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Trento Doc: quali bottiglie stappare a Natale? Le migliori bollicine di montagna per il cenone

di:
Redazione
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L'evento

Le chiamano bollicine di montagna. Non sono le uniche, eppure a chiamarle così non si può sbagliare. Le 54 cantine associate della Doc Trento sono spumanti le cui uve vengono coltivate fino a 900 metri di altitudine. Ora che una buona fetta di viticoltura soffre per via dell’innalzamento delle temperature, la zona del Trento Doc è ancora di più un’enclave protetta per ottimi metodi classici.


Qualche giorno fa, in un locale di Milano che ha il mare come coinquilino, la montagna è scesa a farsi conoscere, scaricando una valanga di bollicine. Da Frangente abbiamo potuto fare picking senza regole nel luna park del Trento Doc, al completo. Mentre ci godevamo un anticipo del Natale con il menù dello chef Federico Sisti, è come se avessimo fatto le prove generali sulla scelta della bolla per il cenone.


Per partire siamo un poco indecisi tra Entyssa Extra Brut Cuvée N°6 e Villa Corniole Salisa Zero. Quale si allea meglio con il cotechino e fagioli dello chef? Entyssa è la sesta annata di quattro amici che si conoscono fin dalle superiori, all’inizio garagisti del Metodo Classico, evolutisi in produttori mono Cuvée.

Crediti Enthyssa


Il secondo è un non dosato da 40 mesi sui lieviti. Slanciato e verticale, che non esplode in bocca ma che va in allungo con bouquet floreali e mazzi di nocciole tostate. Non abbiamo scelto.

Crediti Villa Corniole


Per la lasagna verde, piatto lanciato durante il lockdown e che ha mandato in visibilio noi reclusi e astinenti gourmet, non abbiamo dubbi. Giulio Larcher 2015 di Tenuta Maso Corno, metodo classico di un giovanissimo viticoltore che ha saputo rendere al meglio i sedimenti rocciosi calcarei dei suoi terreni, donando peso specifico e bocca appagata in convivenza con grande freschezza. La lasagna la regge e la fa pure scivolare meglio. Ringraziamo Maurizio Filippi, sommelier presente all’evento per averci suggerito questa nuova realtà trentina.

Crediti Maso Corno


Se è anticipo del Natale, la consistenza non può mancare nemmeno nei secondi: la guancia di vitello è presenza scenica su purea di patate, eppure si taglia quasi con il pensiero. L’affondo della forchetta non ha nemmeno bisogno di spinta, basta il peso stesso del metallo. Insomma, si mangia di inerzia da quanto è buona. Per questo brandello di piacere, abbiamo scelto un blanc de noir che per noi svernicia anche diversi champagne: Abate Nero, Domini Nero 2013. Giallo intenso, dorato. Affusolato ma pieno, susinoso eppure fa lo struscio con gli agrumi. Una bevuta satisfaction, che anche la guancia ringrazia. Detto tra noi questo è un vino che può accompagnare solo, nel senso che a tutto pasto sono solo applausi.

Crediti Abate Nero


A Natale manca ancora parecchio, eppure noi abbiamo brindato come già lo fosse. I metodi classici Trento Doc fanno accendere l’atmosfera delle feste, è come un automatismo. E tutte le cantine si sono riunite anche sotto l’app TrentoDoc per raccontare come possono accogliervi durante il periodo natalizio e anche in tutto il resto dell’anno.

Wine Reporter

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