diceva Einstein, “la monotonia di una vita tranquilla stimola la mente a creare”. Così quando George, il suo ragazzo, che lavorava come skipper per un costruttore di barche di lusso, le propose di imbarcarsi per lavorare come chef, andare per mare le sembrò la soluzione perfetta per donare un po’ di brio alla sua vita.


A bordo di superyacht Melanie inizia a elaborare raffinati menu per alcune delle persone più ricche del pianeta, mentre impara a stare in barca, a navigare e ad adattarsi a una vita del tutto innaturale, in gran parte confinata in una cambusa o stipata in un letto a castello.  Ben presto Mel, infatti, scopre che questo “lavoro da sogno" non vuol dire solo cucinare, ma molto di più.


Spesso, nell’immaginario comune, le persone credono che l’equipaggio, quando gli ospiti scendono a terra, stia seduto a tracannare caviale. Non è assolutamente così. Si devono pulire e riordinare le cabine, lucidare la barca, passare l'aspirapolvere, preparare il pasto successivo, apparecchiare la tavola, controllare la rotta meteo, contattare la guardia costiera per informarla dei movimenti, sistemare l'attrezzatura in coperta e -quando si riesce- trovare il tempo per mangiare e bere”, racconta Mel.


Non sono stati, però, tanto il duro lavoro e la vita “isolata” a destabilizzare Mel, quanto più lo scoprire come all’interno dell’equipaggio spesso vi sia tolleranza verso gli atti di bullismo e persino le molestie. Dopo poco Melanie si accorge di aver messo a rischio sua salute mentale.  Così, quello che era nato come un diario di viaggio di una giovane ragazza pronta ad esplorare il mondo, improvvisamente si trasforma in un processo catartico per superare quello che stava vivendo. Raggiunte le 34.000 parole, Melanie intuisce di avere le basi per un libro. "Ho iniziato a scriverlo per me stessa e, prima che me ne rendessi conto, lo stavo effettivamente scrivendo per ogni persona che sentiva di non potersi alzare dal letto la mattina. Stavo attraversando quella fase nella mia vita e volevo condividerla".


Lo scorso 10 ottobre, Giornata mondiale della salute mentale, Melanie ha pubblicato Behind Ocean Lines: The Invisible Price of Accommodating Luxury, un libro rivelatore in cui racconta del periodo trascorso in mare lavorando 18 ore al giorno, 11 mesi all’anno. Nelle sue pagine Melanie si paragona ad una fatina magica pronta a soddisfare magicamente e invisibilmente ogni desiderio dei suoi ospiti. "Alcuni ospiti semplicemente non si rendevano conto che non disponevamo di risorse infinite a bordo. Ho affrontato il freddo dell’Oceano Artico, le tempeste e il mal di mare, rimanendo lì a cucinare e cercare pasti elaborati in una cucina che posso definire essenzialmente una trappola esplosiva", ha confidato Melanie ad Insider. Non tutto è negativo nel racconto di Mel, ma quella vita non era più sostenibile.


Ora la White è “tornata a terra” ed è impegnata a migliorare la vita lavorativa di chi lavora nello yachting. Ha co-fondato Seas the Mind, un'organizzazione di formazione di pronto soccorso per la salute mentale per chi lavora in mare, ed è diventata consulente politica presso la Camera di Spedizione. Rivestendo questo ruolo è stata in grado di implementare le linee guida sulla salute mentale per le compagnie di navigazione e fare pressione sul governo britannico affinché fornisca maggiore sostegno e finanziamenti ai marittimi.


Nel Regno Unito, infatti, si stima che le morti per sucidio in mare siano di sei volte superiori rispetto a quelle a terra.  “Sia a terra che in mare, un suicidio è uno di troppo. Spero che questo libro apra gli occhi alla gente su coloro che sono nascosti in mare e dia speranza a coloro che sentono di “vivere mentalmente sull'acqua". Possiamo combattere lo stigma della salute mentale solamente parlando e condividendo le nostre storie", confida la White.

Fonte: businessinsider.com

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Foto: @Melanie White

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