A Roma c’è un ristorante che ti fa sentire a Ibiza anche se sei in città: unico nella Capitale, Casa Loca e il suo menu

Cucina spagnola d’autore senza muoversi da Roma: è il format di CasaLoca, il locale che mancava nella Capitale. Qui Riccardo Di Giacinto e Ramona Anello hanno imbastito un menu dove la maggior parte dei prodotti arrivano direttamente dalla Spagna, con tanta tecnica al servizio della componente ludica.

LA STORIA

“Ci siamo innamorati di questo locale a prima vista, poi il venir meno di altri progetti a cui eravamo legati ci ha spinti a rilevarlo, con l’intenzione di creare qualcosa che ci somigliasse e che raccontasse qualcosa di noi”, racconta Ramona Anello. Nasce così nel giugno 2023 CasaLoca - Comida Contagiosa, l’ultimo progetto di Riccardo Di Giacinto, sua moglie Ramona Anello e Luca Colapietro, amico e socio.

Riccardo Di Giacinto, classe 1976, nasce a Monterotondo, in provincia di Roma, ma vanta origini abruzzesi. Muove i primi passi in cucina a 14 anni, poi seguono esperienze rilevanti con chef del calibro di Ferran Adrià e Marco Pierre White: quattro anni in Inghilterra, quattro in Spagna e uno in Cina, finché nel 2007 apre con Ramona il ristorante All’Oro, oggi situato all’interno dell’hotel cinque stelle The H’All Tailor Suite e dal 2010 insignito della stella Michelin. Il nuovo locale nasce con l’intento di portare nella Capitale l’atmosfera, il calore e i sapori dell’isola spagnola, ma anche i colori, lo stile e gli arredamenti.

“A febbraio dello scorso anno Luca e Riccardo sono andati a Ibiza con un furgone e hanno riportato molti degli arredi presenti. Anche le stampe sono originali dell’isola, così come le varie suppellettili: ogni dettaglio è il risultato di un’attenta ricerca, non c’è nulla di commerciale. Ancora oggi, appena troviamo qualche oggetto che si adatta allo stile lo compriamo, proprio come faremmo a casa nostra, sperando che la sentiate anche un po’ vostra” prosegue Ramona. Un luogo magico e spensierato quindi, dove sentirsi coccolati lasciandosi alle spalle il caos cittadino, ma allo stesso tempo bizzarro e imprevedibile, proprio come la “Isla Blanca”, secondo la visione di Riccardo e Ramona.

Una passione, quella per Ibiza, che ha radici lontane, quando entrambi la frequentavano senza ancora conoscersi, lei per piacere e lui per lavoro e dove oggi si recano ogni volta che possono per ricaricarsi e respirare quell’aria di cui non riescono a fare a meno troppo a lungo e che li ha spinti a chiamare la loro bambina Eivissa, ossia Ibiza in catalano: “Non è semplice da spiegare, ma quei luoghi hanno qualcosa di magnetico e lo si avverte dal momento in cui si scende dall’aereo, c’è un’energia contagiosa che ci ha conquistati fin dal primo giorno” commenta Riccardo.

Proprio quell’energia e quel calore si percepiscono nitidamente non appena varcata la soglia del ristorante: un po’ come sentirsi in vacanza in un luogo che non è solo piacevole e godibile, ma soprattutto coerente in ogni aspetto: “Spero che il prossimo passo sarà proprio quello di trasferirci a Ibiza, ma nel frattempo ne abbiamo creato un angolo a Corso Francia” chiosa Ramona.

IL RISTORANTE

Non c’è nulla di posticcio, tutto è esattamente dove e come deve essere per ricreare suggestioni spagnoleggianti, a partire dalla piccola casa bianca che ospita il ristorante e che ricorda la struttura di una finca ibizenca, poi il tanto legno di sedie e tavoli, il verde delle piante, fino alla proposta gastronomica: “Non abbiamo avuto bisogno di un architetto, avevo tutto in mente, così tutto ciò che non abbiamo portato da Ibiza, l’ho realizzato io a mano” racconta orgoglioso Riccardo Di Giacinto. L’ambiente è diviso in 3 sale, che non a caso si chiamano Formentera, Ibiza e Benirrás (una famosa spiaggia) e può ospitare fino a 130 coperti su un’unica seduta in inverno, che diventano 180 in estate sfruttando lo spazio esterno.

La cucina è quella della tradizione spagnola e catalana, senza particolari voli pindarici, ma realizzata con materie prime di altissimo livello e con attrezzature all’avanguardia, senza mai perdere di vista quella componente giocosa tipica dello stile di Riccardo Di Giacinto, che si adatta perfettamente al contesto: “Non siamo disposti ad accettare compromessi sulla qualità dei prodotti, così cerchiamo di proporre il meglio, a partire dall’olio extravergine di oliva che compriamo in zona e che è fondamentale per questo genere di cucina” afferma lo chef.

La maggior parte dei prodotti arrivano direttamente dalla Spagna, come gli introvabili Pimientos de Padrón, una varietà di peperoni che ricordano i nostri friggitelli: “Molti ristoranti spagnoli sono rimasti ancorati agli stereotipi delle nacchere e della corrida, volevamo proporre qualcosa di moderno, contemporaneo, che celebrasse la convivialità tipica della cultura iberica, fondata sulla condivisione e sulla piacevolezza dello stare a tavola, senza schemi, né vincoli” continua. Il risultato è una cucina divertente, sfiziosa, golosa, conviviale e molto ben eseguita, che convince anche gli stessi spagnoli e che punta a contenere lo scontrino medio, ma senza voler essere economica, attestandosi in media intorno ai 50 euro bevande escluse.

I PIATTI

Nessuna sorpresa o rivisitazione di piatti tradizionali, bensì tanta tecnica al servizio di una cucina di prodotto, che parla in primis alla pancia e che risulta esaltata da quella componente ludica cui si accennava precedentemente. Si inizia con qualche stuzzichino “Para Picar”, come l’immancabile “Pan de Cristal Tomate”, pane con pomodoro grattato, olio e sale, i famosi “Pimientos de Padrón” cotti alla brace con sale di Ibiza e le golose “Croquetas de Patanegra” servite su un singolare maialino in acciaio.

Siccome non esiste pasto spagnolo che non preveda del prosciutto, si prosegue con l’ottima “Tabla de Patanegra Iberico”, quindi “Gambas rojas crudas, salmoriglio e chipotle”, piatto freschissimo a base di crostacei crudi, ricco di colori e sapori e con le sfiziose “Capesante al fuego”, cotte alla brace e condite con lime e pico de gallo, una salsa piccante a base di pomodorini, cipolla, coriandolo e peperoncini verdi.

Sorprende la “Tartar caliente”, ossia tartare di Fassona condita con maionese affumicata, adagiata su midollo cotto alla brace e presentata su un piccolo braciere, mentre il “Bikini di Patanegra e bufala” ricorda il nostro toast e crea immediatamente dipendenza.

Non ci si può tuttavia alzare da tavola senza aver provato la “Paella”, per l’occasione mista, con pollo, chorizo, seppie, gamberi, frutti di mare, calamari e verdure, o qualche taglio di carne cotto sulla brace, come ad esempio il “Segreto di Patanegra Iberico”, saporito e succulento, oppure l’”Entrana de Wagyu Iberico”, dal gusto più elegante e raffinato, ma parimenti interessante. Piacevoli anche i dolci, su tutti la “Torta de queso”, una torta al formaggio con confettura di mele cotogne e panna.

La carta dei vini accompagna adeguatamente la proposta gastronomica risultando anch’essa molto centrata, prevede sia etichette blasonate che non, perlopiù provenienti dalla Spagna, compresa una sezione dedicata ai vini naturali e a piccole produzioni artigiane. C’è poi un’attenta selezione di champagne e una piccola lista di cocktail della casa che si affianca a quelli classici, per non parlare dell’interessante sezione dedicata ai Gin Tonic, realizzati esclusivamente con distillati spagnoli. A completare l’esperienza una sala spigliata, dinamica e informale, gestita in perfetto stile isolano da Luca Colapietro.